Dislessia. Intervista a Linda Manzoni, logopedista e responsabile centro polifunzione “Parole e Psiche” di Ronco Briantino.
La dislessia rientra nei disturbi specifici dell’apprendimento, viene definita come un disturbo specifico della lettura, una mancanza di automatizzazione che intacca la correttezza e la velocità dello sviluppo che compromette in modo “selettivo” e, più o meno severamente, la capacità di leggere.
I DSA costituiscono un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità lettura, scrittura, ragionamento o matematica.
Parliamo quindi di: dislessia (lettura), disgrafia (specifica difficoltà nella realizzazione manuale dei grafemi, ne consegue una calligrafia poco leggibile e in alcuni casi alcuni non sanno scrivere in corsivo) , disortografia pecifico disturbo nella correttezza della scrittura intesa come processo di trascrizione tra fonologia e rappresentazione grafemica della parola, comporta la mancanza di automatizzazione delle regole ortografiche (doppie, accenti, parole capricciose…).
Discalculia (difficoltà nel calcoli matematici nello specifico, debolezza nella strutturazione delle componenti di cognizione numerica: intelligenza numerica basale, meccanismi di quatificazione, comparazione, seriazione, strategie di calcolo a mente, difficoltà nelle procedure esecutive: lettura, scrittura e messa in colonna dei numeri, difficoltà nel calcolo: fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto.
Coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Sono disabilità che derivano da una peculiare organizzazione del sistema neuropsicologico, determinando disturbi permanenti nella realizzazione di alcune funzioni: lettura, scrittura e calcolo.
Per meglio approfondire la tematica dialogo, oggi, con Linda Manzoni, logopedista e responsabile del centro polifunzione Parole e Psiche di Ronco Briantino, struttura presso la quale è possibile trovare servizi specifici per l’età infantile, adolescenziale e adulta di logopedia, pedagogia e psicologia.
Nel corso della storia, si sono succedute svariate teorie circa l’origine della dislessia. Ad oggi, si è giunt, finalmente, i a comprenderne i fattori scatenanti? Se sì, quali sono?
Relativamente alle cause, le ipotesi rientrano principalmente in due aree di ricerca: neuropsicologica e psicodinamica.
La ricerca psicodinamica riconosceva ai DSA una genesi essenzialmente psicogena, facendo riferimento al valore simbolico che l’apprendimento di lettura, scrittura e calcolo può assumere in alcune situazioni, cioè quella di tradurre un disagio o un malessere legato a dinamiche intrapersonali ed interpersonali inadeguate.
L’errore evidente di questa lettura del disturbo è la confusione tra causa e conseguenza.
La ricerca neuropsicologica ha accertato l’esistenza di un’alterazione strutturale e/o funzionale, di natura genetica o acquisita, a carico delle strutture preposte all’acquisizione e alla automatizzazione di vari apprendimenti; in particolare, la compromissione principale di:lobo temporale, lobo prefrontale,lobo occipitale, corteccia temporo-parietale sinistra. Queste aree sono di volta in volta più o meno coinvolte, in relazione all’aspetto dell’apprendimento che risulta più compromesso.
In ogni caso la dislessia e gli altri DSA sono la manifestazione di una differenza, che oggi viene definita NEURODIVERSITÀ.
Non si tratta di una malattia o patologia e non si presenta in seguito a una lesione, ma è uno sviluppo neurologico atipico, espressione della varianza della popolazione.
Chi può eseguire tale diagnosi?
Per iniziare il percorso di valutazione occorre rivolgersi al Servizio Tutela della Salute Mentale e Riabilitazione in età evolutiva o all’Unità Operativa di Neuropsichiatria infantile della propria ASL di riferimento; altrimenti a Centri Specialistici privati accreditati con il SSN.
La valutazione dev’essere fatta da un’equipe multidisciplinare composta da professionisti delle aree: psicologia/neuropsicologia, logopedia, pedagogia, neurologia e psichiatria mediante specifici test standardizzati, in linea con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e della Consensus Conference (2007), un’assemblea dei rappresentanti delle principali organizzazioni dei professionisti che si occupano di questi disturbi (psicologi, logopedisti, neuropsichiatri infantili, pediatri, ecc.).
I test somministrati sono volti a valutare: intelligenza,capacità di scrittura,capacità di lettura, comprensione del testo,capacità di calcolo, linguaggio.
