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Schiava di Picasso

Troverete diversi articoli riguardanti il tema della “Dipendenza Affettiva”, argomento attuale portato dal nostro giornale all’evento di Bookcity Milano.

SCHIAVA DI PICASSO di  Osvaldo Guerrieri

“Pablo è una macchina di morte. Non è un uomo è una malattia non un amante ma un padrone.  Dopo Picasso soltanto Dio “ Dora Maar

“Un freddo pomeriggio di gennaio, un caffè parigino e una donna seduta a un tavolino.
Le sue mani sono affusolate,  dita agili,   unghia lunghe e smaltate di rosso.
La giovane si sfila i guanti, distende la mano sinistra aperta a ventaglio sul piccolo tavolo e con la destra pugnala lo spazio  intercorrente tra un dito e l’altro, velocemente .  A volte,  il colpo non va a segno e la mano, inevitabilmente inizia a sanguinare.
Qualcuno rimane colpito da mani,  bellezza e sangue :  è Pablo Picasso il quale, le si affianca, fa suo quel guanto macchiato di vermiglio e infine, la invita presso il suo studio”.

Si apre così  il  racconto del critico teatrale Osvaldo Guerrieri relativo alla crudele e violenta passione  sorta tra Dora Marr fotografa francese di origini croate e il celebre artista.

Dora Maar, all’anagrafe HerietteTheodora Markovic donna dotata di un’intelligenza fuori dal comune, elegantemente bella,  sensibile, fine nelle movenze e in grado di catalizzare su di sé lo sguardo di chiunque la incrocia. La pecca è l’abitudine al tormento.

Una miscela esplosiva di  attributi equiparabili a un’arma feroce, uno strumento che la giovane si punta contro, perdendo definitivamente l’apparente stabilità emotiva.
Per meglio comprenderne la figura occorre indagarne l’infanzia.Ragazzina “prigioniera” di vincoli familiari, di norme poste dalla sua stessa madre, di ridicoli capi d’abbigliamento imposti per ragioni educative;  bambina priva di legami affettivi  con le compagne di classe che, a differenza di lei provano la spontaneità di correre scalze e visitare i sobborghi di Buenos Aires.

Regole, norme comportali, troppo, troppo per uno spirito alla ricerca di autonomia e capacità decisionale. Da questo stato scaturisce l’odio nei confronti di colei che le ha dato la vita, al punto da vederla morta in un letto.

La personalità paterna è rappresentata da un architetto dedito al lavoro, praticamente assente nella vita della figlia,  certamente un brav’uomo, ma anche un perfetto sconosciuto.

Fino all’età adulta subisce il controllo della famiglia: “ Sei ancora sveglia? Sai che ore sono? Scommetto che hai bevuto ieri sera”.

Heriette, Heriette e mai  Dora, nome d’arte scelto a proprio libero arbitrio.

La ricerca d’affettività, la lotta per svincolarsi da paradigmi, l’aridità emozionale e i pesi a cui è sottoposta, sono destinati a influire  su modalità di condotta e legami sentimentali ( per lo più clandestini con uomini occupati), creando una sorta di battaglia per essere realmente amata.

Nell’ambito della sua  prima relazione con Louis Chavance, avvocato,  si trova moto spesso in lacrime e soggetta a bruschi cambiamento d’umore, tant’è che lui la descrive così: “ Pazza furiosa cambi opinione come cambia padrone un cane/ pazza scatenata è a calci in pancia che prendi il mio amore”.

Arriva il turno del filosofo  George Bataille, rapporto distruttivo, carico di sofferenza e sopportazione. Uomo sposato di cui lei è talmente innamorata da dividerlo con moglie, amante e varie prostitute; personaggio problematico e sessualmente perverso.

La fotografa ripeteva a se stessa: È pazzo, è pazzo. Parla e agisce da pazzo. Non c’è niente di normale in lui. Devo abbandonarlo, se non voglio impazzire anch’io”.

Nonostante questa consapevolezza, la storia prosegue per un lungo periodo di tempo e Dora continua a considerarsi la donna di Bataille con un rancore però, che giorno dopo giorno le devasta ogni organo vitale.
Cade in rovina straziandosi d’amore.

L’apice del delirio è toccato con Picasso.
Il gioco instauratosi tra i due è ben lungi da un sentimento, puro, pulito e incondizionato. Possesso, violenza psicologica, necessità da parte di entrambi di quel rapporto malsano, circolo vizioso che per dieci anni tiene la fotografa crocifissa al noto pittore : è  subdola sudditanza di un soggetto esercitata sull’altro.

D’altro canto le  parole della madre di quest’ ultimo, riescono a marcare instabilità, egocentrismo ed egoismo del rampollo di casa: “ Nessuna donna sarà mai felice  con mio figlio. Pablo non appartiene a nessuno se non alla sua arte “.

