Frammenti dell’io. Intervista a Bianca Beghin.
Bianca Beghin sposa l’arte e la natura addentro un unico connubio, per sublimare simboliche realtà umane.
L’autrice attinge la “straordinarietà” del colore, poi, perché le opere valichino la grevità della materia e addivengono riflessive pagine esistenziali.
In esse, le spontanee volizioni naturali poetano episodi conoscitivi veri, personali, sociali e universali, nell’ottica di una feconda evoluzione umana.
Dopo la laurea in Lettere inizi a insegnare alla scuola primaria e secondaria di primo grado, in concomitanza la pratica artistica entra nella tua vita.
Un percorso molto interessante.
Ho iniziato a fare arte molto prima della mia laurea e ancora sto continuando.
Inizialmente, ho fatto pratica nello studio di un pittore, poi ho seguito corsi con maestri affermati. Si può dire che la mia vita ha avuto sempre un doppio binario, da un lato la scuola, la famiglia, i figli, l’impegno nel sociale, dall’altro l’esigenza di un’educazione artistica permanente e la necessità di esprimere la mia creatività.
L’albero quale essenza della natura e metafora della vita che incessantemente muta è pressoché il fulcro di ogni tua opera.
Entriamo nel merito di questa tua visione e del processo attraverso cui pervieni a tale accostamento.
La natura è sempre molto importante per il mio sentire, ritengo che non sia un qualcosa di esterno a me ma, come diceva Gabriele d’Annunzio, credo in un’identificazione uomo-natura, in una fusione di sensi tra l’elemento umano e quello naturale. Attraverso gli alberi, metafora di vita, cerco di trasmettere la voce della natura, il respiro delle mie emozioni e il sussurro della mia anima, consapevole che l’ambiente che ci circonda è un bene individuale e collettivo da proteggere.
Riproduci lo scorrere delle emozioni compreso l’irruento cambiamento di esse, parliamo dunque di forte sentire, elementi che appartengono al tuo essere e che conduci a una perfetta simbiosi con i moti della natura.
Tecnicamente, come riesci a raggiungere un simile risultato?
Cerco sempre di entrare nell’opera d’arte, di lasciarmi trasportare dalle emozioni e, per questo, devo essere molto concentrata: io, la tela, i colori e il silenzio. Quando riesco a diventare un tutt’uno con ciò che voglio trasmettere, il lavoro procede speditamente. La difficoltà è, come diceva un mio maestro, “far parlare i colori”, mischiarli, dar loro vita, farli vibrare.
Il colore vibrante e la ricerca della luce sono elementi che entrano in relazione con l’anima suscitando conseguenze emotive in chi osserva l’opera.
Ad ogni sentimento, corrisponde un colore. Quali sono le regole ( se ve ne sono) per giungere a siffatta equiparazione?
Non ci sono regole certe per equiparare i colori ai sentimenti, anche perché i miei colori passano tutta la scala cromatica e non sono quasi mai ben definiti. Un blu può contenere elementi di viola, grigio, giallo, arancione. Contano il fremito del colore e le vibrazioni che emana.
Nel tuo lavoro osservo, ma forse è solo una mia impressione, il presente che scalpita, sia dal punto di vista fisico che emotivo, empatico.
So che gli anni da vivere saranno inferiori a quelli vissuti e lo scalpitio che ne consegue è normale.
Per di più, sono sempre stata una persona amante della vita, dello studio, della conoscenza e sempre alla ricerca di nuove esperienze. Sto raccogliendo con soddisfazione i frutti del mio lavoro e la voglia di impegnarmi è sempre uno stimolo per entrare in empatia con i fruitori delle mie opere.
Se ti dicessi: “L’arte come pure espressione del sé”, come completeresti questa mia affermazione?”.
L’atto creativo è un’emozione che viene alla luce nella relazione tra anima e corpo, arrecando benessere e crescita individuale. E’ una necessità che mi permette di esprimere i pensieri rendendoli in parte condivisibili. È chiaro che, crescendo e trasformandomi come persona, influenzo il mio pensiero, il mio essere e, di conseguenza, l’opera creativa.
In ultimo ti chiedo: che rapporto hai con il mondo che vivi, inteso anche in relazione al tuo fare arte?
Amo profondamente tutta la natura, vivere all’aria aperta, passeggiare, in solitaria, lungo un fiume o in riva al mare. Preferisco, però, le lunghe e a volte faticose camminate in montagna, in mezzo a prati e boschi e con salite sulle vette, dove sono più vicina al silenzio, fuori e dentro di me, e all’infinito cielo che mi sovrasta. Cerco di trattenere le forti emozioni che provo a diretto contatto con gli alberi, mio soggetto preferito, per poi trasferirle sulla tela e condividerle con chi la guarderà.
Frammenti dell’io, collettiva d’arte a cura di Maria Marchese e Valeriano Venneri
Inaugurazione
Giovedì 27 Gennaio 2022 presso “QUO IMMOBILIARIA”, Calle Canalejas 13, nella città di Alicante (ES).
Chiusura
Mercoledì 27 aprile 2022.
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