Intervista a Susana Mamani, presentatrice radiofonica presso “Radio Voz Latina En Roma” e fondatrice di Associazione “La Casa Boliviana”.
Dialogo oggi con Susana Mamani, giovane donna d’origini Boliviane trasferitasi da La Paz a Roma. Ad ora è presentatrice radiofonica presso radio “Voz Latina en Roma”, il cui scopo è accendere i riflettori su diritti umani fin troppo spesso calpestati.
Allora, Susana, racconta qualcosa di te, e di come è nato il progetto Associazione “La Casa Boliviana”.
Ventitré anni fa ho dovuto lasciare il paese per venire a lavorare in Italia per sostenere la mia famiglia a seguito del triste evento della precoce morte di mio padre che ha lasciato nel dolore mia madre e 5 figli. Inizialmente non è stato facile per me abituarmi alla diversità culturale, ad una nuova lingua e alla diffidenza, ma mai razzismo, delle persone. Con il tempo sono riuscita ad integrarmi e ad assorbire le abitudini e la cultura italiana fino ad essere una parte di me italiana. Ma come la maggior parte di noi latini l’attaccamento alle nostre abitudini, alla nostra cultura e al nostro folclore è fortissimo e proprio per questa ragione ho sentito la necessità di avvicinarmi alla mia cultura fondando l’Associazione “La Casa Boliviana” , associazione che si occupa di preservare e diffondere la cultura, l’arte ed il folclore boliviano.
Eventi che hanno segnato la mia vita mi hanno portato ad affrontare un problema che ha radici così profonde nel tessuto sociale e culturale di tutto il mondo da lacerare la dignità, la libertà ed il diritto delle donne; la violenza sulle donne. Ovviamente questo così vasto e profondo e spesso latente problema ha avuto priorità nei progetti dell’associazione.
A sostegno di “La Casa Boliviana”, della quale sei fondatrice, mi parlavi del progetto radiofonico “Radio Voz Latina”. Quale legame si è creato tra radio e associazione?
Sia l’associazione che la radio sono entrambe rigorosamente senza scopo di lucro, quindi il sostegno avviene tramite la donazione volontaria di un granello di sabbia da parte dei sostenitori, ma non in termini economici, ma in termini di partecipazione ai progetti.
RVL in particolare è nata per dare voce non solo ad artisti latini che in ombra vogliono avere una piccola possibilità di farsi conoscere, ma anche per affrontare temi sociali, soprattutto quello della violenza sulle donne, analizzandolo sotto l’aspetto sociale, culturale e legislativo. Questi incontri e confronti con RVL e La Casa Boliviana, ci hanno aiutato ad allacciare rapporti con altre associazioni e istituzioni come la Cooperativa SOS Donne, Be Free, La Casa Internazionale delle Donne, L’ospedale San Camillo, La SAL etc. Questa cooperazione e confronto con altre realtà ci ha permesso di ampliare il campo delle azioni potendo supportare le donne in caso di violenza indirizzandole ad un supporto psicologico, medico o legale.
In questo momento la Bolivia è un paese in tensione. L’ansa ha battuto una notizia secondo la quale a La Paz e in altre cinque città si sono tenute assemblee popolari al fine di chiedere l’abbandono del potere da parte del presidente Evo Morales, eletto lo scorso 20 ottobre. Quali sono le reali condizioni socio-economiche, ma soprattutto politiche del tuo Paese?
Purtroppo La Bolivia sta vivendo una forte crisi socio/politica sull’orlo di una guerra civile. La presunta vittoria di Morales alle ultime elezioni ha suscitato un forte dissenso da parte di molti boliviani contrari alla sua politica Castro/socialista soprattutto in seguito al dubbio, poi fondato, di un imbroglio elettorale. Questo dissenso manifestato in tutta la Bolivia ha avuto in seguito l’appoggio militare che ha portato alla rinuncia alla presidenza e all’esilio in Messico di Evo Morales. Questo ultimo evento ha fatto in modo da creare delle sommosse da parte del polopo originario andino/campesino che dai tempi della colonizzazione spagnola fino alla presidenza di Morales vivevano nella completa emarginazione e la discriminazione e proprio per il timore di ritornare a quei tempi si sono rivoltati violentemente contro il governo provvisorio.
