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Le Fratture negli Anziani

| ANTONIO CRESCIMANNO |

Una nuova branca all’interno della rubrica “Medicine a Confronto”che si occupa delle diverse disavventure a cui il nostro corpo è soggetto, spiegate da un esperto fisioterapista che cercherà di unire alle informazioni, suggerimenti per meglio affrontare e risolvere le diverse problematiche. Potete scriverci e formulare domande e dubbi che vi saranno chiariti da Antonio Crescimanno.

Prima di iniziare a esporre l’argomento, diamo una veloce definizione del concetto di frattura.

La frattura, è una soluzione di continuità di un osso in seguito a sollecitazioni meccaniche [traumi]. Ci sono diversi tipi di fratture, ma per brevità di esposizione, diciamo che le più importanti sono due: fratture composte e fratture scomposte. In quelle composte i due monconi ossei rimangono nella loro posizione e quindi si parla di lesioni, nelle scomposte si verificano spostamenti e nella maggior parte dei casi, si risolvono con l’intervento chirurgico e solo successivamente avviene la formazione del callo osseo che unisce i monconi e li salda.

Fatta questa breve premessa,vediamo le conseguenze di una frattura per gli anziani.

Diciamo che la maggior parte delle fratture negli anziani riguarda gli arti inferiori e in particolare il cosiddetto “collo del femore”. Una delle cause principali di questo tipo di frattura, è sicuramente l’ osteoporosi, patologia che interessa soprattutto le donne con l’avvento della menopausa, che diminuisce la massa ossea e la rende fragile per la perdita dei minerali che compongono l’osso.

Cerchiamo di capire perché si frattura il collo del femore: di solito avviene perché l’anziano a seguito di una caduta laterale, va a caricare con il suo peso, l’arto proprio nella zona del collo che è molto sottile e ristretta rispetto alla testa del femore. Le conseguenze di questo tipo di frattura portano impotenza funzionale dell’arto e quindi necessità di un intervento chirurgico.

Non ci soffermeremo su i tipi di interventi effettuati diciamo solo che vengono fatti con osteosintesi [chiodi placche] e con protesi totali [endoprotesi] adoperate soprattutto in soggetti con più di 70 anni.

Adesso dopo questa breve esposizione, parliamo della riabilitazione dell’anziano che è la parte più importante. Osserviamo il caso di un paziente appena operato con endoprotesi totale, già un paio di giorni dopo l’intervento viene messo in piedi, lo si fa camminare con un girello e se non ci sono complicanze, nel giro di due settimane, può caricare completamente l’arto.

La riabilitazione vera e propria, si divide in due parti principali:il trattamento a letto nei primi giorni di degenza, con il posizionamento adeguato a letto per evitare le piaghe da decubito, la ginnastica respiratoria, il linfodrenaggio dell’arto fratturato  e la mobilizzazione di quello sano.

La seconda parte,riguarda il trattamento in scarico con esercizi di rinforzo muscolare del quadricipite [muscolo della coscia], la mobilizzazione attiva [effettuata dal paziente] nelle varie posizioni, in seguito con passaggi posturali, con il cammino assistito con girello e con bastoni, si arriva al carico definitivo.

Parliamo adesso dei tempi di guarigione.

Normalmente una riabilitazione del collo del femore si conclude positivamente entro due tre mesi ma, a volte, questo risultato non viene raggiunto a causa di problemi che si manifestano come la depressione che ritarda enormemente la guarigione. Il paziente, infatti, non collabora con il riabilitatore, spesso si abbandona a se stesso.Tocca a questo punto al terapista stimolarlo per tornare alla vita normale che il paziente aveva e quindi reinserirlo nel tessuto sociale.

Mi auguro di non avervi annoiato troppo sperando che questa chiacchierata sia stata di vostro gradimento. A presto con nuove situazione da esporre e aspetto le vostre domande.

ANTONIO CRESCIMANNO

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