Impressionismo: Berthe Morisot
“Non credo sia mai esistito un uomo che abbia trattato una donna come suo pari, e questo è tutto ciò che vorrei sia chiaro. Io so di valere tanto quanto loro”.
Nacque a Bourges nel 1841, terza figlia del prefetto Tibource Morisot e Marie- Josephine Thomas.
Vi fu una data che, nel corso del tempo, acquisì rilievo, non solo nella storia dell’arte, ma anche per ciò che concerne la cultura moderna di tutta Europa.
15 aprile 1874, ore 10.00, aprì presso lo studio del fotografo Nadar, situato all’interno della sala del palazzo in Buolevarde des Capucines, 35, la prima mostra degli impressionisti, denominati “Société Anonyme Des Artistes”, che costituì uno strappo alle regole del Salon, il quale da sempre accolse tre pezzi di ogni pittore, legati fra loro per soggetti e temi, inquadrati, infine, in apposite sezioni.
Nel primo caso, 125 quadri appartenenti a 30 artisti fra i quali: Claude Monet, Camille Pissarro, Pierre Auguste Renoire, Paul Cézanne vennero esposti.
Tali artisti che oggi consideriamo fra i più grandi, in quegli anni subirono l’etichetta di “ribelli”, “radicali”, in controtendenza rispetto le regole della “Buona Arte”.
Fra loro, una donna: Berthe Morisot che, in quell’occasione, presentò ben nove lavori.
Da citare: “La Culla”, “Nascondino”, “Il porto di Lorient”, “La Lettura”. Dipinti a olio, acquerello e pastello.
A volerla, Edgar Degas.
La donna, in precedenza, espose al Salon, ma in quel contesto, per quanto le sue opere accettate, non ebbero riconoscimento obiettivo.
Partecipare alla collettiva, risultò essere un gesto radicale.
La critica fu feroce.
Albert Wolff su “Figaro” ebbe a dire: “ Cinque o sei pazzi, uno dei quali è una donna. C’è una donna nel gruppo, come nel caso di tutte le gang famose. Il suo nome è Berthe Morisot ed è interessante da osservare. In lei, la grazia femminile si è conservata in mezzo alle manie di una mente in delirio”.
L’anno seguente, l’Hotel Dourot ospitò la mostra degli impressionisti, allo scopo di raccogliere fondi.
Qualcuno si sentì oltraggiato dalla presenza della donna, e le etichette indirizzatele furono alquanto volgari.
Berthe Morisot, anni 33, si lanciò a capofitto in un’avventura estrema.
Passiamo al percorso artistico e personale di Berthe.
L’ avviamento alla pittura iniziò a dodici anni circa. Il pretesto, fu quello di fornirle strumenti avanzati per un regalo al padre nel giorno del suo 51 esimo compleanno.
Dato che le scuole di Belle Arti, rimasero precluse alle donne fino al 1897, la signora Morisot, accompagnò quest’ultima e la sorella Edma, nello studio del pittore accademico Geffroy- Alphonse Chocarne, istruite al tratteggio, appresero il disegno come base di ogni forma artistica.
In seguito, loro maestro divenne Guichard, che le portò al Louvre per copiare i capolavori dei grandi maestri; Berthe si dedicò al veronese e ne riprodusse “Il Calvario” e “Cena in casa di Simone”.
Nel 1861, studiò la natura, venne affidata quindi da Guichard a Jean-Baptiste Camille Coret, noto paesaggista.
Nel 1863 dipinse i quadri che nel 1864 parteciparono al Salon. Ovviamente, questa manifestazione non significò nulla, se non una soddisfazione personale, ottenuta da ben poche donne. Difatti, quest’ultimo fu un passaggio necessario, ma non sufficiente; la donna pittrice dovette in ogni caso, seguire determinate regole, prima fra tutte quella di non cimentarsi con soggetti inadatti al proprio sesso.
Si può dire che la figura materna fu fondamentale, affinché la figlia potesse riconoscersi come artista professionista e non come dilettante. Non ne ostacolò la presenza al Salon, ma la incoraggiò, la sostenne per anni a parole e anche materialmente, nonostante, anno dopo anno, la mente della figlia sviò in direzione opposta rispetto alla madre. L’equilibrio tra le due si ruppe quando la giovane assunse l’etichetta di artista.
Nel 1867 conobbe Èdouard Manet, il quale ebbe già modo di scandalizzare
al Salon, fattosi notare per i dipinti: “Le déjeuner sur l’herbe” e “Olympia.” L’uomo rimase subito colpito dal talento e dal carattere di Berthe, sul quale scrisse anche Paul Valery: “Facilmente, pericolosamente silenziosa, senza saperlo imponeva a tutti coloro che l’avvicinavano, se non erano grandi artisti del suo tempo, una distanza inesplicabile”.
