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Cassandra, la profetessa del duplice dramma.

Da Omero, Virgilio, Eschilo ed Euripide, fino a giungere alla contemporaneità, la figura di Cassandra compare anche nei versi della poetessa polacca premio Nobel alla letteratura Wislawa Szymborska e nel romanzo di Christa Wolf.
Donna la cui vita è contrassegnata da un duplice dramma: il primo legato al destino delle donne troiane, vittime della furia omicida di una guerra, il secondo di natura personale che la vede schiava di Agamennone e vittima di Clitennestra, ma prima ancora di questo passo, donna violata da Aiace.
Chi è stata Cassandra?
Figlia di Ecuba e Priamo, sorella di Ettore e Polissena,  gemella di Eleno.
Amata da Apollo che la veicolò all’insegnamento della divinazione, salvo poi negarle tale dono quando il suo amore non venne corrisposto. A bilanciare la divinazione sopraggiunse la perdita della capacità di persuasione.
Nel canto XXIV  dell’ Iliade, Omero narrò in brevi versi della bella senza voto nuziale, colei che indicò al suo popolo il rientro tra le mura troiane del feretro del fratello.
“L’udì primiera la vergine Cassandra, e su la rocca di Pergamo salita, il suo diletto padre e l’araldo riconobbe eccelsi sovra i carri, e la spoglia inanimata che sul plaustro giacea”.
Profetizzò la caduta di Troia e la sua profezia rimasta inascoltata fu cantata da Virgilio attraverso il racconto di Enea: “ Allora Cassandra dischiude la bocca ai fati imminenti, anche lei per divieto del dio, mai creduta dai Teucri. E noi sciagurati, in quell’estremo dei nostri giorni, i templi degli dèi per la città pavesiamo a festa di fronte”.
Quando la città venne espugnata, si compì il suo destino, non dissimile a quello di altre donne.
Virgilio, Canto II Eneide. “ Ecco là trascinata dai generali del tempio di Minerva, la vergine figlia di Priamo, Cassandra, sparsa i capelli, gli occhi febbrili al cielo levati invano, gli occhi soltanto, ché corde impedivano le sue tenere mani”.
Donna stuprata.  Ecuba, ne “ Troiane” di Euripide. “ O figlia, o Cassandra che condividi il declino degli dei, in quali circostanze hai perso la tua castità?”.
Poco prima di divenire prigioniera/concubina di Agamennone, sempre in “Troiane” grida delirante la sua profezia. “ Agamennone il re glorioso degli Achei si congiungerà a me in nozze più micidiali delle nozze di Elena. Perché lo ucciderò e distruggerò la sua casa, vendicando i mie fratelli e mio padre”.
Anticipò la morte di Ecuba a Troia, vide la madre decedere prima di divenire sottomessa di Odisseo, il quale subirà una pesante condanna: viaggerà dieci anni, affronterà difficoltose prove, prima di toccare il suolo di Itaca
.
Caduta materialmente nelle mani di Agamennone e torturata dal suo “dono”, in “Agamennone” di Eschilo urlò l’intrico familiare che condurrà quest’ultimo a morte per mano di Clitennestra.
“ Ah! Quest’orrenda visione cos’è? Pare trama di morti.. no, aspetta lei è la rete, lei che divide il suo letto e collabora all’omicidio. Ah, attento stacca dalla femmina il trono. Leonessa a due gambe a letto col lupo, mentre il leone gagliardo è lontano. Lei mi abbatterà. Ah! Casa del rancore divino, della coscienza di crimini fitti domestici, teste troncate, mattatoio d’uomini a chiazzare la testa”.
Cassandra guardò se stessa spegnersi per morte violenta, decesso descritto nell’ Odissea per bocca di colui che la volle come amante e avvenuta per mano di un’altra donna, ferita quanto lei, una donna che toccata negli affetti più puri e intimi si tramutò da vittima in carnefice. “ Sentii il grido della figlia di Priamo, Cassandra: su di me Clitennestra esperta di inganni la uccise. Io levando le mani, le battei a terra morente, dalla spada trafitto, e la faccia di cagna andò via e non ebbe cuore mentre andavo nell’Ade di chiudermi gli occhi e serrarmi la bocca con le mani”.
Ai giorni nostri, Cassandra rappresenta una donna lungimirante, lungimiranza che hai tempi che furono venne equiparata a “pazzia”.
Porta con sé un conflitto interiore: ”Ah, come devo patire! Vicenda di pena la mia. Sì, lo proclamo, mescolo la mia passione a quella del re. Certo per farmi morire con lui.”
Sofferenza e dolore non portarono la sua anima all’odio, ma al contrario domandò giustizia: “ Davanti a quest’ultima ora di luce, io chiedo ai vendicatori del re che facciano scontare ai nemici anche la mia uccisione, di me morta schiava, vittima disarmata”.
Come Polissena e Ifigenia, Cassandra rispecchia l’immolazione del sesso femminile a oggetto, soggiogata alla volontà maschile, vittima di un ignorante patriarcato, e destinata a trovare libertà solo a vita strappata con forza.
Nel complesso, gli autori che hanno scelto di dare voce a queste figure femminili sono stati analisti della propria realtà, una realtà che ancora, nel 2019  rispecchia l’essere animalesco insito nell’uomo.
La potenzialità della mitologia consiste nell’essere stata in grado di carpire il declino morale di quest’ultimo, una caduta che sussiste ancor oggi, nonostante siano passati secoli.
Da non dimenticare, inoltre, la capacità di calarsi nelle profondità della psiche.
Cassandra è solo uno dei 27 spettacoli presentati nel corso della
diciassettesima edizione di Festival Internazionale Teatro Romano Volterra , il quale vede impegnati ben 300 artisti.
Chiamata ad interpretarne il complesso ruolo Laura Pannia.
Musiche Enea Chisci, costumi Giulia Brancaroli , scene Bruna Sdao
regia Alessandro Di Murro

MediaPartner : One&one entertrainment group
Data chiusura manifestazione, 11 agosto.

Mara Cozzoli

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