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Milano più sociale. Periodico di informazione online

Il “pericolo” fascista

Macerata, centro città

Ho sempre considerato Macerata una città tranquilla, non ancora intaccata dalle negatività delle grandi metropoli quindi ho vissuto con incredulità i fatti che l’hanno riguardata nei giorni scorsi.

La violenza disumana ed efferata di un gruppo di nigeriani nei confronti di una povera ragazza fragile è stata oscurata dalla folle sparatoria di un soggetto con evidenti problemi psichici ad alcuni immigrati. Una sparatoria che è stata prontamente cavalcata da una parte politica per organizzare una manifestazione contro un fascismo inesistente. Da qui si evince che ormai l’unica cosa che riesce a tenere insieme le varie anime della sinistra è la lotta ad un movimento morto 70 anni fa, la lotta ad un fantasma.

Invece di aprire finalmente gli occhi e vedere i fiumi di droga che invadono le nostre città. Invece di aprire gli occhi sul fallimento dell’accoglienza degli immigrati senza prospettive reali d’inserimento. Accoglienza proficua solo per le varie cooperative che ci lucrano vergognosamente sopra. Invece di aprire le orecchie e cominciare ad ascoltare il malessere della gente evitando di tacciare come xenofobi e razzisti chi chiede controlli, rispetto delle regole e sicurezza minima per vivere. Invece di aprire le orecchie e ascoltare chi, provato dalla grande crisi economica, è stato lasciato solo. Invece di guardare in faccia i problemi reali del paese, cosa si fa? Una bella manifestazione contro il fascismo.

Una manifestazione in cui i “sinceri democratici” dei centri sociali, quelli che si arrogano il diritto di decidere chi possa parlare nelle piazze oppure no, hanno dato sfogo alla solita violenza e stupidità. Con scritte inneggianti l’operato del compagno Tito e cori offensivi nei confronti degli italiani infoibati, tra l’altro proprio nel giorno della memoria di questo eccidio. Nonché le inevitabili botte nei confronti delle forze dell’ordine. Proprio un alto spettacolo di non violenza e democrazia. Ma i nostri governanti, così solerti ad indignarsi per altri tipi di violenza a volte anche presunta, su questi comportamenti non trovano mai nulla da ridire.

Indicare il fascismo come il “grande nemico” da combattere non è solo un’abitudine degli ultimi tempi. Infatti già Pasolini, scrittore di sinistra, nel lontano 1973 scriveva in una lettera a Moravia:

“Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso  che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso. Spingere le masse a combattere un nemico inesistente mentre il consumismo (e io dico anche il nichilismo) moderno striscia, si insinua e logora la società moribonda”.

Meditiamo gente…………….meditiamo………

Beolchi Daniela

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