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Milano più sociale. Periodico di informazione online

Al mio grande amico Bartolomeo Sorge. Di Sonia Scarpante

Ieri ho saputo che il mio grande amico padre Sorge è mancato alle ore 9 all’Aloisianum di Gallarate  dove puntualmente, fino ad inizio Covid, andavo a trovarlo quasi ogni mese prendendo il treno da Milano.

La nostra amicizia è nata parecchi anni fa , dopo il 2003, anno in cui ho pubblicato il mio primo libro autobiografico di valenza terapeutica dal titolo” Lettere ad un interlocutore reale. Il mio senso” Un conoscente di zona aveva letto quella mia autobiografia stimandola molto e mi aveva suggerito di farla recapitare ai gesuiti perché lui conosceva quel mondo e valutava potessero apprezzare  quel  mio primo  testo. Mi aveva consigliato di far ricevere il testo direttamente al padre Bartolomeo Sorge che era allora Direttore di Aggiornamenti Sociali.

Dopo qualche giorno sono andata a San Fedele con molta perplessità perché  quel  mondo,  quello  dei gesuiti, mi era completamente sconosciuto e avevo lasciato in portineria l’autobiografia, una raccolta di poesie e un piccolo libretto -testimonianza con la prefazione di U. Veronesi. Tornando a casa mi sentii rammaricata perché non avevo osato chiedere direttamente al custode se il gesuita poteva  essere reperibile, quasi vergognandomi di tale arditezza. Dopo circa venti giorni ho richiamato il padre che esordì così: “ Cara signora Sonia sono arrivato a metà della lettura e devo ringraziarla perché la reputo molto profonda però devo anche dirle che è come se mancasse quel “ guizzo di luce!  “ Non so  con quale coraggio mi sia rivolto a lui, io che in genere mi facevo sempre piccola quando leggevo una certa autorevolezza nell’interlocutore. Senza alcuna titubanza gli ho risposto sorridendo “ Padre Sorge la ringrazio , ma lei gentilmente continui la sua lettura che troverà quel guizzo di luce. Ne sono certa” . Abbassando la cornetta mi dissi se ero impazzita per tale avventatezza. Chi mi dava la certezza di questo?

Padre Sorge mi ha chiesto di richiamarlo dopo venti giorni circa e così è stato. Non scorderò mai come si è annunciato al telefono ridendo con quella  ironia  fervida  che l’ha sempre contraddistinto : “  Signora Sonia  ha ragione! Ho trovato quel guizzo di luce e a questo punto dobbiamo conoscerci.”

Tutto è iniziato da allora con quella visita  mensile a San Fedele dove  ci regalavamo un’ ora, a volte anche  più, della nostra vita per condividere,  per approfondire,  per leggere insieme alcuni nostri scritti.  Un uomo che sapeva sedurre l’anima per la sua intelligenza sopraffina, un religioso che sapeva alimentare approfondimenti interessanti e spunti dialettici che a volte confortavano le nostre anime. Una fede  la  sua che mi ha conquistata giorno dopo giorno. Un Umanesimo il suo che chiedeva responsabilità, fiducia, la sacralità della testimonianza di uomini che hanno segnato la nostra Storia. Spesso mi parlava della “ Primavera di Palermo “ dell’ Allontanamento a Palermo da  parte  di  una  certa  Chiesa  tradizionalista perché era sempre stato considerato un religioso controcorrente, a tratti spiazzante, umile ma avveduto, coerente e troppo intelligente da dar fastidio a tante persone, dentro e fuori la Chiesa. Quanti pregiudizi, quanti giudizi ancora fra noi? Ma perché non andare oltre? Perché manchiamo di fiducia  gli uni verso gli altri?

Quanto mi ha parlato di Palermo! Undici anni a Palermo vissuti a fianco di Leoluca Orlando per lavorare insieme nella politica e nel Sociale investendo la città di una nuova dignità palermitana , pronta a vestire, giorno dopo giorno, i panni di un riscatto etico dopo le uccisioni di Falcone e Borsellino. Già  allora  padre Sorge veniva citato dai giornalisti come “l’araba fenice” perché dalle ceneri lui risorgeva  sempre  a nuova vita militando con forze nuove, con il suo credo votato all’impeto giovanile, provocando l’invidia di chi sperava che isolandolo lo avrebbe reso fragile, muto. Ma sconfinarlo a Palermo ha significato dare maggior forza alla sua parola, al suo forte credo verso l’Umanità capacitante.

Avevamo visto insieme nel suo studio filmati di quel periodo di rinascita con la sua scorta armata mentre girava per Palermo sotto le minacce continue di morte. Ma lui fedele alla sua vocazione ha  sempre visto  nella fatica e nel cambiamento un atto di rinascita, di conquista per sé e per la comunità.

