“MAJA” FRANCO FARINA.
… Io sono il sussurro del sangue nell’orecchio dell’uomo,
sono una febbre dell’anima, della carne voglia e rifiuto,
sono una targa d’ingresso a nuovi paradisi.
Io sono una fiamma, che cerca vivace,
sono un’acqua, fonda, ma audace fino al ginocchio,
sono fuoco e acqua in rapporto leale, e senza condizioni…
(“non sono una donna” Edith Södergran)
Un intuizione balena, fulminea, in Franco Farina, e accende il suo temperamento: lo spossa e ridesta, sorrade le sue terre più intime e quelle sociali, la memoria e l’inedito, per incendiare quegli spazi e arroventare una nuova presenza.
La calda forza spinge sino a lacerare la “pelle”…
Quella “bocca” scaturisce un magma e lo riversa sull’anta di un inservibile armadio; ne annichila la verità dell’abbandono e, cauto e mellifluo, coinvolge quel suolo, creando, invero, una preziosa veste umana e il suo celato eloquio.
Scompare così la fondatezza della desolazione e del silenzio: oscuri e anneriti pensieri ivi si avvicendano con rossi passi, ammantando la lignea e calda pagina.
Argentate e importanti gambe ammiccano, sicure, e introducono Maja: l’occhio le distingue immediatamente ed è avvinto da quelle statutarie e piene vie esistenziali.
Solo un sottile e moderno drappo nero copre la natura, mentre “bella” , questo significa Maja, in lingua spagnola, lo carezza e sembra sincerarsene e tutelarsi, ulteriormente, preservandosi con le ferree mani.
Franco Farina spoglia il petto di Maja, perché il ciglio possa vedere oltre: l’euritmia poetica di E. Sodergran potrebbe, ivi, vivere, vivifica e sussurrare il tumulto di paradisi sconosciuti, le nozze tra passionale fiamma e acqueo inconscio, audacia e castità, fanciullesca innocenza e matura determinazione…
L’autore “s-vela” la carsica vita delle quiete intemperanze di Maja, libere e vere espressioni personali, celebrandone l’epifania, nel riserbo di un ialino e plastico manto.
Solo un antico monile si distingue sul petto, sottolineando la rara finezza della donna.
Imperano, invece, sul bronzeo e terreo volto, susine e piene labbra, che accennano a dischiudersi mentre smeraldini occhi sgranano, conti e curiosi, il giardino esperienziale innanzi a loro.
Un corvino e corto taglio incornicia il prezioso ovale…
“Quando si hanno solo due centesimi, acquista una pagnotta di pane con uno, e un giglio con l’altro. “
(Proverbio cinese)
Franco Farina sceglie, con i 2 “unici” centesimi, di abbracciare l’impagabile valore della bellezza, intesa come nutrimento per lo spirito e per il corpo, indovandola nell’avvenente Maja.
FRANCO FARINA: ARTE POLITICA COME LINGUAGGIO DELLA POLIS
Scent of Art, Spazio di divulgazione artistica a cura di Maria Marchese