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Tra Arte ed emozioni. Intervista a Eugenio Galli, pittore della trascendenza e Lidia Celada, fotografa e designer.

| Mara Cozzoli |

Dialogo oggi con Eugenio Galli e Lidia Celada.
Di origini seregnesi, il primo, si definisce “Pittore della trascendenza”, la seconda, fotografa e designer

Trascendenza, ovvero, secondo l’esistenzialismo equivale a finitezza umana.
Più in generale, andare oltre un determinato ambito o realtà soprasensibile .La filosofia ha posto diverse teorie in merito alla trascendenza.
Come, un concetto che pone l’essere umano difronte ai propri limiti, può essere applicato all’arte?

Eugenio
: Trascendenza perché partendo dall’etimo, andare oltre, trascendere, cosa molto semplice. Tralasciando un discorso filosofico, volevo spiegare qual è il mio approccio, in questo momento all’arte, che in futuro potrà anche cambiare, come avvenuto già in passato. Semplicemente, andare oltre la realtà fisica e materiale che ci circonda. Per quando riguarda le composizioni, non prendo suggerimento dall’universo esterno. Quando mi affaccio a un’ideazione, entro direttamente senza prendere nessun tipo di spunto, può essere qualcosa che poi viene elaborata o astratta: una sfumatura un pezzo di piastrella, ad esempio.  Nel passato il prodotto poteva essere anche un pezzo di cielo, adesso, no. Arrivo in studio, ho il supporto che sia tela o rigido pronto, riparto senza nessun tipo di considerazione. Quindi, l’ho chiamata trascendenza perché è andare oltre a delle preparazioni, immagini preparate, mentali, andare oltre dei progetti. È qualcosa di immediato. Lo definisco l’essere che si butta direttamente sul supporto, sulla tela.

Quanto dualismo emerge dalle tue opere?

Eugenio
: il dualismo avviene con il fruitore, in effetti, l’arte non dovrebbe essere univoca, ma biunivoca. Cioè l’artista crea e poi il fruitore riceve. Nel momento in cui l’artista ha creato si ritira dalla scena, rimane la sua opera. Il dualismo dovrebbe avvenire in questo senso: c’è l’opera e c’è il fruitore; quest’ultimo può ricevere il messaggio, l’emozione o non riceverla. Esistono diverse forme d’arte, alcune arrivano, altre no, per questo ci sono svariate forme di espressione artistiche riguardo a tutte le arti; alcune arrivano, altre no. Questo non solo per quelle visive.

Come ha origine ogni tua creazione, quindi , raccontami attimo per attimo, il percorso a partire dalla prima tappa per giungere poi alla nascita concreta, .

Eugenio: Per darti l’dea, più che dei quadri, posso parlarti della scultura. La meccanica è sempre la stessa. Se uno vede una scultura, la vede in tre dimensioni e in vario materiale; io uso l’acciao corten che viene acidato, cioè, qualcosa di concreto, quasi di complesso. La creazione avviene secondo un processo lungo. Mi piace questa domanda. Per spiegare, quest’ultima, avviene in pochissimi minuiti. Un A4 dove io schizzo la forma della scultura, che, essendo su un A4 è bidimensionale. A quel punto prendo del cartone, e pezzo per pezzo, creo la scultura in tridimensione, mettendola insieme con zanchette nell’altezza originale, ci giro intorno, vedo se sta in piedi, non fisicamente, ma se è armonica, smonto la scultura, segno pezzo per pezzo, faccio le dime e rimonto la scultura. Mi reco dal fabbro con le dime e la scultura in cartone; da lì si costruisce in acciaio. Poi viene acidata, la acido io con dei materiali che ho testato nel corso del tempo, per dare luogo a forme, colori e croste particolari.

In parte mi ha preceduto la domande seguente: Tempisticamente, quanto impieghi?

Eugenio
: La pittura a olio è molto veloce. Si piega da sé perché c’è l’olio. Per altri materiali il processo è lungo. La creazione è immediata, il processo è lungo perché richiede passaggi, la tecnica, la perfezione, l’utilizzazione richiede vari passaggi ad esempio. Pitturando a olio o acquarello il gesto è immediato. Prendi il colore, lo metti al suo posto e il lavoro è terminato. I multi materici, richiedono vari materiali da usare, esistono  processi e step da rispettare.
In tutte le arti, non conta il tempo, ma il prodotto finale, ovvero, il donare emozioni, comunicare.

Al momento stai anche collaborando con Lidia Celada, fotografa e designer. Altra artista. Com’è possibile la collisione tra due tipologie di arti differenti:Ho constatato che le lampade di Lidia si sposano, sono un binomio perfetto con le tue creazioni.

Eugenio:
Siamo in un periodo in cui l’arte figurativa non deve essere disgiunta da quello che, oggi come oggi, chiamiamo interior. L’arte viene collocata in ambienti, gli ambienti sono creati da coloro che si occupano di ambienti. Questa collaborazione e coesione è naturale.

Eugenio Galli -Lidia Celad

Da esterna vedo un binomio perfetto.
In questo caso parliamo di lampade, ma il quadro, il mobile lo collochi in un ambiente, quindi, credo sia una collaborazione e coesione  che viene da sé, naturale, non richiede sforzi particolari: non richiede alcuna strategia.


