Digital SHTEAM ( Cultura e Turismo, Istruzione, Università e Ricerca).Di Sonia Scarpante.
Carmine Marinucci, Presidente Associazione internazionale DicultHer, in un suo articolo ci parla di una “via italiana” da perseguire per anticipare i tempi e le possibilità a venire nella nostra Europa.
Nel suo scritto si fa riferimento all’importanza dell’ istruzione, della formazione, della parità di genere e delle pari opportunità. Ritengo siano quattro punti cardine su cui investire nel nostro futuro perché l’emergenza Covid ci sta insegnando che queste modalità di intervento non vanno più sottaciute, a beneficio della nostra Comunità di Destino, che non siano più rimandabili. E’ un atto di responsabilità che ci dobbiamo assumere, in prima persona, per confermare tutte le attività di educazione riconoscendo nel digitale quel valore aggiunto su cui investire e promuovere. Digitale che si accosta al valore pieno dell’eredità e del patrimonio culturale, della memoria come precetto da valorizzare per tutelare anche le generazioni future che albergano in quella eredità su cui crescono e si fortificano.
Marinucci fa riferimento alla Sfida Sociale perché bisogna porre al centro dell’istruzione la CREATIVITA’ ( digitale), creatività che si espande attraverso le Arti, Le Humanities, lo sviluppo sociale, la proliferazione dei territori ( Unici nella loro interdipendenza) e del patrimonio artistico e ambientale.
Si accenna cosi al Network Di Culther come perno di divulgazione e di espansione fra comunità di Docenti e Studenti con la tensione comunitaria sottesa all’ Arte e al Design ( grande appartenenza italiana!) che incorporano storicamente il concetto di creatività performante e di progettualità espansiva dei talenti. In questo senso, come ben sottolinea C. Marinucci non possiamo più prescindere da una VISIONE Olistica della Cultura Digitale, dove per Olismo si intende la proprietà complessiva di un organismo o di un sistema. Una comunità di Destino vera deve saper rappresentare questa multidisciplinarità per avvalorare e dare senso ad una Cultura Contemporanea. Le differenze quindi vanno intese sempre come possibilità di valore aggiunto, di conoscenza ulteriore che oltrepassa gli steccati pregressi che ci hanno accompagnato sino ad ora. Ecco la SFIDA! Accettiamo questa sfida con il bisogno emergente di rimodulare nuove appartenenze inclusive, con la rimozione di barriere disciplinari fin qui conosciute e talvolta enfatizzate per fare del “ digitale” una opportunità convincente, l’elemento propulsore efficace, un surrogato della conoscenza propulsiva.
E’ un po’ come se dovessimo mettere le chiavi in mano ai nostri studenti per individuare una strada percorribile unitaria dove elementi come la fiducia, il rispetto reciproco delle differenze, la Cura per l’altro, le pari opportunità, diventino garanzia per espressione audace del sé e sempre in conformità all’ideale di idea comunitaria di valorizzazione sociale e territoriale. Solo così possiamo dotare i ragazzi di una “ titolarità culturale” capace di perseguire effetti benefici e di crescita valoriale.
Come ben scrive C. Marinucci è necessario ripartire, quindi, dalla Cultura come bene comune e come condivisione” . E sottoscrivo la parola “ condivisione” perché “ nessuno di noi nasce imparato” e ci costruiamo solamente imparando a condividere, a legalizzare un progetto di Cura comunitario verso il Sociale che sia incline a dar valore alla Persona nella sua titolarità. Attraverso la condivisione imparo a prendermi cura di me stesso e degli altri che mi affiancano in ogni progetto volto al bene che umanamente non si può discostare da una “ Mission”. Ecco la “ Cura di sé “, concetto socratico antico ma sempre più nuovo da riabilitare come risorsa importante da cui attingere, concetto da visualizzare e da promuovere per le diverse competenze di appartenenza.
L’educazione nell’era digitale va quindi di pari passo con il valore etico della centralità della persona e per affermare questo principio democratico non devono esistere più pregiudizi e giudizi millantatori di una obsoleta educazione, dove , e lo sappiamo molto bene, le sovrastrutture mentali nel vecchiume di appartenenza lasciano poco respiro a nuove ipotesi progettuali e a nuove visioni che per essere nutrite vanno alimentate e sacralizzate.
Si parla di Agenda 2030 delle Nazioni Unite e in questa difesa dello sviluppo sostenibile dobbiamo diventare “ testimoni” di una difesa dei diritti, oramai irrinunciabili, di una parità di genere non fittizia ma coerente alle idee esercitate, all’emancipazione delle donne che sono da considerare sempre un valore aggiunto nella Società e quindi da valorizzare e non più da temere. Si allontana sempre chi più si teme. Abbiamo parità di genere quando non si temono più le differenze, l’alterità, la capacità dell’altro che sono sempre sintomo di fecondità, di funzionalità e di capacità di senso rinnovabili.
Sonia Scarpante Presidente Associazione “ La cura di sé” www.lacuradise.it
www.diculther.it