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IL “FENOMENO GARRINCHA”

Se chiedete ad una persona non particolarmente esperta di calcio chi sia Pele’, sicuramente vi saprà dire che forse è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. Se invece domandate chi fosse Garrincha, ben pochi lo sapranno. Per questo motivo ho deciso di parlare di lui.

Manoel Francisco dos Santos, meglio noto come Garrincha o Mané Garrincha (Magé, 28 ottobre 1933Rio de Janeiro, 20 gennaio 1983), è stato un calciatore brasiliano, di ruolo attaccante e precisamente ala destra. E’ ricordato specialmente per la sua militanza nella squadra del Botafogo e nella Selezione Nazionale del suo Paese. Partecipò a tre edizioni dei Campionati mondiali di calcio: Svezia 1958, Cile 1962 e Inghilterra 1966, vincendo le prime due. Occupa la 8ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da IFFHS e la 20ª in quella pubblicata dalla rivista World Soccer. Considerato, dalla maggior parte dei critici, come il miglior calciatore brasiliano dopo Pelé, è il terzo maggior cannoniere della storia del Botafogo.                                                                              

È considerato uno dei più grandi dribblatori della storia del calcio e, da molti, come il miglior interprete nel suo ruolo. Il dribbling è un gesto tecnico in cui l’atleta, in possesso del pallone, supera uno o più avversari mantenendo il controllo della sfera e senza che venga commesso un fallo. E’ comune anche ad altri sport. Questo era reso particolarmente efficace dall’esplosività dello scatto e dall’imprevedibilità dei movimenti dovuta all’asimmetria degli arti inferiori. Abusava spesso di questa abilità. La seconda parte della sua carriera, che convenzionalmente può dirsi iniziata nel 1966, anno in cui lasciò il Botafogo, fu costellata da continui cambi di squadra e da partecipazioni occasionali con diversi club, professionistici e non. Garrincha fu afflitto da diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino, sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe; il ginocchio destro fu affetto da valgismo mentre il sinistro da varismo, nonostante un intervento chirurgico correttivo. Per via di tale malformazione secondo alcune fonti dovuta alla poliomielite o alla malnutrizione, i medici lo dichiararono invalido e gli sconsigliarono di praticare il calcio.  Il soprannome “Garrincha” gli fu attribuito da una sorella perché il suo aspetto minuto le ricordava quello di un’omonima specie di uccelli che egli era solito cacciare da bambino. Quando cominciò a praticare il calcio, il soprannome avrebbe mutato accezione, ben attagliandosi alla particolare andatura dovuta all’handicap fisico che veniva evidenziata durante le corse effettuate sul campo da gioco, simile a quella di un uccellino che saltella.      Così il difetto della differenza di lunghezza tra gli arti diventò per lui una forza. Fu anche noto come l’angelo dalle gambe storte, il Chaplin del calcio e Alegria do povo (Gioia del popolo). Oltre che dai successi sportivi, la sua vita fu scandita dalla distruttiva passione per gli alcolici e per le donne. Morì prematuramente all’età di quarantanove anni, per le conseguenze di una cirrosi epatica e di un edema polmonare, in condizioni di indigenza e degrado.                                                                            

