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Yoga: la pratica della contentezza

| Crippa Monica |

Essendoci identificati con i nostri pensieri,  ci ricordiamo del corpo solo quando esso ci rimanda un disagio o un dolore. Allora usciamo di corsa dalla mente pensante ed apriamo la porta di quel punto del corpo che ci dà il segnale. Non appena l’allarme rientra torniamo nei pensieri e perdiamo di nuovo il contatto con ciò che di più reale e concreto abbiamo: il corpo.

La differenza tra lo yoga e una normale ginnastica è nel processo. La ginnastica richiede uno sforzo fisico e la mente può tranquillamente vagare nei pensieri, l’educazione mentale non viene contemplata in tale pratica.

 Il risultato è che nel processo dello yoga permane una completa presenza non sono solo nel braccio o nella gamba che si sta muovendo. Con la pratica si impara, grazie all’insegnante o alla guida, ad espandere l’attenzione ovunque dentro di noi.

Il corpo è la nostra casa. Tutti noi abitiamo il corpo ma la maggior parte di noi alloggia, per lo più, solo nella stanza dei pensieri che portano la coscienza ad essere nel passato o nella preoccupazione per il futuro, mai nel presente. In questo stato non c’è consapevolezza.

Essendoci identificati con i nostri pensieri,  ci ricordiamo del corpo solo quando  esso ci rimanda un disagio o un dolore. Allora usciamo di corsa dalla mente pensante ed apriamo la porta di quel punto del corpo che ci dà il segnale. Non appena l’allarme rientra torniamo nei pensieri e perdiamo di nuovo il contatto con ciò che di più reale e concreto abbiamo: il corpo.

Nello yoga, durante la pratica di asana (posture) l’attenzione viene portata in ogni parte di noi fino a riconoscere che non esistono parti separate, ogni stanza è parte della stessa casa.

Possiamo infatti osservare  che ogni movimento svolto ha un influenza nella totalità del corpo e non solo, anche nei pensieri e nelle emozioni.

La consapevolezza reale di questo ci porta a riprendere le redini di noi stessi e del nostro potere il nostro Potere Personale, il quale ha un’influenza sul nostro stato di benessere e appagamento.

Proviamo a sperimentare la presenza: Sdraiati, comodi, con la colonna vertebrale ben allineata ci osserviamo.

Portiamo poi l’attenzione al viso e in particolare agli occhi ed espiriamo lì più volte. La nostra attenzione è lì, il nostro espiro è lì e gli occhi naturalmente si distendono in un sorriso.

Portiamo attenzione alla bocca espiriamo più volte lì e lasciamo che anche la bocca si distenda in un sorriso.  Portiamo la nostra attenzione nel resto del corpo e se ci sono dei punti tesi, lì ci fermiamo espiriamo e visualizziamo un sorriso in quel punto. Quando abbiamo terminato, espiriamo e sorridiamo in tutto il corpo. Possiamo portare dentro di noi l’immagine del sorriso mentre espiriamo o sentire semplicemente, ad ogni espiro, il corpo che si espande. Poi restiamo qualche istante ad osservare.

Osserviamo che siamo presenti in tutta la nostra casa. Abbiamo aperto tutte le finestre e le porte ed entra la luce. Questa luce, negli otto scalini dello yoga enunciati da Patanjali negli yoga sutra, prende il nome di samtosha (contentezza).

Crippa Monica

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