Lui è tutto, è Dio in terra, il numero uno: colui che tutto può permettersi e la donna è solo uno strumento, un divertimento, una fonte d’ispirazione per i suoi quotati dipinti.

Aguzzino, fiero di se stesso, dedito al baratto con ritratti improvvisati, ha in pugno chiunque, compresa la vita della Maar. Uomo problematico e violento, in perenne stato belligerante con Olga prima moglie/vittima e madre dell’ unico figlio della coppia.

Pagina dopo pagina si evince come la stessa Dora diviene parte integrante della sua arte : dolce, inquieta, sofferente musa ispiratrice di quello che è il suo stile originato dal dolore che riesce a infliggere alle femmine che lo circondano e che porta al suicidio di Marie-Thérèse madre di  Maya, nata dal rapporto extraconiugale di quest’ultima con Picasso.

Umiliata, mortificata e costretta a convivere con continui tradimenti (tra i quali quello con Nush sua migliore amica e moglie di Paul Elouard), costretta ad incontri e  condivisioni coatte di attimi con le altre mogli dell’uomo, Dora diventa “ La femme qui pleure”, la donna che piange.

Esiste un dipinto che rappresenta l’ assoggettamento mentale e sessuale della donna a Pablo.Entrambi sono distesi sul letto, lui sopra di lei, lui ha le sembianze del Minotauro e lei della preda sottomessa.

Un’opera stilisticamente perfetta e spaventosa allo stesso tempo. Picasso la raffigura nuda, trasformandola prima  in ninfa e poi in sirena, questo evidenza ancor di più il bisogno fisico di Picasso dell’ artista che, dettata da irrefrenabile desiderio, lo immortala con la sua inseparabile reflex ogni qual volta quest’ultimo dipinge.

“Dora è soltanto una donna. Lui invece era Picasso. E Picasso era l’uomo dei miracoli, gli bastava schioccare le dita per provocare magie. Da lui si poteva sopportare anche l’inferno, ottenendo la sublime illusione di vivere al centro dell’universo”.
“ L’accendino, Dora”.
“ Ho bisogno di te e tu hai bisogno di me. Lo capisci, vero? “
“ Ho bisogno del tuo sguardo”. “ Non puoi lasciarmi, nessuna donna lascia Picasso”.
“ Senza di me non sei niente”.

Autoritarismo, mancanza di affettività, controllo, dominio.
Fame d’ amore da parte di Dora che la conduce alla necessità di essere governata.  Offesa dopo offesa, diviene soggetta a una manipolazione tale da indurla ad abbandonare la fotografia per la pittura. Il che si traduce in insensata e folle dipendenza reciproca.

Le ripercussioni iniziano a farsi sentire sul piano psico-fisico. Violente discussioni conducono a vere aggressioni corporali, in concomitanza di ciò, si unisce il decesso della madre e conseguentemente la solitudine dell’anima; la padronanza di sé è  ormai persa,  al punto che, per essere salvata non rimane altro che un ricovero coatto.
Nel corso di un impeto di rabbia  getta nel fiume il prezioso anello regalatole da Picasso: è l’inizio della rottura di un processo autodistruttivo.

Dora è finalmente nuda davanti a uno specchio e ogni sua fragilità trova finalmente sfogo.
A conclusione percorso arriva per quest’ultima la libertà.
Tra cicli terapeutici incentrati sulla cura della psiche, e un uomo, un frate che la avvicina alla spiritualità, trova la serenità  di cui è stata sempre alla ricerca.

Ad  accompagnarla fino alla fine dei suoi giorni, un’unica certezza: “Dopo Picasso soltanto Dio”.
È proprio il monaco a trasformare “La femme qui pleure” in una donna rinvigorita da un nuovo amore capace di cancellare la brutalità dei precedenti.

L’ultimo “Don Giovanni”,  che le parla con dolcezza, dolcezza inesistente fino a quel momento.
Dopo aver sfiorato il suicidio, malgrado le sofferenze, e le crudeltà subite, riesce a salvarsi dall’inferno passando da un Dio all’ Altro.

Le battute conclusive sono molto forti: “ Ero sicuro che ti saresti uccisa”,  le dice Pablo mentre la guarda negli occhi.
Risposta: “ Non ti avrei mai dato questa soddisfazione”.
Picasso è stato un vigliacco, un uomo umanamente e moralmente opinabile, capace di sottoporsi a qualsia bassezza e intrigo pur di continuare a dipingere. I suoi capolavori rimangono in ogni caso indiscutibili  a prescindere da ogni valutazione relativa alla persona.

Dora è passione e pazzia, si abbandona ad un amore  travolgente,  efferato e scellerato che, nulla le dona se non farla sentire parte dell’infinito cosmo.

La perfetta coordinazione mano/mente di Osvaldo Guerrieri, racconta in modo forte l’universo della sfera emotiva, con una semplicità tale da renderla accessibile intellettualmente  ed empaticamente  al lettore.

Mara Cozzoli

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