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Tra editoria e cultura. Intervista a Antonio Zappa, titolare libreria “Un Mondo di Libri”, Seregno.

Scelgo oggi di parlare di editoria e cultura.
Ad accompagnarmi in questo viaggio Antonio Zappa, titolare di ”Un modo di libri”, libreria indipendente presente in Seregno, cittadina in provincia di Monza e Brianza da ben 27 anni.

Circa lo stato dell’editoria italiana,  Antonio mi racconta: ”A mio avviso il livello dell’editoria italiana è alto. Le case editrici sono tante e nuove ne nascono, nel corso degli ultimi anni si sono ampliati i poli dei gruppi editoriali: questo è positivo. In Italia abbiamo buoni romanzieri e giornalisti artefici di ottime riflessioni. Occorre inoltre guardare alla globalità, quindi all’estero e ai suoi autori,  entra così  in gioco il ruolo dei traduttori che nel nostro Paese sono molto buoni.
Quest’anno tutte le parti chiamate in causa sono riuscite a interagire vicendevolmente: gli editori appoggiano le librerie, le quali spingono il mercato del libro.
In Stati vicini al nostro, come ad esempio la Francia, il mondo della cultura congiunto al libro è un po’ avanti rispetto a noi.
Sono riusciti ad avere autori tradotti in parecchie lingue perché probabilmente ha seminato bene il Governo.
Quello che l’Italia può fare è  dunque questo: squadra tra i vari componenti il mondo dell’editoria, perciò editori, autori, traduttori e libraio.

Cos’è accaduto al settore durante l’emergenza sanitaria?

Partendo da gennaio dello scorso anno, paradossalmente, l’idea di passare più tempo in casa, chiusi in se stessi a riflettere, ha portato a leggere maggiormente. Nel mondo dell’editoria, c’è stato un piccolo incremento rispetto al passato. Qualcosa di esterno ha fatto in modo che le persone si avvicinassero alla lettura.
Il tempo incide sul fatto che si legge poco o non si legge, specialmente nella nostra zona, in Lombardia, dove la vita porta a fare molteplici cose nel corso della giornata e anche in modo frenetico. Prendersi i propri spazi e leggere, questo è quello che è successo.
C’è da dire che, purtroppo, altri territori importanti quali cinema e teatro non sono fruibili, quindi la lettura ne ha guadagnato un po’. Teatro, cinema e letteratura sono tre ambiti differenti e contemporaneamente collegati tra loro: di norma, chi si reca a teatro o al cinema è anche un lettore.

La pandemia ha portato alla chiusura di parecchie attività, tra cui  inizialmente, anche le librerie. Il dibattito è stato anche abbastanza acceso: Perché la libreria deve restare aperta? Perché chiusa? Perché è un bene essenziale?
Parlando con diversi negozianti, ciò che è emerso è stato il malcontento nei confronti dei criteri con i quali sono state stabilite le chiusure.


Giustissimo, perché è chiaro  che se chiudo l’attività ne derivano problemi finanziari: devo mantenermi, pagare le bollette… Beh, questo è pacifico.
È anche vero che se mi baso sul fatto che una persona deve rimanere a casa perché non può andare in giro, al ristorante o in luoghi come i poc’anzi citati cinema o teatro, qualcosa devo dargli. Se uno non vuole guardare la televisione, può avere la possibilità di leggere un libro?
Se le biblioteche sono chiuse, in quanto centri di aggregazione molto frequentati, allora, la libreria ci sta. È un servizio che concedi alla collettività.

Sottolineiamo, allora, per quale motivo un libro rientra tra i beni essenziali.

La libreria, il libraio danno un servizio: sono essenziali per sopravvivere, sopravvivere a una quotidianità che non è la solita. Se poi vogliamo giocare al discorso quello è aperto, l’altro no, non ne usciamo davvero più.
Se le scelte vengono eseguite con coerenza e criterio il problema non sussiste.
In altri Paese Europei, alcune librerie erano aperte e altre no.
In Francia, erano chiuse, e il dibattito è stato ancora più acceso rispetto all’Italia.
La scuola è chiusa, i ragazzi di una certa età hanno serie difficoltà data l’impossibilità di confrontarsi con i coetanei, è importante dunque dargli qualcosa.
La lettura è uno strumento importante per stare in casa e impegnare il tempo in modo utile e concreto.

Quella del libraio è una professione che non tutti possono svolgere, richiede un certo spessore culturale. Cosa puoi in raccontarmi in merito?

Esatto, non tutti possono farlo.
Le prima condizione è la passione. Se lo fai giusto per svolgere un lavoro tra tanti, va bene, ma dopo qualche anno ti stanchi, non senti più l’esigenza di farlo con il criterio che stai offrendo un servizio.
Altro elemento è la preparazione: culturalmente, un po’ di competenza ci vuole.

Come avvicineresti un bambino alla lettura?

La letteratura per bambini e ragazzi è un settore peculiare, molte librerie si sono infatti specializzate in questo campo.
Ci sono autori bravi accompagnati da case editrici che sentono molto il prodotto,  e costruiscono  belle immagini da affiancare a un contenuto di sostanza, che trasmette cioè un valido messaggio.
Vi è una doppia valenza: libro scritto bene e immagine.
Come fare per avvicinare un bambino?
A me viene da pensare : se il libro è esteticamente affascinante, allora, mi piace. Dentro al libro poi trovi una storia che se ben scritta cattura il bambino.
Molto spesso senti dire: ho letto Kipling e Verne da piccolo e ancora adesso sento che sono stati importante per me.
L’idea è che un bambino,  siccome apprende molto velocemente, se innanzi a sé ha ampie possibilità di scelta, con letteratura scritta bene e  belle immagini, l’obiettivo è centrato.
Il piccolo si reca in libreria e può sbizzarrirsi.

Tra l’altro esistono  scritti in apparenza per bambini o ragazzini, ma in realtà risultano portatori di significato valido in particolar modo per l’età adulta : “Il piccolo principe”, “Piccole Donne”, “Zanna Bianca”  e molti altri,  il cui senso cambia se riletti in età adulta.
Libri che ti accompagnano verso un percorso di crescita interiore.

Sì, esempio “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono, poche pagine e qualche figura legata al senso della storia.
È un libretto che leggi anche quattro o cinque volte. La prima volta, dici: “Bello, carino”, la seconda ne ammetti il senso profondo. Più lo leggi più continui ad apprendere.

Mi daresti una tua definizione di cultura?

Leggere, andare a una mostra, cinema o teatro.
Assorbire qualcosa che un’altra persona ha creato per te: io come librario faccio la mia piccola parte.

Parliamo di poesia.

La genialità vive nella poesia che, a livello di acquisti,  è poco considerata.
Per me i versi di  Wislawa Szymborska, Premio Nobel alla Letteratura, aprono un mondo.
Altra grande mente è stata Alda Merini.
Sicuramente  rappresenta un aspetto molto importante del settore cultura.

A questo punto, non posso non chiederti come avvicinare i meno esperti alla poesia.

Io dico sempre: fidati!
Spesso, se guardi sui social, trovi pubblicati versi di Alda.
Io penso che un sentimento della Merini possa rispecchiare lo stato d’animo di colei o colui che decidono di postarla:  in tal modo la gente si avvicina alla poesia.
Certo, da qui a decidere di acquistarne i libri e rifletterci sopra rimane complicato.

In conclusione ringrazio Antonio per il temo concessomi.



Mara Cozzoli

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