Nel 1869 posò per Manet. La tela che ne derivò prese il nome di “Al Balcone” ed esposta quello stesso anno al Salon.
Circa le opere giovanili, sappiamo che Berthe ne distrusse gran parte. Da un lato perché le ritenne poco originali, dall’altro perché insoddisfatta.
Tra i pochi lavori esistenti, “Il Calvario” e “Cena in casa di Simone”; composte tra il 1858 e il 1860, rivelarono capacità di coordinazione compositiva, necessarie non solo al disegno, ma fondamenta per l’intensità cromatica.
1865, di eccezionale finezza, risultò “Cottage con tetto di paglia in Normandia”, tocco moderno, con rimando all’impressionismo, e presagi di immagini post-impressioniste.
1866, fu l’anno di “La Senna oltre il ponte di Lena”, dipinto che, l’anno successivo venne presentato al Salon.
Un paesaggio dalla luce tenue, pre-crepuscolare, nubi rossicce, i cui toni, balenanti, rispecchiano sulla terra.
Inverno 1869/1870. Edma fece rientro nella casa dei genitori, al fine di dare alla luce la sua primogenita.
In quest’occasione, fu ritratta insieme alla madre.
Nel ritratto, Berthe, mise in evidenza l’aria rassegnata della sorella, il cui anello alla mano destra, è ben visibile, come lo è quello della madre. Sposate e passive, ecco ciò che attraversò lo sguardo della nostra artista.
La situazione mutò nel momento in cui Edma divenne madre, e la sorella eseguì alcuni ritratti di grande intensità psicologica e artistica.
L’anno successivo, dipinse “La Culla”, quadro tra i più fortunati esposti alla prima mostra impressionista.
Si trattò di un ritratto di Edma seduta innanzi alla culla dove dorme profondamente la piccola Blanche, di pochi mesi.
Soprannominata anche “Sinfonia in bianco”, si mise alla prova con un esercizio di virtuosismo pittorico.
Quadro soffice, leggero e morbido.
La produttività di questi anni, rimase documentata da altri lavori: “Caccia alle farfalle”, “La Lettura” e “Signora e bambina alla terrazza”.
Anche per la Morisot, giunse il giorno del “Sì!”, o meglio, del matrimonio con Eugène Manet.
Marito che sostenne i bisogni artistici della moglie.
La donna non fece mai mancare il suo supporto alla causa degli impressionisti.
L’unica mostra alla quale non partecipò, fu quella del 1879, anno in cui nacque l’unica figlia, Julie, e che la vide cadere in stato depressivo, tutto ciò in concomitanza con la morte della Duchessa Castiglione Colonna, suo punto di riferimento. Berthe Morisot prese posizione femminile, sia nello svolgere la sua professione, che nella vita. I soggetti furono quelli che l’impressionismo apprezzò maggiormente, rappresentarono uno stile non inferiore, bensì arte nuova. Come madre amò la sua bambina, trascorse con lei tutto il tempo libero; copiò sua figlia infinite volte e la utilizzò come modella. Partecipò alla quinta mostra impressionista, con quindici lavori, tra i quali:”Giovane donna vicino alla finestra” e “Signora con Manicotto” (1880). Le esponenti in “rosa” divennero così tre, ad accompagnarla, Mary Cassatt e Mary Bracquemond.
L’anno seguente, si tenne la sesta mostra impressionista sotto la direzione di Degas. Nuovamente vi partecipò, esponendo sette opere. Da menzionare: “La Balia Angèle mentre allatta Julie” e “Paesaggio”. (1881).
1886, Eugéne e Berthe si fecero carico dell’ottava e ultima mostra impressionista. Fu un successo. Esposero, Pissarro, Mary Cassatt, Paul Gaugin, Henri Rouart.
1887, il suo lavoro venne incluso nella rassegna degli impressionisti organizzata a New York.
Nel corso dell’estate 1891, creò due grandi dipinti raffiguranti Julie e la cugina nell’atto di cogliere ciliegie.
Berthe si spense il due marzo 1895. Le sue ultime parole, scritte in una lettera il giorno prima della morte, furono per Julie.
Dopo il decesso della pittrice Degas organizzò una retrospettiva a lei dedicata, la più grande che si sia mai vista, 174 dipinti, 54 pastelli, 61 disegni, 68 acquerelli, 3 sculture.
Ancora oggi, Berthe Morisot è lodata per la sua naturalezza, spontaneità, delicatezza e tenacia.