Quanti suoi testi visionati insieme con le immagini della grande Storia!

Mi ha parlato del suo rapporto con Pertini che si definiva agnostico e miscredente e che lui tranquillizzò ripetutamente durante una cena facendogli capire che il suo servizio sociale come Presidente della Repubblica sapeva toccare tanti cuori e che la sua fede era grande rispetto a tanti che si  professavano religiosi ma che nella vita  sconfessavano questa  credibilità  attraverso loro comportamenti  poco coerenti. Mi ha parlato del suo rapporto con i più grandi uomini che hanno attraversato questi nostri anni, della sua infanzia felice, del rapporto con mamma e papà, del suo distacco dalla famiglia quando ha sentito la sua vocazione e l’ha toccata fortemente con mano. Una chiamata irresistibile , molto interiorizzata attraverso “ segni” inconfondibili, certi. Poi.. il suo incontro con la grande Divinae gratiae di cui mi ha reso sempre partecipe anche con una immagine religiosa da lui retro firmata che  tengo  appesa  nel mio soggiorno di casa.

Quando potevo correvo da lui per ascoltarlo se parlava in pubblico di un suo libro,  di  temi  legati  alla politica, al Sociale e bevevo, cercavo di bere il più possibile perché ho sempre saputo che mi avrebbe insegnato molto.

Potrei scrivere un libro su padre Sorge, sulla nostra proficua amicizia, sui suoi intendimenti e sul suo amore che lo ha legato al nostro caro Papa Francesco fin dal primo momento che è stato eletto. Lo ricordo quel giorno dopo l’elezione e il nostro sentirci emozionati, a tratti quasi increduli  e  gioiosi  per  questo importante Cambiamento della Storia.

Sono infinite le possibilità  che mi sono  state regalate  da  questo gesuita  incontrandolo e condividendo con  lui pezzi di nostra vita e di vita sociale. Ha letto tutti i miei testi, a volte con molta curiosità, spingendomi sempre ad andare oltre, a continuare la mia Missione con la scrittura; a parlare del prendersi cura della propria Vocazione  e  sottolineando  spesso che la malattia oncologica del 1998  per me aveva rappresentato “ una grazia”.

Ho espresso poi un giorno il desiderio di averlo con noi in Associazione e lui sempre con quella sua vivacità innata ha acconsentito con gioia arrivando a scrivere una prefazione alla mia seconda collana di poesie” Le dimensioni perdute” che è essa stessa una poesia, come noi amavamo dire.

Una volta mi ha fatto un grande dono, anzi è accaduto in due diverse occasioni; padre Sorge è venuto a pranzo, una prima volta a casa mia e così ha conosciuto bene anche mio marito che lavora in un ospedale a Milano e un’altra volta è stato con noi a casa dei miei genitori dove mio padre già dava segni inequivocabili per il suo Alzheimer. Aveva benedetto le nostre case e con lui ci sentivano sempre bene,  in  quella  convivialità che è segno sempre di profondo affetto reciproco, di benevolenza.

 

Sono stata la donna che ha facilitato una conoscenza più profonda fra lui e lo psichiatra Eugenio Borgna perché ambedue si erano conosciuti tanti anni fa ad un Convegno a Roma ed erano rimasti colpiti uno dall’altro per larghezza di vedute, per la grande sensibilità umana, per la  reciproca  esperienza  umana spesso volta alla sofferenza altrui con amore incondizionato. Questo marzo 2020 padre Sorge scriveva a Eugenio Borgna …” Concludo, dicendoLe che sono veramente felice di averLa conosciuta, ora ancor più attraverso i Suoi bei due ultimi libri. Pertanto sono grato anche alla cara signora Sonia Scarpante che ha sempre fatto da anello di congiunzione tra noi due”.

Padre Sorge mi diceva sempre che nel ricordo di quell’evento di tanti anni fa a Roma in cui era presente anche Eugenio Borgna come relatore, tutti i vari interventi erano come sfumati nella memoria ma quello, invece, di questo grande psichiatra gli era rimasto attaccato addosso, per la vita che era stata contemplata con forte sensibilità, per la ricchezza della sua testimonianza. Ho sempre fatto tramite fra loro sia per la lettura di alcuni loro testi o articoli che raccoglievo da quotidiani e padre Sorge, fino a pochi giorni fa, mi diceva che sul  suo tavolo,  da  mesi,  sostava  un numero di Avvenire che doveva lasciarmi la prima occasione di incontro perché l’articolo scritto da Eugenio Borgna era bellissimo, penetrante e mi sarebbe piaciuto molto. Aspettavamo insieme che le frontiere si aprissero per vederci e con rammarico ogni tanto parlavamo di questa serrata obbligata per Covid soprattutto nella sua struttura in cui alloggiava da lunghi mesi.

