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Donne e Arte: Lavinia Fontana.

| Mara Cozzoli |


Pagine di storia dell’arte narrano talenti al femminile rimaste nell’ ombra durante sei periodi storici: 400’, rinascimento e barocco, settecento e barocco, ottocento e primo novecento.
Scrisse Saffo: Io so che qualcuno nel tempo conserverà di noi memorie”
In questi anni, tema principale fu conciliare l’identità femminile, e quindi l’essere donna con la vocazione artistica.
Problema non solo di natura storica ma anche culturale.
Nel momento in cui le donne riuscirono ad arrivare al mondo dell’arte e ottenere tanto successo quanto un uomo, si disse che : “Dipinge, scolpisce e fotografa come un uomo”.
Chi ebbe la possibilità di entrare in suddetto emisfero, ebbe come mediatore un uomo: padre, fratello o marito pittore.

Le donne furono escluse da scuole d’arte e Accademie(limite grave all’avere una formazione artistica), sacrilegio fu la copia di nudi dal vivo.
Ambivano all’attività artistica? Certo, ma l’unico campo concesso loro fu quello del ritrattismo, o pittrici di fiori, paesaggi e bambini;  in aggiunta ebbero la possibilità di darsi alle arti applicate.
Nel corso di ogni epoca storica ogni donna rivendicò il diritto di poter non esistere come donne, nel momento in cui nascono come artiste.
Città che offre alle donne un ambiente stimolante, culturalmente aperto è Bologna, città universitaria, culturalmente avanti, capace di superare i molti pregiudizi. Ospitò pittrici del calibro di Caterina de Vigri, Lavinia Fontana e Properzia De Rossi.
Tra le tante, narro oggi il percorso di Lavinia Fontana.
Nata nel 1532 da padre pittore, venne da subito indirizzata all’arte, data in sposa ad un pittore mediocre, Gian Paolo Zappi, che non esitò a sacrificare la sua attività per assurgere il ruolo dell’attuale manager della sua donna, madre tra l’altro dei suoi undici figli.
Lavinia divenne ben presto una delle figure di spicco del della storia dell’arte femminile, documenti parlano di ben 135 opere, 30 delle quali portano la sua firma.
Viviamo in un periodo in cui assolutamente una donna non poteva mettere piede nella bottega di un’artista, unendosi quindi a ad apprendisti uomini.
Essere figlia di un pittore fu quindi un vantaggio, in questo modo potè apprendere i rudimenti della pittura nel mezzo della sicurezza delle mura domestiche.
Fin da bambina ebbe la possibilità di  avvicinarsi ai capolavori di Raffaello e Parmigianino, non solo, riuscì a relazionarsi con i personaggi artistici di spicco del tempo.
La produzione d Lavinia spazia da vari oggetti di ordine religioso, ma il genere che l’ha rea celebre fu il ritratto femminile. I suoi modelli sono rappresentati nella naturalità di compiere atti, quali leggere, accarezzare un cane.

Ritratto di Dama con cognolino Washington.


Il “Ritratto di dama con cagnolino”,  1595/1600 conservato a Baltimora presso “The Waters Art Gallery”, vi è un ulteriore dipinto dallo stesso nome  e soggetto, espostopresso “National Museum of Woman in the Arts di Washington”.

Ritratto di Dama con Cagnolino, Baltimora

Questi tipi di ritratti vedono il busto della donna girato di tre quarti, la mano destra allungata verso il cagnolino. Passiamo all’espressione della donna: assorta, il suo sguardo vaga nel vuoto, perso in pensieri che a noi non è dato sapere.
Ogni abito è descritto con estrema precisione.
Lavinia punta molto a stoffe, pizzi, gioielli e acconciature. Ebbe la potenzialità di creare immagini con effetto, le quali riscossero grande successo. Il nome di Lavinia si diffuse così al di là dei confini della propria città d’origine.
Alla morte del padre, si traferì a Roma con la famiglia. In questo luogo divenne pittrice di corte del Papa, venne eletta membro dell’Accademia Tale.
Nel 1611 le venne coniata una medaglia che su una faccia rappresenta l’artista al lavoro.
I suoi committenti furono membri del clero e professori.
Femmina d’alta cultura ostentava una falsa modestia.
Fu una delle pittrici che entrarono a far parte dell’ Arcadia.
Si occupò di soggetti mitologici,  “ Marte e Venere “ datato  1600, nel 1603 dipinse “ Minerva nell’atto di vestirsi”.

Minerva Nell’atto di vestirsi.

La sua mano ruppe la famosa regola che impediva alle donne di dipingere nudi.
Vi è da ricordare che in ogni caso la femminilità fu un valore, un’arma da giocare a proprio favore.
”Giocando” con la propria immagine, la donna artista riuscì ad attirare lo sguardo degli acquirenti.

Marte e Venere



Si spense nel 1614 a Roma.

Mara Cozzoli

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