A conclusione dei test, se il dubbio di DSA è confermato, la relazione dello specialista specificherà i risultati, la diagnosi dettagliata di DSA e le strategie da adottare per migliorare l’approccio a beneficio dello studente, ovvero Strumenti Compensativi e Dispensativi.
Quando può essere formulata una diagnosi?
La definizione di una diagnosi di DSA avviene in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico. È necessario infatti che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura e di calcolo.
Di fatto, il percorso diagnostico può essere intrapreso a partire dalla terza elementare per la dislessia, disgrafia e disortografia.
Mentre per la valutazione della Discalculia si può procedere dalla quarta elementare.
Dalla scuola materna è possibile individuare dei campanelli d’allarme come: difficoltà di linguaggio (confusione di suoni, frasi incomplete, sintassi inadeguata), inadeguata padronanza fonologica (sostituzioni, omissioni), difficoltà di accesso lessicale e povertà lessicale, inadeguatezza nei giochi linguistici, difficoltà di orientamento spaziale sul foglio, difficoltà nelle filastrocche e di attenzione. In alcuni casi goffaggine (nel vestirsi, nell’allacciarsi le scarpe).
Cosa accade se eseguita oltre i 18 anni?
Le possibilità di ottenere una diagnosi per gli adulti dislessici nella realtà italiana è piuttosto difficile: i servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza non possono occuparsi di persone di età superiore ai 18 anni, e tendono talora a non prendere in carico anche ragazzi dai 14 anni.
La dislessia nell’adulto, come in età infantile, richiede la dimostrazione oggettiva di un deficit della lettura in termini di rapidità e di accuratezza; pertanto è necessario confrontare le prestazioni del soggetto in esame con valori normativi forniti da un campione di soggetti normali della stessa età e scolarità.
Data la numerosità di soggetti in Italia con DSA e la scarsa attenzione sul tema dell’evoluzione a lungo termine, è necessario conoscere adeguatamente il fenomeno in questa fascia d’età.
La Dislessia non scompare con la fine della scolarizzazione; è noto che il substrato biologico e un certo grado di difficoltà, siano riconoscibili anche in età adulta.
Molte persone con DSA, diventate adulte, non sono mai state diagnosticate.
Per loro la dislessia è un disturbo neurobiologico nascosto che può provocare alcune difficoltà nella qualità lavorativa e di vita.
Alcune di queste sono: difficoltà a frequentare ambienti accademici, difficoltà sul lavoro, disoccupazione, ridotta fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità. Vi sono evidenze scientifiche che sottolineano come i dislessici adulti, nonostante una prolungata scolarizzazione, mantengano nel tempo difficoltà di lettura significative rispetto ai loro pari.
La dislessia negli adulti può pertanto avere delle conseguenze importanti sulle scelte di vita future, causando una serie di difficoltà nella vita di tutti i giorni, ma specialmente per chi vuole proseguire con gli studi. Da diverse ricerche è emerso difatti che gli studenti universitari dislessici continuano a presentare difficoltà nel proprio percorso di apprendimento.
Come “legge” un cervello “dislessico”?
Non c’è una risposta giusta o sbagliata a questa domanda, ogni dislessico ha i suoi punti di forza e di debolezza, quindi ognuno ha il suo modo di leggere.
In generale, per farvi immedesimare in un ragazzo dislessico posso dirvi di immaginare che le lettere dell’alfabeto vi “compaiano” a metà: solo la metà di sinistra o solo quella di destra o che vi sembrino dimezzate in orizzontale.
Il resto, quello che si “nasconde”, devi immaginarlo, infatti un errore tipico dei dislessici sono le anticipazioni scorrette.
Non ti sarebbe difficile e non ti richiederebbe parecchio tempo “decodificare” anche un’unica parola? Oppure immagina che le parole comincino a “ballare” sul foglio. O, ancora, che le “p” e le “b” , o le “d” e le “q” , le “a” le “e” e le “o” vi sembrino indistinguibili.
E che i vostri occhi invece di seguire le normali linee di lettura “letteralmente” balzino da una parte all’altra del foglio nel tentativo di dare un senso alle parole. O che leggiate le lettere che formano le parole in ordine inverso.
Il DSA come detto in precedenza, coinvolge anche l’area matematica: il calcolo. In questo caso, parliamo di discalculia. Cosa puoi dirci in merito?
