Parlando di opera lirica. Intervista a Dominika Zamara, soprano.
Ci addentriamo oggi in un campo musicale a mio avviso ancora poco “apprezzato”, al quale occorrerebbe dare maggiore spazio; una sorta di sfera magica in grado di trasmettere forti emozioni, alle spalle della quale, vigono disciplina, spirito di sacrifico e duro lavoro.
Dialoghiamo con Dominika Zamara.
Scrivo al plurale in quanto l’intervista che leggerete è portata avanti da: Cozzoli Mara, redattore Milano Più Sociale e Musella Alessio, editore Exit Urban Magazine.
C.M. Quello della lirica è un campo molto particolare, all’apparenza riservato ad una cerchia ristretta.
In parte si è una musica complessa nel suo insieme ed i giovani fanno fatica a volte ad apprezzarla, poi tra i 30 e i 40 anni molti hanno una riscoperta di questo campo. Credo che sia la televisione e i media a dare un impronta troppo marcata al commerciale e quindi molte persone vedono questo come un qualcosa di distante dal mondo odierno e fuori moda, ma questa musica non ha confini ne di tempo ne di spazio e anzi leggendo i libretti si va a scoprire che ancora oggi sono molto attuali. Molte volte invece vedo persone molto giovani e giovanissimi tra il pubblico e molto curiosi di carpire l’essenza di quest’arte, devo dire che la cosa mi fa molto piacere
C.M. Quanto è difficile emergere in questo campo?
E molto difficile, bisogna essere molto determinati, avere costanza e studiare, studiare, studiare, continuare a migliorarsi e saper accettare le sfide, ad esempio, a volete mi è capitato di dovere imparare opere intere in pochissimo tempo. Sacrificare tutto anche la vita privata cioè all’arte si devi donare l’anima e un tributo necessario.
C.M. Musicalmente, dove trovi le sue origini?
Anche se cominciai a studiare in Polonia è in Italia che trovo le mie origini artistiche qui venni nel 2006 con una borsa di studio per il Conservatorio di Verona e dopo la mia Laurea all’Accademia Musicale di Wrocław fu qui fu qui in Italia che iniziai a perfezionarmi nell’arte del Bel Canto con gradi Maestri, a cui sarò grata in eterno tra i quali: Enrico De Mori, Alida Ferrarini, Bruno Pola, Mario Melani, Alessandra Althoff-Pugliese, Daniele Anselmi e Paolo Valieri. Essendo l’opera nata in Italia non posso che amare questo paese che mi ha accolta ed è diventata la mia seconda Patria.
M. A. Quando hai capito di avere le caratteristiche per essere un soprano?
Quand’ero piccola mi accorsi di avere questo dono, fu mio caro Nonno che era un organista che mi aiutò come primo ad esprimerlo e da li iniziai i miei percorsi di studio che mia hanno fatto diventare quella che sono.
M.A. La lirica non è solo voce, ma anche interpretazione, quanto è difficile immedesimarsi ogni volta in un personaggio differente, quando interpreti un’opera?
Bella domanda e un’esperienza metafisica, difficile spiegarlo a parole, da quando inizio lo studio di un ruolo e sino alla messa in scena io non sono più me stessa ma divento quel personaggio, sento le sue emozioni e come se quel personaggio vivesse dentro di me, ad esempio, l’anno scorso debuttai nel ruolo di Violetta Valéry nell’opera La Traviata di Giuseppe Verdi nel pavese diretta dal Maestro Gian Marco Moncalieri, quando Violetta morì una parte resto con lei e poi per un periodo sentii un vuoto dentro, sentivo la mancanza di quella presenza che con me ha condiviso una parte della mia esistenza. Devo dire che è molto impegnativo immedesimarsi, ma per me è più difficile separarmi dal personaggio.
C.M. Azucena, da “Il Trovatore” di Verdi è forse uni dei personaggi più complessi. Quanta empatia occorre per interpretarla?
Premetto che non è un ruolo per la mia vocalità, è un ruolo per mezzosoprano o contralto, dipende dalla sensibilità e dal proprio vissuto di chi lo interpreta, Azucena è una donna e una madre che per errore uccide il proprio figlio e vive consapevole di questo e distrutta dal dolore, con la sete di vendetta per la propria madre finita al rogo, alla fine verrà placata la placata la sua sete di vendetta con una tragedia, certo che e uno tra i ruoli più drammatici che esista e sicuramente richiede una grandissima empatia da parte di chi la interpreta.
M.A. Quante ore al giorno eserciti la tua voce?
Dipende soprattutto dal tempo che ho a disposizione da quando mi viene commissionato un ruolo, quando devo imparare ruoli o repertori tipo in due settimane mi chiudo a casa e studio anche cinque o sei ore, se ho più tempo dalle tre alle quattro ore giornaliere e in quei periodi sono molto rigorosa, mi cocendo solo qualche passeggiata come distrazione
M.A. Prima di salire sul palco, quali sono le fasi che segui, dal momento in cui vieni scelta come Soprano?
Innanzi tutto inizio a studiare da sola, poi ci sono varie prove con orchestra e di regia sino ad arrivare all’antepiano ed alla prima che rimane sempre la più grande emozione.
M.A. Che rapporto hai con il pubblico della lirica? Al di la della presenza in teatro, ti seguono anche sui social?
Con il mio pubblico ho bellissimo rapporto mi seguono molto, avvolte apro i social e mi trovo inondata di messaggi e complimenti, specie dopo un’esibizione sia da chi c’era a chi no e mi chiedono come sia andata l’opera o il concerto, a volte e anche difficile rispondere a tutti
M.A. Una domanda più personale per chiudere l’intervista:
Ci racconti una tua passione, al di fuori della Musica?
La natura e le passeggiate in montagna, mi piace arrivare sino in cima, che tra l’altro è la metafora della mia vita, uno dei miei posti preferiti sono le Dolomiti bellunesi, li trovo la pace e la bellezza che mi ricarica e mi da ispirazione per la mia arte.
In conclusione, ringraziamo Dominika per il tempo dedicatoci.
Ai nostri lettori proponiamo una delle performance dell’artista.
https://www.youtube.com/watch?v=CkYMVPgcyuoh