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Come la televisione influisce sulle giovani generazioni.

Quando è la TV a plasmare i comportamenti delle persone.

Da quando ha fatto la sua prima comparsa, la televisione ha subito una grandissima evoluzione, non solo in termini di accessibilità e fruibilità, ma anche rispetto ai contenuti; infatti, se in passato il mezzo televisivo era a disposizione di pochi, con pochi canali (uno o due) a scopo educativo e divulgativo, oggi è un oggetto di uso comune reperibile in tutte le abitazioni, con una molteplice varietà di canali.

È proprio per la presenza di innumerevoli canali tematici, pubblici o a pagamento attivi h. 24, che la TV ha iniziato ad avere un impatto sempre maggiore sulle persone, sui loro pensieri e, di conseguenza, anche sui loro comportamenti.

Sempre più spesso, le persone prendono come idoli e esempi, i personaggi e i programmi della TV: questo può avere come effetto sugli individui una ridotta capacità di filtrare cosa è buono da quello che, invece, è poco adatto o addirittura sconsigliato alla visione.

A questo proposito, caso di pochi giorni fa è quello relativo alla serie coreana di recente uscita e trasmessa da Netflix, “Squid game” e l’esito che quest’ultima ha sulle giovani generazioni, anche nei bambini.

Nella serie in questione, giochi da sempre ritenuti innocui, vengono trasformati in situazioni pericolose ed è proprio sulla base di questo che hanno cominciato a fioccare segnalazioni, non solo da parte dei genitori, ma anche dai presidi di diverse scuole, i quali hanno notato nei bambini emulazioni dei “giochi” proposti in Squid game e anche un progressivo aumento dell’aggressività che interessa diverse fasce di età.

Della questione si è occupato anche Paolo Picchio, papà di Carolina, caduta vittima di cyberbullismo, e presidente della Fondazione che ne porta il nome (“Fondazione Carolina”), il quale sottolinea che troppo spesso si sottovalutano i rischi legati all’uso distorto e inconsapevole dei Mass Media e ha lanciato una petizione per fermare la serie TV coreana.

Risulta evidente a tutti, quanto la televisione influenzi gli spettatori e tutto ciò diventa ancora più allarmante se si pensa che dall’altra parte dello schermo ci possano essere persone, in particolare bambini e adolescenti, non ancora in grado di discriminare i contenuti che vengono proposti.

Appare, quindi, chiara la necessità di un accompagnamento e un’educazione, da parte di figure adulte, all’approccio al mezzo televisivo.

I Bellottiani

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