La discalculia è uno dei quattro disturbi specifici dell’apprendimento, in alcuni casi può essere comorbilitata a altri DSA o essere presente singolarmente. Il termine indica le difficoltà di apprendimento dell’aritmetica elementare in bambini normalmente scolarizzati, in assenza di compromissione delle altre forme di ragionamento logico e di simbolizzazione. Le difficoltà riguardano: inizialmente la capacità di operare anche su piccole quantità, con la necessità di aiutarsi con le dita, l’acquisizione del concetto di numero risulta sempre difficile, così come la capacità di scriverlo correttamente e di effettuare anche semplici operazioni. Difficoltà, infine, si rilevano nella risoluzione di problemi, anche quando le quattro operazioni sono state apprese.Errori nel sistema dei numeri: nel conteggio in avanti ,all’indietro ,nella sequenza dei numeri, nella trascodifica de codici.
Comorbilità, ovvero presenza di altre condizioni; ne rientra la stessa discalculia. Quali altri “casi” di comorbilità possono presentarsi?
La DISORTOGRAFIA si manifesta con difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto e/o a rispettare le regole ortografiche (accenti, apostrofi, forme verbali etc.). Si manifesta sia nel dettato sia nella composizione libera
Nel primo caso si rilevano inversioni, trasformazioni e omissioni di lettere o sillabe, nel secondo caso vengono messe in evidenza le principali difficoltà caratterizzanti il disturbo, rappresentate da brevità del testo, povertà del vocabolario, inadeguata strutturazione della frase, errori grammaticali e della punteggiatura.
Infine, l’ultimo DSA che può comorbilitare con la dislessia è la DISGRAFIA, difficoltà a livello grafo-esecutivo, riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto, irregolare; è una difficoltà che investe la scrittura ma non il contenuto.
Le linee guida del ministero dell’istruzione impongono l’obbligo per le istituzioni scolastiche di strumenti compensativi, strumenti didattici e tecnologici che facilitano una prestazione in un area deficitaria. Nello specifico, in cosa consistono?
Gli strumenti compensativi non privilegino gli studenti con DSA, ma servono per portare le loro competenze scolastiche al livello degli altri alunni
Le misure compensative e dispensative quindi permettono di compensare le difficoltà di esecuzione di compiti automatici derivanti da una disabilità specifica mettendo il soggetto in condizioni di operare più agevolmente.
In più evitano al soggetto di cimentarsi in forme di attività che, per la presenza di una disabilità specifica, sono destinate al sicuro fallimento, indipendentemente dall’impegno del soggetto.
È importante specificare che non migliorano l’apprendimento.
Le istituzioni scolastiche secondo la legge 170/2010 hanno l’obbligo di arantire l’introduzione di strumenti compensativi ovvero compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche e di misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere.
Strumenti compensativi specifici, che ausiliano in modo diretto e specifico una delle abilità, lettura, ortografia, grafia, numero e/ calcolo sono:Sintesi vocale, con cui il bambino riesce a leggere, calcolatrice con i quali riesce a fare i calcoli, correttore ortografico e tastiera, con i quali scrivi testi chiari e corretti. Strumenti compensativi non specifici o funzionali, ad es. della memoria procedurale o di altre abilità: tavola pitagorica, promemoria dei verbi, sequenza di giorni, mesi etc…
Infine, le misure dispensative maggiormente utlizzate sono: non lettura a voce alta, non scrittura veloce sotto dettatura, non lettura di consegne, non uso del vocabolario, non studio mnemonico delle tabelline,non studio delle lingue straniere in forma scritta, tempi più lunghi per prove scritte.
Dirigo la mia attenzione anche alla componente emotiva.
Cosa prova un ragazzo? Quali sono i disturbi internallizanti più frequenti?
Quando si parla di ragazzi con un DSA si tende a focalizzare l’attenzione su ciò che “manca” nel bambino e ciò che si deve raggiungere.
Un aspetto importante, da non sottovalutare, è il suo benessere psicofisico in quanto il ragazzo spesso soffre per la situazione che si trova a vivere e ciò può avere ripercussioni sia sul suo lavoro a scuola che nella sua vita personale.
Il bambino con DSA è un bambino che si impegna, ma nonostante gli sforzi immensi che fa non riesce a stare al passo con i suoi compagni di classe, sentendosi diverso e inadeguato.
L’inadeguatezza spesso porta al ragazzo DSA ad avere un giudizio di stima di se negativo, con un abbassamento importante dell’autostima ed avere sconforto, vergogna, colpa e ansia.
