Il Viaggio, intervista a Camilla Marinoni.
Con immenso piacere dialogo oggi con Camilla Marinoni, componente storica della nostra rivista e autrice de “Il viaggio”, pubblicato lo scorso 14 aprile edito reading with love.
Allora Camilla, come ci si sente ad essere all’esordio come scrittrice?
È una bella sensazione vedere pubblicato un mio romanzo che da tempo era chiuso in un cassetto. Lo avevo abbandonato per portare avanti un altro progetto editoriale. Susanna Barbaglia, direttore della piattaforma editoriale reading with love con cui collaboro, mi ha chiesto se avevo qualcosa da proporle adatto per questo particolare momento di isolamento. Mi è ritornato subito in mente. Mi sono divertita a rileggerlo e rimetterci mano. L’ho inoltrato poi a Susanna, le è piaciuto e ora è in vendita su Amazon.
“Il viaggio” è un romanzo incentrato sul cambiamento, sull’ introspezione e sulla presa di coscienza esistenziale, come nasce?
È la storia di Vanna, una donna ancora giovane, che per sopportare la sua realtà quotidiana, si è creata una dimensione fantastica attraverso letture di romanzi e sogni adolescenziali.
Dopo una serie di colpi durissimi, decide di scappare e abbandonare tutto, compreso il suo nome.
Si trasformerà in Maddalena.
Vive leggendo i Tarocchi, un talento che le ha trasmesso sua nonna, in un b&b in riva al mare in compagnia di persone che, come lei, stanno cercando la propria identità. Qui scoprirà l’amicizia e l’amore.
Proprio la lettura degli Arcani Maggiori dei Tarocchi saranno il filo conduttore del suo viaggio. La accompagneranno quasi “per mano” nello svolgersi della sua storia.
Vanna, la protagonista, ad un certo punto assume una nuova identità, come dire: morire per rinascere. Mi ha ricordato sotto certi aspetti “Il fu mattia Pascal”, hai voglia di analizzare questo punto?
Hai ragione, le loro storie sono simili. Vanna, però, a differenza di Mattia Pascal, non torna indietro alla sua vecchia esistenza. La nuova, anche se è in clandestinità, le piace.Nonla spaventa essere “un’invisibile”. Invece il personaggio pirandelliano preferisce ritornare indietro, anche se poi dovrà viverne una a metà.
Stiamo parlando di una donna semplice, solitaria, riflessiva, spaventata e consapevole dei propri limiti. Come trova il coraggio di rompere questo circolo vizioso?
Arriva al suo momento di rottura. Non ce la fa più a vivere una esistenza che non le piace. Davanti a sé vede solo due scelte: il suicidio o abbandonare tutto e andarsene. L’apparizione della nonna con in mano la carta della Morte le fa trovare dentro di sé il coraggio di tagliare con il passato per ricominciare una nuova esistenza. La disperazione la costringe a gettarsi a capofitto in un’avventura. Sul treno infatti viene colta dal panico. Il caso le fa incontrare Zoe che le offre aiuto.
Primo atto di ribellione: un vestito rosso, rosso come la sensualità. Vanna comprende il suo essere donna o sbaglio?
Essere femminile è uno stato mentale, che deve essere nutrito fino dall’infanzia. Nessuno glielo ha mai insegnato. Non sa nemmeno riconoscere un corteggiatore quando se lo trova davanti, come succede con Arturo. Non si accorge dell’interesse di lui nei suoi confronti, continuando invece a sognare di principi azzurri improbabili.
Il rosso non è solo il colore della sensualità, ma anche del coraggio e dell’energia che deve trovare dentro di sé. Nella sua vita incolore, l’abito è la prima pennellata di colore che vibra energia e passione per la vita.
Solo nella seconda pare del romanzo, nel momento in cui indossa l’abito per il suo primo appuntamento, questo sarà il suo talismano per il risveglio alla sensualità.
Il romanzo tocca una problematica comune a molte donne: il rapporto conflittuale madre figlia. Ad un certo punto, Vanna stanca, si tramuta nell’anti-madre? Come arriva a questa presa di posizione?
Non vedo Vanna come anti-madre, ma come una donna adulta che decide di tagliare il cordoneombelicale con la figura genitoriale. Anche se non lo fa in modo maturo, perché preferisce fuggire piuttosto che affrontarla.Riuscirà solo alla fine della seconda parte, quando ormai Maddalena è una donna realizzata, a chiamarla per salutarla e dirle che non tornerà più indietro..
Ad un certo punto il romanzo ci dice che la figura della nonna è in realtà quella che Vanna considera una madre. Si ha una sorta di sostituzione. Vanna in fondo è alla ricerca di una figura materna, di un punto di riferimento.
Quando manca nell’infanzia la presenza di una figura materna (o paterna), cerchiamo qualcun altro che la sostituisca. In questo caso Vanna è stata fortunata. Ha avuto una nonna su cui contare e che le ha passato una grande eredità: una figura femminile alternativa forte rispetto a quella materna. È questa immagine che la spinge a fuggire per salvarsi.
L’illusione di un appuntamento che alla fine manca, la morte della nonna, portano Vanna a decidere di togliersi la vita. Effettivamente questo non avviene: Vanna prepara le valigie e scappa alla ricerca di sé. Una carta, un arcano sono metafora di un consiglio, l’ultimo consiglio dell’amore di una nonna.
