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LA DONNA NELL’ANTICA GRECIA

Lo specchio di quale fosse la condizione femminile nell’antica Grecia ce lo danno le opere di Omero. Nell’Iliade e nell’Odissea scopriamo, ad esempio, che la bellezza femminile era molto importante e doveva essere valorizzata da un abbigliamento adatto.  Importante anche la sottomissione all’uomo.

Ad Atene la donna libera di buona famiglia non aveva un ruolo sociale. Fulcro della società  ateniese era il nucleo familiare per cui il destino della donna era sposarsi e mettere al mondo figli, preferibilmente maschi.

Il matrimonio era un contratto che si faceva sul concetto del dono. Nel senso che la donna quando si sposava veniva data “in dono” con la sua dote dal padre o dal tutore al futuro sposo.

In caso di divorzio (ad esempio per adulterio della donna) la sposa tornava alla casa paterna con la sua dote, i suoi effetti personali e i suoi gioielli.

L’uomo si occupava del lavoro e della vita sociale mentre la donna si occupava del buon andamento della casa. Filava, tesseva, controllava il lavoro degli schiavi e organizzava le cerimonie familiari e i banchetti ai quali, però, non partecipava.

I figli maschi restavano nel gineceo (la parte della casa riservata alle donne) fino ai sette anni quando cominciavano a frequentare la scuola di un maestro per imparare a scrivere, leggere e fare i conti. Le bambine restavano nel gineceo sotto la tutela materna.

Le donne uscivano in rare occasioni come matrimoni o feste religiose. Proprio in campo religioso potevano godere degli stessi diritti degli uomini. Infatti le donne sposate, madri di famiglia e con un’ottima reputazione potevano essere elette sacerdotesse.

Nella società ateniese l’uomo poteva avere quattro tipi di donne:

  • La moglie per avere figli legittimi
  • La concubina per la cura del corpo. Giuridicamente era simile alla moglie. Aveva anche lei obbligo di fedeltà e i suoi figli avevano più o meno gli stessi diritti dei figli legittimi.
  • L’etera, spesso una donna colta e raffinata, come Aspasia l’amante di Pericle, che accompagnava gli uomini in attività sociali e culturali a pagamento e godeva di una libertà sconosciuta alle donne di famiglia
  • La prostituta che forniva le sue prestazioni nei bordelli, nelle strade, nelle osterie. Occupava un grado molto basso nella scala sociale.

Diversa era la condizione della prostituta sacra che si consacrava ad una divinità e devolveva i proventi al tempio in cui prestava servizio.

E’ evidente che la condizione femminile dipendeva dal rapporto stabile od occasionale con un uomo.

Contrariamente a quanto si e’ portati a pensare, a Sparta le donne godevano di maggiore libertà. Venivano educate fuori casa, frequentavano le palestre e potevano non occuparsi della casa e dei figli. Era più importante dedicarsi alla danza e alla ginnastica per fortificare il fisico e dare alla luce figli sani e robusti nell’interesse dello stato. Per garantire questo poteva succedere che un uomo non più giovane, facesse accoppiare la moglie con un giovane prestante per avere figli “perfetti” che lui avrebbe riconosciuto come suoi.

Un miglioramento delle condizioni

Ci furono delle rappresentanti in campo politico e anche alcune poetesse e donne di cultura. Anche se la letteratura greca rimane intrisa di forte misoginia, i greci cominciarono a fare i conti con la presenza delle donne.

Beolchi Daniela

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