“LA SFERA DI TICHE” ANDREA TRISCIUZZI
“Soltanto ieri, mi vedevo frammento palpitante senza ritmo nella sfera della vita.
Oggi so che sono io la sfera, e che tutta la vita, in ritmici frammenti, dentro me si muove. “Khalil Gibran
Nel 2013, Andrea Trisciuzzi inizia a perdere la vista… in quell’anno nascono allora opere, significative di una mutazione intrinseca nella sua personalità artistica.
Intervengono, infatti, altri sensi per compensare l’improvvisa fragilità occorsa, operando questo cambiamento necessario: egli affina l’ascolto tattile, odoroso di intuizioni immaginarie e immaginifiche.
“La sfera di Tiche” nasce, nel 2021, come uno dei caposaldo creativi di quel momento erratico.
Con quest’ultima, Andrea Trisciuzzi eleva una divinazione plastica: egli addiviene alla sensatezza del compimento benevolo e perfetto, sposando, tra loro, inesplicabili tessere esistenziali sul suolo sferoidale.
L’autore romano plasma il sodalizio tra minuzie, in cui energie caratteriali, fisiche, mentali, sperimentative, temporali, spaziali… si avvicendano in ogni singolo “microdiastema” , mentre lui stesso diviene artefice, assemblandole, di un manto, che lumeggia l’oscuro e aspro suolo.
L’artista risolve l’arcana genialità con le proprie palme, modellando, ad una ad una, l’adesione, la sovrapposizione, la pacificazione di queste deliranti tarsie.
La scultura si rivela quale soluzione spagirica di molteplici situazioni materico/soprasensibili, liberando, nell’obrizo, un cauto e centellinato dinamismo, guidato dall’ innato talento di Andrea Trisciuzzi.
Τύχη, quindi Tiche, accade, ossia si concreta, e personifica il potere, che determina le vicende all’infuori della cooperazione dell’individuo; Andrea Trisciuzzi, invero, indova, addentro la pienezza di questa pregevole pagina estetica, la verità elargita dal Wu
Wei.
Tradotto letteralmente in “non agire” , il pensiero orientale è unicamente un invito a mostrarsi e risolversi nella naturalezza del proprio io spontaneo “in cosciente” .
“Nella sfera divina volere è potere; nella sfera umana volere è poco, bisogna potere. “
Henri Frédéric Amiel
Lo scultore affronta la Σφαίρα (Sphaira) greca, la palla da gioco, quindi, ingaggiando una ludica sfida col limite umano vincendola egregiamente.
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