Non importa se è un’allucinazione a occhi aperti o un fantasma. La nonna la salva mostrandole una delle carte che ama tanto e le ha donato. L’arcano della Morte simboleggia la trasformazione, il cambiamento. Ma in questo passaggio si deve lasciare indietro qualcosa. Vanna abbandona la sua identità, per rinascere come Maddalena. Sceglie questo nome perché è quello della nonna, l’unica figura femminile nella sua vita con una forte personalità e che ha vissuto con coraggio e allegria una esistenza non facile.
Inavvertitamente nel tuo romanzo racconti quelli che sono nella maggior parte dei casi i meccanismi che fanno scattare un disturbo alimentare: relazioni familiari disfunzionali, conflittualità madre figlia, senso di inadeguatezza.
Non sono una psicologa, quindi non voglio entrare nel merito. Racconto semplicemente una storia, cercando di mostrare le emozioni della mia protagonista.
Certo è che quando non si è felici “nella propria “pelle”, il corpo lancia dei messaggi di allarme. Vanna ha una bassissima autostima e quindi si è rifugiata in un mondo suo, evitando il confronto con il presente per non doverlo affrontare.
Cosa rappresentano per Vanna i tarocchi? Elemento che tra l’altro rimane della sua “vecchia vita”.
.I Tarocchi, o meglio gli Arcani Maggiori, sono il filo rosso che lega questa storia. Consolano Vanna e le infondono coraggio nella prima parte della storia. Mentre nella seconda diventano addirittura la sua fonte di guadagno. Sono l’eredità della nonna tanto amata.
Il mio mazzo di tarocchi mi segue da trent’anni, e spesso ho chiesto consiglio alle mie carte, come fa Vanna, per fare chiarezza. Non mi hanno mai deluso.
Finalmente arriva la nuova identità: Maddalena, la donna che Vanna avrebbe sempre voluto essere. Una decisione che le è costata tanto, ma che mette in evidenza non solo il suo carattere, ma che ormai la sua vita è giunta al capolinea.
Vanna non può essere come Maddalena, perché non riesce nemmeno a immaginarsi che si possa vivere una vita del genere. Per lei è un sogno impossibile, fino a che non scappa. Vanna inventa Maddalena giorno per giorno, affrontando con l’aiuto di Zoe e Antonio, le sue paure. Ogni piccolo ostacolo superato fa aumentare la sua autostima. Vivere nel b&b di Zoe e fare nuove esperienze la fanno maturare. Nella seconda parte del libro lei è come un baco da seta racchiuso nel suo bozzolo in attesa di essere pronta per trasformarsi in una farfalla e volare via.
Vive l’emozione della libertà, della stima in se stessa, comprende il senso dell’amicizia e…il primo appuntamento, quello vero, sentito che, sotto certi punti di vista la spaventa. Ricorda un’adolescente. Hai voglia di approfondire questo punto?
La fase adolescenziale si può vivere per tutta la vita, se non si superano dei riti di passaggio. Come, appunto, andare via di casa. Vanna non li ha mai vissuti. Quindi, anche se l’età adolescenziale l’ha passata da un pezzo, non ne è ancora uscita. Non scrivo nulla che non abbia visto nella realtà contemporanea. Giovani adulti che fanno gli studenti a vita, oppure che decidono di rimanere a vivere in casa dei genitori perché in questo modo non devono farsi carico di responsabilità della vita quotidiana. Oppure non ne hanno il coraggio, come nel caso di Vanna.
Vivere nel b&b per Vanna/Maddalena è una forma di transizione, è il suo “rito di passaggio”. Deve diventare forte per affrontare quello che c’è fuori e dire addio per sempre al suo passato. Forse se non avesse incontrato Zoe sarebbe dopo qualche giorno tornata a casa.
La vita non è rosa e fiori e di questo Vanna/Maddalena ne è consapevole: per quanto forte e coraggiosa, l’amica che l’ha portata a credere in se stessa e nel suo talento cede alla parte fragile di sé: decide di concludere il suo percorso.
Maddalena e Zoe sono come uno specchio dell’altra. All’inizio è Zoe quella forte che protegge e accompagna nella sua nuova vita Vanna che si sta lentamente trasformando in Maddalena.
Andando avanti nella storia, appaiono le fragilità di Zoe che alla fine la portano verso la morte. Mentre Maddalena ora è pronta ad affrontare tutto, anche il lutto dell’amica. Ma soprattutto per iniziare una nuova vita alla scoperta del mondo.
C’è un passo che mi ha colpito molto: Le parole scritte hanno una loro vita, Fino a ieri avevo vissuto attraverso quella degli altri. Psicologicamente, quanto ti è costato scrivere questo romanzo?
Quanto di Camilla possiamo trovare tra le pagine del suo libro? Può essere considerato il tuo “Diario”?
Per una parte della mia vita, ho vissuto anch’io attraverso le parole scritte di altri, sognando un mio futuro fantastico. Poi, per un “incidente di percorso”, ho deciso che l’unica mia esistenza che mi interessava vivere era la mia. Quindi ho tagliato con il passato e ne ho ricostruita una nuova. Vanna e Maddalena sono parte di me. Scrivere attraverso loro è stato catartico. Ho detto addio al mio passato.
“Il Viaggio”, romanzo
scritto da una donna per tutte le donne, metafora del ciclo morte/vita del
proprio essere, creato dall’intelligenza emotiva della sua autrice è in vendita su Amazon https://amzn.to/2VtOvn7
Ringrazio infine Camilla per il tempo dedicatomi.
Grazie a te