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L’arte nel rinascimento, Raffaello Sanzio.
Pittore e architetto, Raffaello Sanzio nasce a Urbino il 28 marzo 1483.
Iniziato alla pittura dal padre, termina la sua formazione presso il Perugino.
Arriva a Firenze intorno al 1504/1508, salvo poi trasferirsi a Roma, nel momento in cui è chiamato da Papa Giulio II a decorare i suoi appartamenti in Vaticano.
A livello artistico, il suo successo è confermato anche in seguito, sotto il pontificato di Leone X: in questo periodo infatti ottiene svariate commissioni anche in campo architettonico.
Tra le opere ricordiamo:
“Sacra Famiglia Canigiani”,tavola datata 1507/ 1508 circa.
Firmata “Raffael Urbinas”, rientra tra gli studi relativi al tema “La Madonna con il Bambino” eseguiti dall’artista con frequenza negli anni fiorentini.
All’interno della composizione compaiono Elisabetta e Giovannino insieme ai componenti della famiglia, i quali compongono un gruppo piramidale. tutto ciò rende l’opera più complessa.
Oltre a rappresentare un esempio di virtuosismo, la configurazione permette di spaziare nell’esporre i gesti, i giochi di sguardi e i legami che intercorrono tra i personaggi.
Questo permette a Raffaello di cercare una corrispondenza tra i moti del corpo e dell’anima.
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“Le tre grazie” e ”Il Sogno del Cavaliere”, tavola datata !504/1505 circa
Inizialmente le due tavole erano unite in una a plasmare un dittico. Rappresentano le prime opere di natura profana dipinte dall’artista; omaggio al committente Scipione Borghese, ritraggono il sogno di Scipione l’Africano tra le incarnazioni di Virtù e Piacere.
La seconda parte della tavola,invece, dona spazio alle Tre Grazie, nell’atto di porgere all’eroe i frutti delle Esperidi, simbolo dell’immortalità. Libro e spada, tenuti tra le mani da Virtù, e il fiore, stretto da Piacere, fanno riferimento al fine rincorso da Scipione, visto come uomo sapiente, ma anche come soldato, amante e poeta.
Il tema Virtù e Piacere vengono ricondotti a un concetto armonico, e non visti come elementi inconciliabili.Chiaro e netto è il riferimento al classicismo.
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“Lo sposalizio della Vergine”, tavola datata 1504
Dipinta all’età di ventun’anni, quindi, poco prima di partire per Firenze.
Al centro della creazione è posto il tempio, dipinto sullo sfondo. che diviene emblema dell’armonia del creato, il quale secondo le teorie tipiche del Rinascimento, viene rivelata l’essenza divina.
La struttura è simbolo di virtuosismo prospettico. Da essa emana uno spazio circolare che invade il dipinto e accompagna la posizione semicircolare dei personaggi in primo piano.
Si giunge in tal modo a foggiare una confluenza sul gesto dello scambio degli anelli.
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“La Fornarina”, olio su tavola datato 1518/1519 circa.
Sul bracciale della donna è riconoscibile la firma “Raffael Urbinas”.
Si pensa che il dipinto ha subito una modifica da parte di Giulio Romano, la certezza è che è stato conservato dallo stesso Raffaello nel proprio studio fino alla sua morte, giunta poco dopo averlo completato. Ad essere rappresentato è un seminudo, la protagonista è ritratta a seno scoperto, coperta da un leggero velo che regge al petto e da un manto rosso che nasconde le gambe.
La firma dell’artista posta sul bracciale potrebbe essere un suggello d’amore.
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“Il trionfo di Galatea”, tavola datata 1511/1513
“Due famosi delfini un canto tirano; sovr’esso è Galatea che il fren corregge: e quei nuotando parimente spirano ruotati attorno parimenti spirano”. A. Poliziano
La descrizione di un dipinto del greco Filostrato lasciata da Poliziano, può aver ispirato l’opera.
Diversi elementi vanno a comporla, e l’artista riesce a combinarli tra loro: nudi scultorei dei tritoni e delle nereidi, colori utilizzati, come il mantello rosso di Galatea e l’azzurro del mare.
Anche qui si ha un chiaro riferimento all’epoca classica.
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Raffaello si spegne a Roma il 6 aprile 1520.
La sua pittura è riscontrabile anche in pittori del XX secolo.
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Mara Cozzoli
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