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Milano più sociale. Periodico di informazione online

MILANO L’E’ SEMPER ON GRAN MILAN?

Ultimamente mi capita di aggirarmi in vie conosciute negli anni. Fin da piccola con la mia amica Daniela amavo conoscere le strade del vecchio centro della mia Milano, scoprendo meraviglie inaspettate. I cortili  delle case che si affacciavano sul naviglio sono rimasti intatti. Ho fatto in tempo a vedere la copertura del “El tombon de San Marc” . I miei ricordi da bambina sono soprattutto legati all’Isola, quartiere così chiamato perché vi si rifugiavano ladri e malviventi essendo sorto al di la’ della ferrovia. In realtà oggi è un quartiere Inn con un sacco di locali dove la “Movida Milano” è spesso presente.

Ricordo le passeggiate alla scoperta della storia della nostra città ed oggi quando mi capita di guardarla non la riconosco. Ai vecchi negozi del centro, sicurezza per tante persone  che si recavano appositamente per acquistare quel dato articolo, ci sono vetrine scintillanti di vari generi. Ricordo che i fazzoletti rigorosamente ricamati si acquistavano in un piccolo negozio in Galleria Vittorio Emanuele mentre in piazza Fontana  si comperavano le stoffe da Ghidoli. Oggi tutto è cambiato tranne la Rinascente che era la meta, anche allora, di molti, soprattutto nel periodo natalizio.

Oggi quando mi ritrovo in certe zone non le riconosco, tutto si è modificato lasciando posto al nuovo che non sempre appare armonioso con il resto. Ma i contrasti in questa nostra epoca piacciono e Milano ne è un esempio.

A volte mi chiedo il perché di questa nostalgia dove non c’era ricchezza, la vita era semplice e dove bastava avere un gessetto per divertirsi sul marciapiede davanti a casa. Ci si ritrovava, da adolescenti, nelle diverse case a ballare, veramente eravamo sempre a casa di Massimo, ascoltavamo la musica e chiacchieravamo, oppure passavamo il sabato pomeriggio alla  bellissima Biblioteca Sormani a leggere pezzi di letteratura legati soprattutto al 1300 magistralmente scritti da Sapegno. Era anche il periodo dei comitati, della contestazione, della speranza di sovvertire le ingiustizie a favore di un mondo più equo.

Oggi siamo nell’epoca del “tanto” tanto, troppo di tutto, con un bisogno vorticoso di consumare tutto e subito, per poi eliminare e ripartire con nuovi oggetti, emozioni e sensazioni. E’ come se il consumo mettesse a freno l’ansia di vivere, senza riuscire a fermarsi a ricordare ad assaporare la storia nostra e anche del luogo in cui viviamo.

Come la casa, i muri non sono solo ciò che avvolge il luogo in cui dormiamo, la casa vive con la sua storia ed è immersa  in un quartiere che a sua volta è all’interno di una città con un grande passato. I muri parlano ci raccontano sopravvivono a noi e il passato insegna, ci permette di vedere gli errori nella speranza di riuscire a non ricaderci, in questo ciclo continuo che è la vita.

Cammino, guardo i grattacieli la gente frettolosa che passa, con un viso abbastanza cupo, altri che parlano da soli, altri agli angoli che vendono con le loro cassette accendini per sopravvivere e mi sento a volte angosciata: nessun sorriso, tutti con le cuffiette o i cellulari o grandi pensieri.

Questa forbice che si sta allargando non fa onore a Milano che non sembra più avere come sua tradizione “ el còr in man”.

Ganzetti Raffaella

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