Lidia:Ricollegandoci a quanto hai detto prima sul discorso dell’emozione queste lampade sono definite emozionali, proprio perché attraverso la stampa fotografica, dove l’immagine viene retro illuminata e ciò che viene riportato viene esaltato dalla luce, l’emozione è quello che riesco di base a trasmettere attraverso quest’ultima. Il valore aggiunto è quello della personalizzazione. Dopo aver studiato, traspare l’idea di valorizzare quanto stampato sul paralume. Quando io e Eugenio ci siamo conosciuti, così, casualmente, ci siamo trovati con questa filosofia del valorizzare tutto ciò che è sia materico che trascendentale, emozionale, quello che arriva da una creazione che senti dentro e che poi diventa materico. Le lampade fanno da arredo coordinato a quello che può essere un’opera d’arte o, nel mio caso su richiesta può essere personalizzata con qualsiasi soggetto. Io in particolare sono appassionata di fotografia, da questa lampada emergono le mie passioni e il mio percorso professionale. Amo fotografare la natura, le bellezze, l’effimero, un fiore, le nuvole che passano nel cielo. Retroilluminata la luce dona vita a tutto. Sono contenta di avere trovato questa sinergia con Eugenio: ci siamo capiti subito.

Tra l’altro Eugenio ha un’esperienza ventennale, il 6 dicembre è stato l’anniversario del tuo Atelier. La domanda che vorrei farti è : avresti mai immaginato una così lunga carriera, che ancora persiste? Con un inevitabile concorrenza artistica.

Eugenio: Riprendendo quando dice Lidia, credo sia corretto dire che tra di noi è sorto un filo rouge, un’artista crea, questa sintonia che abbiamo subito trovato e deriva dal suo essere, dalla sua essenza, gioca con la luce, ciò è dal mio punto di vista una creazione artistica.


Un po’ come dire: uno sostiene l’altro.
Eugenio: Sì, sono serigrafie, sotto forma di lampade: un valore aggiunto in più.
Io sono nel mondo dell’arte da più di vent’anni, vent’anni che sono in questo studio. Prima lavoravo altrove, in seguito, nell’azienda di famiglia “Gioielleria Galli”, mi sono interessato di gemmologia, creare gioielli. Ho sempre dipinto fin daragazzino, la passione c’è sempre stata, fin da bambino.

Emergere in campo artistico è difficoltoso, quali muri avete dovuto abbattere per farcela?

Lidia
: il campo artistico è stato uno dei mondi più difficili, dai tempi antichi ad oggi. L’arte è sempre stata considerata un di più, non una cosa necessaria. Nella maggior parte dei casi se non sei un artista affermato, facilmente fai la fame fino all’ultimo, fino alla morte, dopo di ché arriva il tuo successo. C’è anche tanto sfruttamento, noi non diciamo di avercela fatta, il primo passo è fatto è fatto, sono sempre in evoluzione, non ci si ferma mai, bisogna sempre sperimentare. Sono sempre per esaltare tutto ciò che è materico. Importante è materializzare le proprie idee.
Chi vedrà ci dirà se le nostre opere sono apprezzate. Con Eugenio che ha queste opere materiche ho amato fin da subito sperimentare.

Se si presentasse un ragazzino alle prime armi, quale consiglio vi sentireste di donargli?
Eugenio
: Persegui i  tuoi sogni, relazionandosi chiaramente con quelle che sono le realtà della vita. Se vuole fare il pittore, l’artista, l’attore o il cantante, è chiaro che non è facile, ci sono montagne, catene montuose da abbattere, però, se uno ce l’ha dentro e sta emergendo, è giusto che segua la sua strada. Sarà poi lui a valutare se è corretto andare avanti. Sono scelte personali. Quanto io dico, è che non dovrebbero essere condizionati da genitori, terze persone, insegnanti. Se un ragazzo è effettivamente così, sarà anche disposto ad accettare le conseguenze. Nella vita infine, si può sempre cambiare. Importante: se hai un sogno perseguilo, lavora, il talento va bene, ma se non viene esercitato, si perde.

Delle vostre opere quale messaggio vorreste arrivasse?
Lidia: Avere un’immagine valorizzata, fermata nel tempo. La stampa ha fatto la storia nel corso della vita. Viviamo attraverso i social, il web, nella comunicazione veloce, quotidiana, dove l’immagine è quella che conta, ma il giorno dopo l’hai già dimenticata, in quanto arriva quella successiva. Il fatto di avere una stampa ferma nel tempo, fa la differenza. La mia opera è andare a valorizzare e stampare, ccosìche tutto rimane fisso nel tempo come ricordo.

Eugenio: Un bravo artista deve essere in grado di rappresentare qualsiasi tipo di emozione dalla più alta alla più bassa, poi sceglie lui dove posizionarsi. Voglio trasmettere serenità, tranquillità, spazio, libertà, elettroni cioè che girano intorno al nucleo spiritualità. L’arte ha a che fare con la spiritualità. Il mio desiderio è trasmettere queste condizioni. L’opera deve far sentire bene l’aquirente. Un bel quadro deve essere guardato almeno trenta secondi al giorni.

Avete mai avuto paura di non essere compresi?

Lidia: No, se non sono compresa sono qui, pronta a darti le mie spiegazioni. No, non ho questo timore.
Eugenio: Non c’è comprensione in un’opera artistica, c’è l’emozione che può essere o meno compresa.
Lo scopo di un’opera è far sentire bene gli osservatori.

A fine intervista ringrazio Eugenio e Lidia per l’attenzione concessami e per la serenità trasmessami.
Un ringraziamento speciale a Paola Dongu, amica e addetta stampa di Eugenio.











Mara Cozzoli

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