Oltre alle difficoltà scolastiche si affiancano in questi bambini problemi di natura emotiva, comportamentale e relazionale che non solo influenzano il loro benessere ma anche quello dei genitori.
Le figure che entrano in contatto con questi ragazzi possono affermare che gli ostacoli che incontrano nel loro processo di apprendimento li porta spesso ad essere demotivati, disinteressati e a mettere in atto atteggiamenti di evitamento nei confronti dei compiti scolastici per sottrarsi alla frustrazione e all’insuccesso atteso.Nelle situazioni più estreme possono verificarsi anche casi di fobia scolare.
Emotivamente, come può essere aiutato?
Per il sostegno psicologico è importante essere seguiti da un professionista a livello famigliare. Lo psicologo è un professionista in grado di descrivere lo sviluppo dell’apprendimento in un bambino e riconoscerne gli eventuali e venti disturbanti o psicopatogeni: è esperienza costante che problemi nel percorso di apprendimento scolastico possono compromettere in modo irreversibile la motivazione allo studio, la percezione del Sé e la dinamica relazionale presente e futura in cui il bambino vive e cresce.
I DSA riguardano le basi su cui poggia tutto il percorso di apprendimento scolastico.
Essi quindi vanno esplorati dettagliatamente e singolarmente per scoprirne l’andamento funzionale o disfunzionale che sia, innanzitutto rifacendosi alle procedure ed agli strumenti raccomandati nella Consensus Conference.
Qual è la reazione di un genitore difronte a una diagnosi?
I genitori hanno bisogno di essere guidati nella conoscenza del problema, in merito ai possibili sviluppi positivi e negativi dell’esperienza scolastica.
È fondamentale che siano informati con professionalità e costanza sulle strategie didattiche che la scuola progetta per un apprendimento più possibile sere e inclusivo.
Nella mia esperienza professionale, posso dire che vi son genitori che si ritrovano nelle difficoltà scolastiche dei figli, quindi riescono a comprendere a fondo le difficoltà del ragazzo supportandolo nel percorso.
Il migliore strumento compensativo per un ragazzo DSA è proprio un genitore ben informato sulla legge 170/2010, sull’utilizzo degli strumenti compensativi e dispensativi.
D’altra parte, non sempre i genitori accettano la diagnosi del proprio figlio, non comprendendo le difficoltà ne rimescono l’opportunità dell’utilizzo degli strumenti.
Ecco, fare una cosa simile è come togliere gli occhiali a uno studente miope; non solo ei infrange una normativa specifica, ma si va anche a volare un diritto ad apprendere, sancito dalla costituzione.
Credo che a nessuno venga in mente di togliere gli occhiali a uno studente che ne ha bisogno, ma quando si parla di dislessia il concetto non è altrettanto chiaro.
In questi casi l’unica arma contro la disinformazione è l’informazione corretta.
Per concludere, una domanda mi sorge spontanea.
Esiste un trattamento efficace?
I principali professionisti che si occupano del potenziamento e del trattamento dei DSA sono il logopedista, lo psicologo e il pedagogista. Ogni professionista si occupa della propria areaÈ difficile trarre conclusione sui risultati effettivi a cui concludono i trattamenti, in particolare per quando concerne le differenze tra loro.Alcuni principali interventi logopedici nei DSA sono: il trattamento sublessicale, neurologico, lessicale e percettivo-motorio.Il trattamento sublessicale consiste in esercizi di lettura al computer facilitati con l’obiettivo di aumentare l’automatizzazione nel rilevare lettere e sillabe.È difficile riassumere in poche righe il trattamento neurologico, di fatto però racchiude una serie di attività che hanno lo scopo fi trattare anche altre componenti del sistema cognitivo (come l’attenzione e le funzioni esecutive), oltre alla lettura.Il trattamento lessicale prevede un allenamento a leggere parole con la presentazione tachistoscopia (rapida) al computer per automatizzare la lettura, questo perché una difficoltà dei dislessici è il riconoscimento globale della parola.Infine, il trattamento percetivo-motorio si basa sull’assunto che alla base dell’apprendimento della lettura ci sia lo sviluppo di pattern motori di motricità grossolana.
Concludo, infine, specificando che non esiste una terapia che va bene per ogni ragazzo DSA, poiché si tratta di un percorso personalizzato con focus sui punti di forza e di debolezza.
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