MGF: Come e perché violare un corpo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce Mutilazioni Genitali Femminili “ Tutte quelle procedure che comprendono l’asportazione parziale o totale degli organi genitali esterni della donna, e /o il danneggiamento di tali organi di tali organi per ragioni culturali o per ragioni non terapeutiche”.
Secondo stime Unicef circa 200 milioni di donne e bambine sono vittime di mutilazione, in zona rischio 68 milioni.
Esistono dissimili tipologie di mutilazioni genitali.
1 : Asportazione del clitoride e di parte o di tutte le piccole labbra (escissione).
2 : Resezione del clitoride e asportazione totale o parziale delle piccole e grandi labbra con successiva sutura in modo da ridurre l’apertura vaginale a un piccolo foro grande quanto un chicco di riso. È realizzato inserendo un bastoncino al momento della sutura per permettere la fuoriuscita di urina e sangue mestruale (infibulazione o circoncisione faraonica).
3: Lieve incisione del clitoride, stiramento del clitoride, incisione della vagina.
Lo stadio di gravità in quest’ultimo caso è soggetto a variazioni.
L’età in cui vengono eseguiti gli interventi varia secondo etnia e tipologia di mutilazione.
Clitoridectomia ed escissione sono praticate nel corso dei primi mesi di vita della bambina, nello specifico dal terzo al quarantesimo giorno , questo nella società cristiana, nelle società musulmane tra i quattro e i quattordici anni.
Nei casi di infibulazione dai tre ai dodici anni.
Le conseguenze dal punto di vista della salute sono estremamente
pericolose e mutevoli in funzione di: intervento, abilità di colui che opera, pulizia degli strumenti utilizzati, condizioni socio-economiche della famiglia, condizioni igieniche.
L’aggravarsi delle condizioni della donna sottoposta a mutilazione è risolvibile in pochi giorni come può essere causa di morte per emorragia, tetano e infezione.
Maggiormente massacrato risulta essere il corpo infibulato che, “incontra ulteriori complicanze causate dalle cicatrici che ricoprono uretra vagina e dai danni derivanti provocati dalle deinfibulazioni e reinfibulazioni effettuate in occasione di ogni parto: infiammazione pelvica la quale, conduce alla sterilità. Ostruzione del tratto urinario, fistole e stenosi dell’apertura vaginale. Inevitabili, sono le difficoltà nel corso di rapporti sessuali. La penetrazione è resa difficoltosa dalla pelle che in seguito all’infibulazione ricopre l’entrata della vagina. Tanto che spesso al momento del primo rapporto si interviene a riaprire leggermente la sutura dell’infibulazione per permettere la penetrazione. Ma le complicazioni maggiori riguardano il momento del parto, in cui si procede alla deinfibulazione per far passare il feto, con il rischio di provocare emorragie o infezioni. Se non si interviene in tempo il travaglio può venire bloccato, e causare complicazioni di gravità variabile dalla madre al bambino che può morire asfissiato. Si registrano spesso fistole, gravi lacerazioni che possono interessare anche la muscolatura e la mucosa anale e danni al tratto urinario, incluso lo strappo dell’uretra”.
Conseguenze gravi sono state riscontrate anche sotto il profilo psicologico: “ La circoncisione a livello sub-conscio risveglia la sensazione di essere inabile alla purezza interiore, e crea un incremento di rabbia e senso d’inferiorità. La sensibilità femminile naturale sparisce e con essa il senso del pudore”. (Da Stop Fgm – Seminario afro-arabo di esperti).
Il discorso MGF sfiora diversi ambiti: antropologico, sociale, giuridico e psicologico.
Le origini appaiono tutt’ora incerte: alcuni le fanno risalire ai faraoni, altri all’antica Roma.
È da escludere la sacralità della loro genesi.
Nel corso del Seminario Afro- Arabo di esperti sulle Norme Legislative Per La Prevenzione delle Mutilazioni dei genitali femminili svoltosi al Cairo nel 2003, presieduto dall’ex First Lady d’ Egitto Suzanne Mubarak , gli interventi di Sheick Mohamed Sayed Tantawi Imam e sceicco di Al- Azar e del Vesco Moussa rappresentante della Chiesa Copta Ortodossa, stralciano ogni dubbio: “ Quando Dio creò l’essere umano lo fece perfetto in tutto: ogni organo ha una sua funzione”.
“ Non c’è nulla nella Shari’a, nel Corano o nella Summa profetica che parli di Mgf. Qualsiasi accenno a questo problema non trova riscontro nei testi sacri”.
Ufficialmente vengono denominate Mutilazioni Genitali Femminili, ma le popolazioni che ancora le praticano, non accettano una connotazione negativa e utilizzano conseguentemente il termine “cucitura”.
Sono brutali consuetudini trasmesse di generazione in generazione e, con ogni probabilità da madre a figlia che diviene in tal modo parte integrante di una comunità. In sintesi, un’iniziazione, un battesimo per renderla donna.
Ci troviamo difronte a un violento e inaccettabile meccanismo di dominio socio –culturale connesso al futuro della giovane, il cui dovere è giungere illibata al matrimonio e il cui valore è correlato alla verginità; un processo dunque che elimina possibili desideri sessuali e rapporti prematrimoniali.
A livello nazionale la suddetta pratica è punibile a norma degli articoli582/ 583 del codice penale in tema di lesioni personali.
Vietata a norma dell’ articolo 5 codice civile. Da non dimenticare gli articoli 2, 3, e 32 Costituzione in merito a violazione dell’integrità fisica della persona e diritto alla salute.
A livello internazionale è invece condannata a fronte di tre considerazioni: tutela dei diritti umani, della donna e dell’infanzia.
Quindi: Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini, Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, Convenzione Europe per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, Dichiarazione sulla violenza contro le donne, Dichiarazione di Pechino
Siamo nel 2004 quando Omar Abdulacadira propone il rito alternativo : una puntura al clitoride in anestesia locale da effettuare in struttura pubblica, tre gocce di sangue perse e gravi conseguenze sul piano fisico evitate.
La proposta viene aggredita in quanto interpretata come forma di accettazione della sudditanza del sesso femminile a usi e consuetudini, che inevitabilmente comporta all’ assoggettamento sessuale, senza contrariamente soffermarsi sulla potenzialità nel declinare determinati effetti devastanti dal punto di vista psicofisico.
È possibile da un giorno all’altro sradicare una cultura barbara e fortemente consolidata? E se all’abolizione totale e globalmente applicata si può giungere solo per gradi?
l riti alternativi possono rappresentare un tassello in grado di condurre all’obiettivo finale?
Sanzioni penali, discipline nazionali e internazionali possono in completa solitudine sradicare una prassi ancestrale?
È fuori discussione pensare di poter estirpare un atto criminale, magicamente, da un momento all’altro, nonostante la presenza di una legislazione severa. Come in ogni campo la giurisprudenza agente in completo isolamento è inutile.
Ripetute e inarrestabili campagne informative circa la pericolosità della pratica, volte a prevenire ed educare devono viaggiare di pari passo alla normativa in vigore.
RICORDIAMO CHE LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI SONO ILLEGALI E DICHIARATE FUORI LEGGE ANCHE DA PAESI DEL
CONTINENTE AFRICANO.
Per mezzo di movimenti molto vicini al problema il rifiuto prende sempre più piega, si è infatti giunti a un decremento del fenomeno.
Il dramma non è comunque risolto.
Fonti bibliografiche:
Carla Pasquinelli, Infibulazione.
Mutilazioni genitali femminili: riflessioni teoriche e pratiche a cura di Nicola Pasini
Stop FGM Seminario afro-arabo di esperti