Garrincha nacque nel 1933 a Pau Grande, nel distretto di Magé, quinto figlio di Amaro e Maria Carolina. Il padre discendeva da una tribù di indios dell’Alagoas chiamata Fulniô, mentre la madre era una mulatta originaria di Recife, nello Stato di Pernambuco. Visse l’infanzia in uno stato quasi selvaggio, camminando a piedi scalzi, nuotando nei fiumi e dando la caccia ai passeri. Proprio quest’ultima attività determinò la nascita del suo soprannome; col termine Garrincha, nel Nordest del Brasile si identifica un piccolo uccello marrone con il dorso striato di nero. Rosa, la sorella più grande, ravvisò una somiglianza tra Manuel e il passerotto dovuta alle piccole dimensioni, e a quattro anni era già noto a tutti con tale nomignolo. Fu durante questi anni che sperimentò per la prima volta l’assunzione di sostanze alcoliche e fumo. In ossequio ad alcune tradizioni delle popolazioni indigene, il bambino si vedeva somministrare una mistura a base di cachaça (cachimbo) come cura per i suoi guai fisici, mentre già prima dei dieci anni divenne pure tabagista, essendo dedito a fumare sigari di paglia. La sua più grande passione era però praticare il calcio, gioco cui dedicava gran parte del suo tempo e nel quale si dimostrò abile già da giovanissimo, tanto da distinguersi tra i coetanei. Fu subito evidente quale fosse la sua dote migliore, ovvero il dribbling, un gesto tecnico che eseguiva con genuino piacere. Nel 1941, contro la sua volontà, fu iscritto a scuola, ma la sua istruzione si fermò alla terza media. Il 19 novembre 1947 cominciò a lavorare nella fabbrica tessile della sua città. Nel 1948 fu licenziato per via delle reiterate inadempienze, ma fu reintegrato perché potesse continuare a giocare col club, benché dovette ricominciare dalle mansioni più basse. In questo momento instaurò con Swing e Pincel, due colleghi, un solido rapporto d’amicizia che durò per il resto della vita, divenendo subito abituali compagni di bevute. Nel giugno del 1949 la madre, già provata da un’infezione puerperale, morì, e di lì a poco il padre Amaro si unì a una vedova con figli di nome Cecília, che passò a occuparsi della prole.                                                                                                                                  Nel corso della sua esistenza, Garrincha si distinse per lo spiccato interesse verso le ragazze. Il 20 ottobre 1952 — otto giorni prima del compimento dei diciannove anni — sposò una collega di lavoro la cui gravidanza impose il matrimonio. Lei gli diede 8 figli. 

