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Milano più sociale. Periodico di informazione online

Il turismo sessuale.

Il turismo sessuale si nutre di un insieme di svariati fattori tra i quali senso di impunità e anonimato.
Intrapreso da gruppi organizzati o da un singolo trova fondamenta nella possibilità di acquisire quel piacere sessuale che non si è in grado di raggiungere tra le mura di casa propria.
Nel maggior parte dei casi si tratta di sesso consumato con minorenni, ragazzi/e e bambini/e.
L’organizzazione mondiale del turismo (OMT) definisce come turismo sessuale :”Ogni viaggio organizzato dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l’intento primario di far intraprendere ai turisti una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione”, non solo, la sessa OMT rende noto che ogni anno un flusso di circa 3milioni di persone viaggiano al fine di avere relazioni sessuali con minori, di questi 80 mila sono italiani.

Secondo stime Ecpat, il 5% di coloro che sfruttano la prostituzione minorile sono pedofili, i restanti 95% sono in cerca di “esperienze trasgressive”, nel complesso il 60% parte in modo occasionale, il 35% in modo abituale,  da ricordare inoltre, chi trovandosi in vacanza, usufruisce di servizi sessuali nel momento in cui si presenta l’occasione

Anche le donne, seppur in percentuale inferiore, sono alla ricerca di prestazioni sessuali, in questo caso,  l’età della vittima si alza, e tocca così la fascia adolescenziale.

I Paesi del Terzo Mondo sono la meta più gettonata, paesi nei quali corruzione e povertà permettono il compimento di tale reato.
Attualmente, il fenomeno in forte crescita e difficile da tracciare,  permette alla criminalità organizzata di intascare cifre da capogiro.
Cina, Giappone, Corea e Thailandia hanno invece visto crescere il “turismo per lavoro”, clienti e manager provenienti dall’estero,  vengono perlopiù intrattenuti con escort, alcool e droghe. Ciò non esclude la sfruttamento della prostituzione minorile.
Nello specifico, punti di partenza risultano essere Stati Uniti e Canada, per quanto riguarda l’Europa Occidentale, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Liechitsein, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Svizzera, Regno Unito.
Proseguiamo con Russia, Turchia, Arabia Saudita, Cina, Giappone, Corea, Australia, Singapore, Malesia e Corea del Sud.
Tra i Paesi raggiunti: Costa Rica, Guatemala, Messico, Cuba, Repubblica Dominicana, Giamaica, Brasile, Columbia, Marocco, Spagna, Algeria, Camerun, Gambia, Guana, Senegal, India, Nepal, Sri Lanka, Kenia, Sud Africa, Indonesia, Filippine, Thailandia, Nepal.
In Vietnam e Cambogia, zone considerate a basso costo, trova vasto spazio il “Mercato delle Vergini“.

Tale piaga sociale viene portata alla luce nel 1989 con l’approvazione della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, ratificata in Italia nel 1991.
All’articolo 34, quest’ultima,  prevede che :”Gli Stati parti si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale e di violenza sessuale.
A tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire:
che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale;
che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali;
che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico”.
Le conseguenze della tratta sessuale sono sconvolgenti.
Solo una piccola percentuale riesce a slegarsi da questi giri, ma non appena sottrattasi, un’altra crude realtà da affrontare: non sempre sussiste un valido supporto psicologico, sociale ed economico.


Mara Cozzoli

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