DONNA TRA FRAGILITA’ E FORZA
Parlare di fragilità della donna vuol dire anche parlare del dolore e della forza sia fisica che psichica.
La sofferenza condiziona le nostre aspettative future, i nostri progetti, cosi come riduce la nostra capacità di reazione e in situazioni estreme è talmente dominante da opprimere i nostri cuori e soffocarci.
Quando si è vittima di una esperienza di sopraffazione inaspettata ed imprevedibile come: malattie, incidenti stradali, abusi sessuali o disastri naturali, la persona perde molte delle funzioni della “vita psichica” come il senso di identità, della temporalità, della possibilità di dare significato all’evento, che in tal modo, si pone come evento non solo doloroso ma anche traumatico.
Come accettiamo il dolore? Il dolore si piange, si esprime, si attraversa, al fine di elaborarlo ed integrarlo, dando un senso a quanto accaduto.
Ciò significa accrescere la consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti fisici e psichici che, riconosciuti, possono diventare dei punti di forza per entrare in relazione con se stessi e con l’ambiente. Non dobbiamo mai dimenticare che l’essere umano non è un essere isolato e quindi ogni funzione, inclusi sentimenti e pensieri, si svolgono in relazione all’ambiente. Come tale la sofferenza non appartiene solo alla persona o all’ambiente, ma ad entrambi.
Proprio dalla relazione, dal contatto sano e nutriente con l’altro, è possibile trovare la forza di reagire, la vitalità e l’energia psicofisica per sentirsi ancora protagonisti della propria vita.
La mia esperienza lavorativa in qualità di Psicoterapeuta /Psicooncologa mi permette di rilevare ogni giorno la fragilità e la forza della donna nell’affrontare, per esempio, la malattia oncologica.
L’essere umano che si ammala di cancro vive uno stato di “spaesamento” (dal tedesco Unheimlich), poiché colpito dallo spavento, dal sospetto, dall’inquietudine, dall’ignoto, da qualcosa di non familiare che pertanto suscita a livello inconscio fantasie e immagini piene di paura.
La possibilità di uno spazio di espressione ed elaborazione di paure, sensazioni ed emozioni permette gradualmente alla persona di saper gestire le proprie emozioni con tutti i suoi colori, senza averne paura, perché vissute. Proprio questo è cio che dà la forza ad affrontare la vita e con essa i dolori, le perdite i cambiamenti corporei, in un continuo processo di adattamento creativo.
A fronte di ciò espongo una recente esperienza del Corso di Yoga attivato dallo IOM -Ascoli Piceno -Onlus (Associazione Oncologica che opera ad Ascoli Piceno), nel quale sono Responsabile del Servizio di Psicooncologia .
Il Corso, attivato per donne con pregressa patologia oncologica ancora in trattamento terapeutico oppure appena terminato, aveva lo scopo di valutare se lo yoga, può contribuire al benessere psicofisico della donna, dopo aver affrontato interventi e/o trattamenti terapeutici oncologici con conseguenti alterazioni del corpo e della propria immagine corporea, nonchè un disagio psico-emotivo-socio-relazionale che va a modificare in modo più o meno marcato la Qualità di Vita dell’essere umano.
Il progetto, oltre alla collaborazione, fin dall’inizio, tra me e l’insegnante di Yoga per individuare il livello di base del gruppo e proporre conseguentemente un programma adatto, ha incluso incontri mensili con la nutrizionista per dare informazioni sull’alimentazione e incontri mensili con me nella figura di psicooncologa, al fine di una elaborazione dei vissuti, delle emozioni, dei pensieri e dei dubbi che emergevano durante gli incontri settimanali di Yoga.
I risultati ottenuti hanno evidenziato che il Corso di Yoga ha permesso al gruppo di fare un “viaggio” di maggior conoscenza di sé e del proprio corpo, acquisendo la consapevolezza dei propri tempi e ritmi nei movimenti, rispettando, prima di tutto, se stessi.
Gradualmente, attraverso gli esercizi, le donne hanno scoperto con sorpresa e meraviglia che il proprio corpo rispondeva, era vivo e potevano fidarsi di se stesse.
Ciò ha provocato un conseguente cambiamento della percezione di sé, una migliore e più adeguata padronanza del proprio corpo con i suoi limiti e risorse, e conseguentemente un netto miglioramento dello stato psicofisico percepito, prima di tutto, attraverso la respirazione.
Di fatto il respiro è collegato all’energia e vitalità del corpo, al sostegno nelle nostre esperienze di vita e come tale, acquisire o ripristinare una buona respirazione, significa riuscire a stare più in contatto con se stessi e accrescere la consapevolezza di Sé.
Come tale lo Yoga, intesa come terapia complementare nel percorso di cura della malattia oncologica, può contribuire a migliorare lo stato psicofisico della donna, poichè permette di sperimentare l’integrazione tra psiche e soma, fondamentale per il benessere individuale.
Concludo dicendo che, la fragilità si pone in un rapporto diadico con la forza, facciamo esperienza della fragilità perché abbiamo conosciuto e sperimentato la forza.
Quando la vita ci mette a dura prova, è proprio lì che si vede la forza della donna, della sua volontà di reagire, di chiedere aiuto e sostegno all’ambiente per scoprire o riscoprire strumenti e risorse interne ed esterne, ampliare la conoscenza di se stesse in un continuo divenire, diventare consapevoli della propria forza, energia e vitalità che si esplica anche attraverso il corpo.
Dr.ssa Sabrina Marini Psicologa – Psicoterapeuta – Psicooncologa Responsabile del Servizio di Psicooncologia presso l’Associazione IOM Ascoli Piceno – Onlus