Quando il bullismo si tinge di rosa.
Oggi scelgo di approfondire il tema del bullismo, termine che designa comportamenti in cui “ Qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona ”.
Nella definizione rientrano quindi due tipologie di atteggiamenti, ovvero del persecutore e della vittima; la relazione che di fatto ne deriva è di assoggettamento dell’uno sull’altra.
Da un lato un persecutore che si nutre del piacere derivante dal male arrecato attraverso insulti, violenza fisica e esercizio di forme di dominio.
Come controparte la vittima, un soggetto sensibile, incapace di difendersi, le cui caratteristiche fisiche e psicologiche la rendono maggiormente propensa alla persecuzione.
In origine, gli studi sul bullismo si concentrarono in particolare sulla componente maschile, si ritenne che tali modalità d’agire fossero tipiche dei rapporti tra ragazzi o bambini.
Ad oggi, fenomeno in forte evoluzione risulta essere il “ Bullismo al femminile ”.
Fine, subdolo e intellettualizzato che, a differenza di quello maschile, non necessita di violenza fisica per essere feroce e disumano.
Esiste ma è invisibile agli occhi, lascia intatto il corpo ma disintegra la psiche.
In questo caso, noto anche come bullismo psicologico, ci troviamo innanzi a un’aggressività indiretta che, seppur non fisica, è estremamente dolorosa.
Similitudini rispetto al bullismo maschile restano i soggetti (vittima e carnefice), l’età ( adolescenziale e preadolescenziale) e ovviamente il contesto (scuola).
Quali sono i modus operandis?
Si tratta di “ giovani donne ” che non si muovono mai in solitudine, bensì si radunano in branco, nel quale ogni elemento assume uno specifico ruolo.
La letteratura in materia descrive una o più ragazzine che assumono l’atteggiamento di “ femmine dominanti ” e puntano una sola vittima.
La bulla agisce nell’oscurità, si organizza, sceglie con cura la propria vittima.
Il comportamento persecutorio attuato comprende pettegolezzi, falsità infondate, esclusione dal gruppo, comandi, calunnie e ricatti, insieme di cattiverie che destabilizzano la componente emotiva della sottoposta, ne distruggono la vita sociale e, colpendo di nascosto, creano vuoto e solitudine.
Difficoltà primaria per colei che subisce è la richiesta d’aiuto.
Come effetto immediato il deterioramento di due elementi fondanti la personalità: immagine di sé e approccio con l’altro.
Passando ai profili di “ bulla” e “vittima ” è riscontrato che la prima figura sente una forte necessità di dominare, si ritiene superiore e, per tal motivo, intimidisce, riesce a farsi ascoltare e, a volte, si impone con la violenza.
La rabbia la contraddistingue, non tollera frustrazione, invidia qualità altrui, non accetta regole e tende ad allontanare chi è diverso.
Infine, non prova alcun senso di colpa.
L’obiettivo è uno: fare a pezzi la malcapitata, una ragazza timida e insicura, incapace di reagire, con alle spalle disagi fisici o sociali.
Rispetto a queste ultime caratteristiche, ne sono state delineate anche differenti: ragazza carina, ben vestita, amata da genitori e insegnanti.
Tra le conseguenze: alterazioni dell’equilibrio psicofisico della bambina o ragazza vittimizzata, che possono determinare patologie psichiatriche e disturbi psicosomatici con rischio cronicità e irreversibilità nonostante la cessazione della condotta persecutoria, perdita dell’autostima accompagnata a ulteriori disturbi come il DCA (disturbo della condotta alimentare) e attacchi di panico.
È possibile il verificarsi di un processo di autodenigrazione associato al desiderio di essere parte del gruppo dominate, ipotizzando in tal modo il passaggio da vittima a carnefice.
Quello del bullismo è un meccanismo che svela malessere e disagio sottovalutati da genitori e insegnanti che colpiscono ambo i chiamati in causa.
Se al bambino è concesso tenere certi atteggiamenti, vi è la probabilità che cresca abituandosi a compiere tali prepotenze e da grandi potrebbero picchiare partner, figli o esercitare mobbing.
Se il bullo rischia problematiche devianti che li accompagneranno sempre, lo stesso discorso vale per le vittime il cui quadro patologico può assumere carattere permanente con sintomatologie anche di tipo depressivo.
Come fenomeno sociale assume svariate forme, divenendo estremamente complesso nelle manifestazioni e nelle tipologie dei soggetti coinvolti, evolvendosi così di pari passo ai cambiamenti sociali e culturali.
Pensiamo al bullismo di stampo omofobico, a quello a sfondo razziale o all’incrociarsi del bullismo scolastico con problematiche legate all’integrazione di studenti stranieri o, come già sottolineato, le modalità indirette esercitate dalle ragazze.
Nell’era della tecnologia prende sempre più piega il cyberbullismo, definito dalla legge
“ Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo ” entrata in vigore il 18 giugno 2017: “Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.
Suddetta legge indica inoltre misure di carattere preventivo ed educativo da attuare in ambito scolastico ed extrascolastico.
Fonte bibliografica : Luca Bernardo, Il bullismo al femminile. Ragazze che odiano ragazze