Spesso ci sentivamo su skipe o su whatsapp e con mio marito a volte si  prendevano  in  giro  dandosi  a vicenda del compagno o del comunista anche per le cose assurde che si dicevano e che capitano al nostro Papa Francesco che padre Sorge adorava. Quanta ignoranza caro padre?

Su tanti Papi mi ha reso edotta, su tanti passi del Vangelo mi ha costruita. Anche in tutti questi suoi racconti mi sentivo inondare il cuore pensando sempre più che la parola cura, che la testimonianza ha un valore incommensurabile. A volte mi sentivo come una ragazza al cospetto di un giovane che sa ancora sentire la vita con entusiasmo e passione, cosa che tanti giovani non hanno.

Ho amato di lui il sorriso giovanile, la ricerca del sé come atto di responsabilità e di Cura sociale, la ironia gentile che spiazzava la densità della vita, la comprensione per le umili fatiche, la sua speranza che trascendeva sempre ogni nostro ripiegamento, ogni nostra fragilità.

Lui ha amato tutti i miei quindici libri ed era seduto in prima fila al Cineforum di san Fedele quando con il nostro gruppo teatrale abbiamo portato sul palco la nostra testimonianza “ E ancora danzo la vita” Donne che avevano vissuto il tumore trasformando la malattia in opportunità, in conoscenza. Stimava tanto anche quel nostro lavoro e quel giorno a San Fedele l’emozione è stata immensa con persone perfino sedute sugli scalini perché il cineforum non conteneva più posti liberi.

Con padre Sorge si era instaurata una amicizia profonda da anni, dove darsi del tu fra noi era stato normale, dove i “ Segni “ facevano danze fra noi e dove i “ Sogni “ si materializzavano attraverso idee sempre nuove, attraverso impeti vitali. “ I sogni e i Segni di un Cammino scritto nel 2019 da Bartolomeo Sorge e letto da Eugenio Borgna che tanto lo ha apprezzato”
L’acqua, poi, come elemento rigenerante della vita ha sempre trovato  in  noi  piena  espressione condivisa…un elemento di cui sentivamo la forte valenza trasformativa. Ogni tanto mi raccontava di quell’acqua risanatrice…e oggi vorrei piangere sulle sue spalle per ringraziarlo e ringraziarlo ancora per la  sua immensità di uomo, per la sua capacità profonda di intendere la vita. Vorrei ancora sentirgli dire di  andare avanti con forza come l ‘acqua che trascina a sè…
OH ! caro amico mio che questa possa  essere  solo una parte di ciò che vorrei dirti tanto , anche il semplice” ti voglio bene” che usavo con te in rari momenti di profondità ineguagliabile.

Giorni fa, ed esattamente il giorno 21 ottobre 2020 mi rispondeva perché durante il contatto di un giorno prima su skipe mi aveva toccato con questa immagine trasformatrice dell’acqua sempre nostra timoniera.  Gli avevo chiesto se gentilmente poteva lasciarmi scritte quelle sue parole, dette durante l’incontro, incitandomi a proseguire sempre come l’acqua risanatrice

Scriveva…

Questo è il  sonetto di Trilussa  (lo  cito a memoria… )

“La vita è compagna dell’acqua che vie’ giù dalla montagna.

Se la lasci passa’ dove je pare,

se spreca nelli fiumi, fino al mare. Ma se c’è chi la guida  e la  riduce, e  l’incanala  verso l’officina, appena giunge move la turbina,

diventa forza e si trasforma in luce!”

Su whathapp gli scrivevo il giorno 15 ottobre  2020  “ Caro Bartolomeo spero ti faccia  piacere  se parlo di te sempre in positivo per la tua grande umanità ed energia passionale alla vita…lui mi rispondeva “ vai tranquilla! Và dove ti porta il cuore! “…

Il giorno 25 lo abbiamo sentito con mio marito al telefono per gli auguri di compleanno e dentro me pensavo che troppo tempo era passato senza vederci e condividere  un abbraccio. Maledetto Covid !  mi sono detta..quanto tempo ancora? E’ stata l’ultima volta che l’ho sentito.

Ieri ho fatto il suo numero ma ho dovuto chiudere in fretta pensando di richiamarlo perché mi squillava il cellulare, erano le 11,32 e all’altro capo del telefono la mia  cara amica Maria Bruna con  voce affannata e impastata ( perché parla così e che cosa vuole dirmi di brutto ???pensavo ) non sapendo che parole trovare mi diceva… “ Hai saputo Sonia? . Non so come dirtelo..”

Sa quanto lo amavo e lo amo. Le raccontavo spesso di lui e della sua forza irresistibile. Chiudo questa mia lettera con un magone bestiale.

Caro amico mio grazie, che il Signore ti abbia in gloria. La tua luce ora vivrà in me..

Ganzetti Raffaella

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