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Donne in gabbia, al loro “posto”. Arabia Saudita.

Partiamo dal concetto di tenere le donne “al loro posto”.
Si tratta in questo caso di attuare una discriminazione, che non tocca la sola sfera economica, ma si avvale di strutture giuridiche che ancora le ritengono esseri inferiori, a cui vengono addirittura negati diritti in ambito riproduttivo.
Violenza e minaccia concreta di subirla rimangono i più incisivi strumenti di controllo.
Quale natura hanno questi divieti?
Tra i Paesi che maggiormente applicano queste metodologie vi è l’Arabia Saudita, il cui sistema legale è fondato su leggi di natura religiosa.
Le Fatwa religiose che impongono alla donna quanto possono o non possono fare, vanno ad intersecarsi a leggi statali che disciplinano le riduzioni volte al sesso femminile.
Fulcro del sistema del controllo è la “Tutela maschile”, ogni donna saudita deve avere un tutore maschio: padre, marito, fratello o figlio che decidono per lei. Questi soggetti hanno la facoltà di prendere fondamentali  decisioni in luogo della stessa.

I principali freni a cui vanno incontro a causa del permesso del proprio tutore, riguardano: viaggi all’estero, avere un passaporto, sposarsi, studiare all’estero per mezzo di borsa di studio statale.
Vengono inoltre danneggiate in ambito lavorativo, tutela della salute e stato sociale.
Dal punto di vista dell’attività lavorativa, le aziende possono chiedere al tutore il permesso per lo svolgimento di essa. Il Governo non richiede alla donna il permesso del tutore maschile per lavorare, ma non penalizza i datori che invece lo richiedono.

Per ricevere assistenza sanitaria necessitano del consenso del tutore.
C’è dell’altro: in caso di divorzio, la tutela passa ad altro soggetto di sesso maschile, ma nel corso del procedimento, la tutela resta in mano al marito, per quanto possa essere stato un vigilante violento.
Per quanto le modalità nel vestirsi, devo essere “sobrie”, questo significa che devono uscire in pubblico coperte da capo a piedi.
Nel 2002 è accaduto un fatto eclatante, quindici studentesse sono morte all’ interno del loro dormitorio dopo che la polizia religiosa le ha bloccate, vietando loro di abbandonare l’edifico e impedendo ai vigili del fuoco, in quanto le ragazze erano vestite in modo inadeguato. Vietatissimo trascorrere tempo con uomini che non appartengono alla famiglia, edifici pubblici, scuole, mezzi di trasporto sono separati. A questo riguardo è d’obbligo ricordare che alle donne non è permesso usufruire di piscine pubbliche a uso maschile.
Se una donna è medico non può curare pazienti maschi, così come i medici maschi possono prestare assistenza a pazienti femmine solo con il permesso del tutore maschile.
Fortunatamente, il Governo Saudita a partire dai primi anni Duemila ha eliminato alcune restrizioni relative al lavoro e all’istruzione femminile.
Fino al 1990 un “divieto consuetudinario” proibiva alle donne di guidare, ma nel 1990 , una protesta portata avanti da 47 donne alla guida di un convoglio di auto sulle strade di Riyald provocò una forte reazione e il Governo ne proclamò l’ufficializzazione.
A seguito dell’episodio l’attivismo crebbe, non solo da parte di donne ma anche di sostenitori maschi: nel 2017 il governo annunciò che a partire da giugno 2018 avrebbero potuto guidare, solo dopo aver ricevuto il permesso del tutore maschile.

Data storica è sicuramente il 12 dicembre 2015: alle donne è consentito non solo votare ma anche candidarsi.
La storia insegna che non si può fermare un vento che si è alzato, occorrono tempo e battaglie, ma i risultati in qualche modo, arrivano.


Mara Cozzoli

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