Tema Infanzia: VI sono dati che parlano di violenza e soprusi sui bambini. A livello istituzionale quali provvedimenti sono stati erogati per bloccare questo fenomeno?
Il tema della violenza sui bambini è molto delicato e i dati sono preoccupanti. Le notizie e le denunce di atti di violenza contro di loro è tristemente cresciuto. Solo nel 2019 si sono registrati quasi 3000 casi di violenza 1000 di questi sono per violenza sessuale, 553 su adolescenti. Non sono certi i dati di bambini venduti per il traffico della prostituzione, ma sono un numero altissimo. É da sottolineare inoltre un aspetto sociale molto importante che è l’abbandono dei bambini a seguito di casi di femminicidio, solo nel gennaio 2019 si sono registrati 65 femminicidi e 60 sono i figli affidati all’orfanotrofio, o addirittura abbandonati a loro stessi. É un problema enorme che evidenzia delle preoccupanti falle nel sistema giuridico e di assistenza sociale al quale bisogna necessariamente provvedere e in gran fretta.
La violenza tocca anche le donne. Cosa dicono le statistiche? In quali condizioni vivono? Da cosa nasce la paura a denunciare?
Se i dati statistici sulla violenza sui minori è preoccupante quello sulle donne è terrificante in relazione al numero di casi che avvengono ogni giorno in Bolivia.
In Bolivia 7 donne su 10 sono vittime di violenza e sono in crescita i reati di femminicidio, solo dall’inizio del 2019 si sono registrati oltre 73 casi. Questi numeri impietosi non risparmiano le donne latine che risiedono all’estero. Qui il problema è maggiormente critico in quanto le donne straniere senza permesso di soggiorno sono tendenti a non denunciare atti di violenza.
Ed è qui che “La Casa Boliviana” e “RVL” si adoperano offrendo, conoscenza e coscienza alle donne che, è il caso di dirlo, sono “spaesate” e sole e quasi sempre dopo un atto di violenza sono costrette a subirlo nuovamente in maniera passiva. La condizione della donna boliviana è critica, le leggi ci sono ma purtroppo in Bolivia la giustizia è corrotta e politicizzata, quindi iniqua e che si rivale troppo spesso sulla povera gente condannando spesso in maniera sommaria.
Prostituzione Minorile: hai voglia di raccontare quanto accade?
La situazione nel mio paese è drammatica soprattutto per questione prostituzione minorile. In Bolivia la prostituzione minorile è nelle mani della criminalità dove purtroppo è presente il fenomeno del traffico umano. Un report dell’Osservatorio di genere, coordinamento Donne nel 2008 ha registrato che il 62% delle vittime di violenza sessuale solo nell’area di El Alto, La Paz, sono minori. Il 50% delle violenze denunciate si sono verificate in ambito famigliare. Secondo la Dirección General de la Niñez y Adolescencia, 7 bambini su 10 patiscono maltrattamenti domestici, mentre 8 su 10 subiscono violenza in ambito scolastico e lavorativo. Il maltrattamento nei confronti delle bambine, rafforzato la discriminazione di genere da una società fondamentalmente maschilista, si incrocia con il basso livello economico dell’area della città del El Alto, generando come effetto un incremento della prostituzione minorile. Secondo un report dell’organizzazione Munasim Kullakita operante a El Alto, sono circa 200 le bambine e adolescenti, minori di 18 anni, vittime di tratta e sfruttamento della prostituzione. L’organizzazione identifica 70 bambine sfruttate sessualmente lungo la via principale de El Alto. Le bambine spesso non hanno percezione dello sfruttamento, ma registrano la loro condizione come “normale”, non rendendosi conto dei danni psicologici e fisici di cui sono vittime. Secondo i dati ufficiali della municipalità di El Alto nel 2019 sono circa 600 le minori vittime di sfruttamento sessuale che lavorano in postriboli registrati ufficialmente, ma sono centinaia e centinaia coloro che lavorano clandestinamente. “Mesa contra la violencia sexual” organizzazione che si occupa del registro di bambine e adolescenti vittima di commercio sessuale, ha evidenziato il tremendo conflitto sociale che vede i minori al centro di una rete di sfruttamento in cui lo Stato la maggior parte delle volte non svolge azioni di tutela delle vittime. Spesso