Parallelamente aveva intrecciato una relazione con un’altra ragazza, Iraci Castilho. Nonostante il matrimonio, Garrincha promise di non abbandonarla e nel 1957 la portò a vivere a Rio de Janeiro. Nel 1959 il Botafogo partì per una tournée in Svezia, dove il Brasile aveva conquistato il primo titolo di Campione del Mondo l’anno prima. Qui Garrincha ebbe un rapporto con una cameriera diciassettenne, la quale rimase incinta. I suoi ultimi venti anni furono totalmente avulsi dalla società. Affondò nell’alcolismo, restò incapace di rapportarsi con ognuno dei quattordici figli che lasciò sparsi per il mondo. Bistrattato dalle compagne, sveniva per le porte delle osterie, dormiva per i marciapiedi, era accolto da omosessuali e sopravviveva solamente grazie ai favori e alla filantropia del potere pubblico.  Nel novembre del 1961, Garrincha vinse un concorso indetto dalla Simca e dal Jornal dos Sports quale giocatore più popolare, aggiudicandosi una lussuosa automobile. In questa occasione conobbe Elza Soares, una nota cantante di Música Popular Brasileira, per la quale, tornato dai Mondiali di calcio del 1962 e creando grande scalpore nell’opinione pubblica, abbandonò le figlie e la moglie Nair. Quest’ultima affidò le pratiche del divorzio all’avvocato Dirceu Rodrigues Mendes, che mise in cattiva luce il giocatore agli occhi di tutto l’ambiente di Rio de Janeiro e continuò a chiedergli denaro per gli anni seguenti.
Lo stesso anno il compagno di squadra e amico Nílton Santos, probabilmente il più grande laterale sinistro di tutti i tempi, decise di aiutarlo nella gestione delle finanze; raccolse il denaro che Garrincha teneva in casa all’interno di vari mobili e lo consegnò al banchiere José Luiz Magalhães Lins, che aprì un conto. Non ebbe mai cura del proprio patrimonio e fu visto pagare venti volte in più del dovuto la corsa di un taxi, nonché cifre altissime per dosi di alcolici dal valore inferiore. Quando ritornò dal vittorioso Mondiale del 1958, saldò i conti arretrati di tutti gli avventori del bar di Pau Grande che era solito frequentare. La coppia formata con Elza Soares divenne invisa anche negli ambienti politici. La cantante appoggiava il presidente riformista João Goulart, in un periodo gravido di tensioni sociali. Il 10 marzo del 1964 (appena un giorno prima del golpe che portò il Paese sotto una dittatura fascista) dei militari fecero irruzione nella casa dove dimoravano. Gli abitanti vennero posti nudi con le spalle al muro, mentre gli assalitori misero l’abitazione a soqquadro, andandosene senza portare via nulla ma ottenendo un effetto intimidatorio. Si sposarono nel 1966, presso l’ambasciata brasiliana in Bolivia, e quello stesso anno decisero di trasferirsi a San Paolo, a causa dei ripetuti attacchi da parte della gente. Nel complesso, gli anni della loro unione furono caratterizzati da diversi guai di carattere economico che li portarono a perdere varie abitazioni per via dei debiti, nonché dai crescenti problemi con l’alcol di Garrincha I due ebbero anche un figlio, Manuel Garrincha dos Santos Júnior detto Garrinchinha (morto nel 1986, a nove anni, in un incidente automobilistico). Sul finire del 1968, Garrincha fu condannato per non aver pagato gli alimenti alla prima moglie e alle figlie, evitando il carcere solo grazie all’intervento di un banchiere che pagò i debiti. Il 13 aprile del 1969 fu responsabile di un tragico incidente stradale, quando si dirigeva, assieme alla suocera Rosária (madre di Elza Soares) e una figlia adottiva, verso Pau Grande. L’auto da lui guidata urtò contro un camion che trasportava sacchi di patate, cappottando tre volte; la suocera morì dopo essere stata sbalzata fuori dal parabrezza. Garrincha negò di aver bevuto prima di mettersi alla guida, fu condannato a due anni di prigione, ma essendo quello il primo reato da lui commesso, ebbe diritto alla sospensione condizionale della pena. Sentendosi però colpevole per l’accaduto, nel periodo successivo entrò in depressione e tentò di suicidarsi inalando del gas. Le crisi depressive non cessarono, dunque Elza Soares ritenne che l’unico modo per porvi rimedio fosse lasciare il Brasile, cosicché la coppia si trasferì in Italia, a Roma. Inizialmente Garrincha provò a guadagnarsi da vivere facendo promozione per l’Istituto Brasiliano del Caffè (IBC), ricevendo uno stipendio di mille dollari mensili, mentre Elza Soares trovò occupazione come cantante; nello stesso periodo ricevettero delle telefonate anonime durante le quali venivano accusati di aver “tradito il Brasile”, minacciando punizioni. Successivamente dimorarono a Torvaianica, dove, ormai lasciato il suo precedente incarico per l’IBC, giocò a calcio con squadre amatoriali. La coppia tornò in Brasile nel 1972 e cinque anni più tardi, ubriachezza aggredì il 30 agosto del 1977, il rapporto terminò allorché Garrincha in stato di ubriachezza aggredì la moglie. Pochi giorni dopo l’accaduto si unì a Vanderléia Vieira, trentenne vedova di un calciatore morto di cancro, che nel 1981 diede alla luce un’altra figlia. Ben presto l’alcolismo si aggravò ulteriormente, tanto che ormai viveva cercando pretesti per poter bere. In quegli anni la LBA (Legião da Boa Vontade) gli offrì la possibilità di insegnare calcio ai bambini poveri ed egli accettò, ma ciò non lo dissuase dall’assumere alcolici. Fu internato per la prima volta nel 1978, per gli effetti di un’astinenza, nella casa di riposo Alto da Boa Vista, con le spese pagate dalla LBA. Da quel momento, la sua vita fu un susseguirsi di eventi drammatici. Provò a smettere di bere, ma ogni tentativo fu vano.   

Trascorse i giorni dal 16 al 19 gennaio del 1983 bevendo in giro per i bar. Tornò ubriaco, reggendosi a malapena in piedi, alla sua casa nel quartiere di Bangu, nella zona Sud di Rio de Janeiro. La moglie Vanderléia chiamò l’ambulanza e Garrincha fu ancora una volta internato. Lasciato solo alle nove di sera, spirò poco prima del sopraggiungere del giorno successivo, a causa di un edema polmonare. Le sue spoglie si trovano nel cimitero di Raiz da Serra, presso Magé, all’interno di un sepolcro in stato di abbandono che riceve solo poche visite L’epitaffio recita: “Qui riposa in pace colui che fu la Gioia del popolo, Mané Garrincha. A diversi anni di distanza dalla morte, un’altra figlia di nome Rosângela è stata riconosciuta grazie all’esame del DNA.

Ganzetti Gianenrico

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