Intervista esclusiva a Felipe Cardeña di Alessio Musella.
Ci è giunta in redazione l’intervista esclusiva di Musella Alessio a Felipe Cardeña, artista spagnolo e giramondo allo stesso tempo.
La proponiano ai lettori di Milano Più Sociale.
“Lo segue da sempre e ha visto crescere il progetto già dagli esordi, artisticamente parlando, quindi lascio che ad introdurre l’artista sia Chris Gangitano, Direttore Artistico e Curator di Comunicarearte-Atelier Spazio Xpò e Urban Art Specialist”.
Felipe Cardeña è nato a Balaguer (Spagna) nel 1979. Artista “trotamundo” (giramondo), vive a Cuba e ovunque gli capiti. Il suo lavoro si basa sull’ambiguità e sulla moltiplicazione dell’identità nell’era del web: se l’artista si nega a fotografie e telecamere, il suo lavoro è rappresentato da gruppi di ragazzi (la Felipe Cardena Crew), che disseminano opere in strada, nei musei, in eventi a sfondo etico e sociale. La sua cifra stilistica è basata su collage a tema floreale, che trattano le tematiche della diversità identitaria, del mescolamento tra cultura alta e bassa, del bombardamento iconico tipico della postmodernità.
Per quanto riguarda le domande, ho scelto di essere semplice e diretto, per dare l’opportunità a Felipe di raccontarsi, a modo suo ..
Cosa significa per te lo sfondo di fiori sempre presente nelle tue opere?
I fiori sono l’emblema perfetto della bellezza e della complessità della natura, dunque del creato: nel loro ripetere tutti i colori e tutte le forme del mondo, essi rappresentano, metaforicamente, il paesaggio terrestre allo stato puro, prima che l’uomo lo stravolgesse con la sua impronta, spesso violenta e irrispettosa. I fiori sono una metafora della realtà vista dietro il “velo di Maya” della quotidianità e della storia.
Quando hai creato il tuo primo lavoro?
A 9 anni: durante una festa di bambini, ho dipinto, con le tempere, il volto di mio compagno con immagini di fiori. Questo ha creato una piccola scossa tra gli altri bambini, che per me ha avuto il valore di un’epifania: chi mi ha preso in giro dandomi dell’effeminato, chi ha apprezzato la bellezza dei disegni, chi, addirittura, ha voluto che dipingessi il volto anche a lui. Per me è stato un atto catartico, che mi ha portato a scoprire il potere, e anche la straordinaria ambiguità, della creazione artistica. Da quel momento non ho più smesso di creare.
Quando hai deciso di voler dialogare con il mondo attraverso la tua arte e cosa vuoi far arrivare a chi guarda le tue opere?
A 17 anni ho cominciato a fare il mimo di strada, considerandolo non un lavoro come un altro, ma un atto d’amore verso il mondo e la gente che incrociavo. Ma la mia avventura nel mondo dell’arte contemporanea data intorno al 2005, quando ho cominciato con i collage a sfondo floreale. Volevo che la gente sentisse il mio come un grido d’amore. Ancora oggi, non mi interessa la fama né tantomeno il presenzialismo: in mia vece parlano le mie opere, che voglio che diano in chi le guarda un senso insieme di armonia, di pace e di complessità.
Ringrazio Felipe per il tempo dedicatomi.
Alessio Musella