Dipendenza Affettiva.
Alcune persone sono più soggette di altre a cadere vittime di un seduttore / seduttrice e a rischiare di precipitare in un rapporto tossico e logorante.
In amore, siamo tutti un po’dipendenti dalle attenzioni dell’altra persona e dalle piccole cose piacevoli.
Fin qui si tratta di una “Dipendenza sana”, della necessità del partner nella propria vita come arricchimento e punto di forza.
Ci sono invece relazioni in cui la dipendenza è qualcosa di nocivo, che logora la persona dipendente: in questo caso si parla di “Dipendenza Affettiva”. Quando un soggetto, senza una “Vocazione dipendente”, incontra un seduttore narcisista è in grado di non cadere nella sua tela,
di riconoscerlo e mollarlo. Può capitare a tutti di rimanere affascinati da una persona del genere, ma la vocazione dipendente rende le persone particolarmente esposte a questo tipo di relazioni e a diventare succubi del partner, precipitando in un rapporto tossico e logorante.
La relazione tossica è contrassegnata da un forte aspetto di dipendenza. Naturalmente, in ogni relazione amorosa, esistono anche degli aspetti di dipendenza, ma questi dovrebbero essere sempre bilanciati dal mantenimento di un’adeguata capacità critica e anche da un desiderio di autonomia personale da parte di entrambi i partner.
Invece, nelle relazioni tossiche, accade che uno dei partner tende a “funzionare” in modo prevalente o in certi casi esclusivo ; una volta era più spesso la donna, ma adesso capita anche agli uomini. Questo, nella relazione di coppia, porta la persona, che si trova in questa posizione, a perdere potere personale, quindi a perdere la propria autonomia, indipendenza e libertà di scelta. Finisce, n alcuni casi, in una condizione di vero e proprio sfruttamento emotivo e fisico.
La persona che si trova all’interno di queste relazioni, nelle condizioni più gravi ed estreme, può subire anche situazioni di violenza.
La “Dipendenza Affettiva” è molto simile alla tossicomania, con la sola differenza che in questo caso l’oggetto tossico non è una sostanza, ma una “Persona”.
In una “Relazione sana” gli aspetti di dipendenza si bilanciano sempre con l’autodeterminazione e con le capacità di scelta dell’individuo. Si tratta di una relazione contrassegnata da una situazione di reciprocità, per cui c’è uno scambio di piacere, di arricchimento e di crescita, che viaggiano in tutte e due le direzioni.
Al contrario, la “Relazione tossica” è monodirezionale: uno dei partner finisce per essere asservito nei confronti dell’altro e quello che si lascia sfruttare è zero.
Generalmente, le persone, che tendono ad avere una “Relazione tossica”, hanno una profonda incapacità di vivere la solitudine. Per loro, questa non è una opportunità ma come una condizione da cui fuggire in modo fobico.
Tutto ciò ha un’origine specifica nelle carenze che le persone dipendenti hanno vissuto con chi si è preso cura di loro, durante l’infanzia. Si tratta di un vissuto che ha a che fare con l’abbandono, il non riconoscimento ed il rifiuto, e, pur di non riviverlo, l’”Affettivo/dipendente” tende ad accettare le condizioni più umilianti per mantenere il rapporto.
La relazione d’amore dovrebbe essere considerata come un’opportunità di piacere e di crescita, non come un’esperienza di sacrificio e sottomissione.
La persona “Affettivo/Dipendente”, che si trova in questa relazione,
generalmente tende ad affidare al suo interlocutore tutte quelle funzioni che dovrebbe poter assolvere anche da sola. In alcuni casi l’altro diventa indispensabile, per cui la sensazione, di fronte al suo allontanamento, può essere quella di andare in pezzi. In quest’ottica, l’altro, per l’Affettivo/Dipendente, può diventare il polo unico in grado di suscitare emozioni forti e l’unica ragione per sentirsi motivati e vivi.
È come se il partner fosse l’unico in grado di tirare fuori la persona ”Affettivo/Dipendente ” da una condizione depressiva di base dandole l’illusione di sentirsi rivitalizzata. Questo la porta ad essere soggetta ad una sindrome di tipo assistenziale, entra nel panico e si tutela dalla possibilità di non vivere più questo disagio solo garantendosi la vicinanza del partner, pagando, per questo, un prezzo a volte elevatissimo.
La persona sviluppa una forma affettivo/dipendente di assuefazione: il partner diventa fondamentale per mantenere l’equilibrio psichico e non ne tollera la distanza. Quello che caratterizza queste situazioni è l’incapacità di sostenere l’evento della separazione. La persona dipendente non sa staccarsi dal partner ed è incapace di elaborarne la perdita.
Il fatto di vivere malissimo distanze e separazioni innesca una situazione per la quale la persona ”Affettivo/Dipendente ” diviene facilmente ricattabile: pur di evitare la separazione, tende a rinunciare ad aspetti importanti della propria esistenza, magari ai propri interessi, al proprio lavoro, perfino ai propri valori etici, finendo per perdere la propria identità e isolandosi.
Gli “Affettivo/Dipendenti ” sono caratterizzati dal ricercare partner non amorevoli; sovente si lasciano sedurre da chi rappresenta in qualche modo il loro opposto, ossia da un soggetto che incarna un’immagine forte di sicurezza.
I Partner narcisisti, soprattutto all’inizio del rapporto, tendono a promettere molto ma poi, di fatto, non sanno concedere nulla. Nei casi più gravi, tendono a esercitare il controllo sul partner dipendente, a umiliarlo, a maltrattarlo e a mantenerlo in una condizione di assoggettamento e di minaccia, senza concedergli nulla nei termini di una reale affettività.
Tale persona si trova a condurre una sorta di esistenza di serviziod al punto di vista affettivo: si mette nella condizione di servire questi soggetti, in qualche maniera di adorarli e di venerarli nell’attesa di un riconoscimento che non arriverà mai.
Questo è il paradosso tipico di ogni condizione di tossicodipendenza, si punta tutto per un certo tipo di risultato e ci si ritrova a vivere nella
situazione esattamente opposta. L’Affettivo/Dipendente nutre l’illusione di aver trovato la figura che lo risolleverà dalla situazione depressiva di solitudine e abbandono nella quale si sente. Finisce invece per diventare la persona più sola, abbandonata, un po’ come accade all’eroinomane che cerca negli oppiacei una sedazione assoluta da ogni dolore, finendo
poi per essere travolto dai morsi terribili dell’astinenza. Questa persona deve imparare a stare da sola, a non vivere soltanto di luce riflessa e a non essere solo l’eco della voce di qualcun altro. Nelle sue relazioni d’amore, l‘”Affettivo/Dipendente ”, cerca sempre qualcuno senza cuore per poterlo conquistare, un po’come se volesse riscattare la propria infanzia deprivata.
Le persone dipendenti sono attratte da chi non le ama e non le considera, come è già accaduto nelle loro relazioni primarie, ma vogliono conquistarne il cuore per riscattare la considerazione che sentono di non aver ricevuto durante l’infanzia.
Amano l’azzardo in amore, ma alla fine perdono sempre; in questa maniera
L’Affettivo/Dipendente non fa altro che riprodurre la propria storia, circondandosi di persone incapaci di amarlo.