non vengono perseguiti i colpevoli della prostituzione e non vengono aiutate le vittime a liberarsi dalla schiavitù della vendita del proprio corpo e reinserirsi nella società. Nel report della Mesa emergono dati inquietanti: gli sfruttatori della prostituzione minorile offrono la verginità di bambine di 12 anni per la somma di 1000 boliviani. In generale per ogni prestazione sessuale le bambine ricevono dal cliente tra i 20 e i 30 boliviani, di cui i 2/3 rimangono al proprietario del postribolo e circa 10 bolivianos sono percepiti dalle bambine. Le attività svolte fino ad ora hanno accolto nella casa per le ragazze maltrattate circa 20 giovani ogni anno, alcune delle quali proseguono con l’inserimento sociale e professionale. Ogni settimana si svolgono incontri di prima assistenza ad El Alto in media a 10 giovani e bambini che vivono in strada, a La Paz il gruppo delle donne contattate sale a circa 30 all’anno. Il proseguimento di questo progetto permette all’utenza di continuare ad avere luoghi di prima accoglienza e la possibilità di inserirsi nuovamente nella società
Quali altre problematiche di natura sociale toccano il tuo paese, ma di cui in Italia non sappiamo assolutamente nulla?
Il problema che da tempo affligge la Bolivia è la scollatura tra la cultura “Camba”, originaria del Kandire (l’orientale tropicale del paese) e quella “Colla”, proveniente delle Ande e originaria della cultura Aymara e Quechua. Se tempo fa erano le differenze culturali la causa di fenomeni di razzismo e discriminazione, oggi la causa principale è di natura politica. Infatti dal 2006 la politica socialista populista di Evo Morales, che era improntata proprio sullo sfruttamento, emarginazione e denigrazione del popolo andino, si contrapponeva alla preferenza da parte della popolazione Camba di una politica più di stampo capitalista. Questa forte contrapposizione si è evidenziata soprattutto dopo l’esilio di Morales causando nelle maggiori città della Bolivia violenti scontri con l’esercito che stanno mettendo in ginocchio il paese in quanto iniziano a mancare i beni di prima necessità. La cosa che reputo più grave è che essendo privi di un organo che garantisca il diritto e dell’assenza di una stampa indipendente e libera, non si sa a chi o cosa credere. Mentre il governo provvisorio reputa false e punisce le notizie pubblicate sui social-network di atti criminosi da parte dell’esercito a sua volta i dissidenti denunciano la divulgazione di notizie false trasmesse dalle televisioni nazionali.
Tramite Alessio Musella, responsabile comunicazione dell’artista Adele Ceraudo hai avuto modo di relazionarti con una donna la quale, attraverso le sue opere e il suo volto ha contribuito a promuovere il vostro lavoro.
Quanto pensi sia di rilievo la presenza di artisti in merito alla sensibilizzazione di tematiche forti?
Beh! È di fondamentale importanza perché l’arte è un mezzo di comunicazione universale, dove il messaggio arriva alle persone in maniera molto più profonda rispetto ad una più sterile notizia, difatti sono sicura che l’arte e la protesta civile siano i mezzi di denuncia più efficaci che però necessitano del supporto di una buona politica di diffusione.
Infine, e questa è una domanda di carattere personale, fatta da una donna: Quant’è difficile essere donna straniera in un Paese come l’Italia?
Una donna straniera oltre a combattere con problemi comuni come l’adattarsi a una nuova lingua, ad una nuova cultura e di svolgere il duplice ruolo di madre e lavoratrice in situazioni precarie, deve affrontare problemi relativi ad una carenza di garanzie da parte dello Stato che avvolte porta a situazioni di “ricatto” in ambito lavorativo, come ad esempio il lavorare in nero, essere sottopagate o lavorare più ore rispetto a quello che detta la legge. Ma i “ricatti” avvengono anche sotto l’aspetto del diritto, molte donne vittime di violenza domestica, sessuale etc non sporgono denuncia perché prive di permesso di soggiorno, questa condizione limita di tanto i propri diritti dove spesso persone senza coscienza ne approfittano.
In conclusione, ringrazio Susana per la cordialità, la chiacchierata e la disponibilità concessami.