ABBAZIA DI CHIARAVALLE
La mistica ed affascinante Abbazia visto con gli occhi di tre amici che da qualche anno vanno alla riscoperta di luoghi magici e poco conosciuti di Milano e dintorni
Da quando siamo in pensione, quasi tutti i giovedì, io, Max e Paolo grandi amici di vecchia data, ci ritroviamo per andare alla scoperta e riscoperta della città: angoli caratteristici, monumenti, chiese, palazzi, musei. Noi li chiamiamo “i giovedì culturali”.
Giovedi’ 3 novembre la nostra destinazione era l’abbazia di Chiaravalle facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici: linea 3 della metropolitana fino alla fermata Brenta poi si va in viale Bacchiglione e si prende l’autobus numero 77 che si ferma proprio davanti all’abbazia.
Siamo arrivati a destinazione intorno alle undici. La nebbia presente in maniera consistente all’inizio della mattinata si era completamente dissolta e splendeva il sole. Confesso che sono rimasta un tantino delusa perché mi sarebbe piaciuto vedere l’abbazia circondata da un velo di nebbia. Sono convinta che l’avrebbe resa ancora più affascinante.
L’abbazia di Chiaravalle e’ un complesso monastico cistercense fondata nel dodicesimo secolo da Bernardo di Chiaravalle. Fu fondata in un’area paludosa e incolta a pochi chilometri a sud di Milano. I monaci bonificarono l’area e l’abbazia diventò il cuore del borgo attorno al quale ruotava la vita del villaggio.
Nel 1221 il vescovo di Milano Enrico Settala consacrò la chiesa ultimata. Tra il 1500 e il 1700 importanti artisti come Bernardino Luini e il fratelli Fiammenghini contribuirono alle decorazioni interne. La comunita’ monastica fu soppressa nel 1798 dalla Repubblica Cisalpina e il complesso andò in rovina.
Solo alla fine del 1800 cominciarono le attività di recupero del monastero. Il primo marzo 1952 per iniziativa del cardinale Schuster una comunità di monaci fece ritorno nell’abbazia.
Attualmente i monaci sono in tutto una quindicina.
Il chiostro trecentesco con le sue 130 colonnine in marmo rosa che ai lati del portico si annodano come fossero serpenti e’ reso ancora più suggestivo dagli effetti della luce sul cotto. Quando c’è il sole naturalmente.
Cosa dire poi della torre dell’abbazia che viene chiamata in dialetto milanese “Ciribiciaccola” che lascia incantati per la sua bellezza.
C’e’ una filastrocca in dialetto molto carina che parla appunto della ciribiciaccola e dei suoi ciribiciaccolit e fa riferimento, probabilmente, alla cicogna che una volta nidificava sulla torre e ai suoi cicognini.
Prima di lasciare Chiaravalle è d’obbligo una tappa nel negozio dei monaci, dove oltre agli oggetti sacri, si possono trovare dai saponi ai mieli, dagli unguenti alle creme di bellezza, dalle tisane alle confetture e liquori alla frutta e tante altre cose prodotti dai monaci stessi e da quelli di altre abbazie.
Ve la consigliamo è sempre un’emozione!
Una cosa da ricordare che le fotografie sono di Massimo Baraldi!