Dopo “Veleno” e “Bibbiano”. La tutela del minore tra casi di cronaca e prassi condivise.
L’inchiesta “Veleno”, tornata alla ribalta grazie alle ricostruzioni fatte dal giornalista Pablo Trincia che parteciperà all’incontro, e il caso di Bibbiano hanno aperto una finestra sul mondo della tutela dei minori e portato l’attenzione anche dei non addetti ai lavori su come operano i servizi che si occupano di tutela del minore, la cui esistenza e il cui funzionamento normalmente sono visibili solo agli specialisti.
I dati della seconda Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia realizzata da Terre des Hommes e CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia per l’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza) indicano che più di 77mila minori, pari a 9 bambini su mille residenti, sono vittime di maltrattamento in Italia. La forma di maltrattamento principale è rappresentata dalla patologia delle cure (voce che include incuria, discuria e ipercura) di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi Sociali in quanto vittime di maltrattamento, seguita dalla violenza assistita (32,4%). Il 14,1% dei minorenni è invece vittima di maltrattamento psicologico, mentre il maltrattamento fisico si registra nel 9,6% dei casi e l’abuso sessuale nel 3,5%.
I minori in carico ai servizi sociali, in generale, sono 401.766, pari a 4,5 minori ogni cento residenti su 1.
Il mondo della tutela dei minori rappresenta un crocevia di competenze e saperi diversi Servizi Sociali, Magistratura, esperti dell’ascolto che si fronteggiano quotidianamente cercando di lavorare in rete, senza rimanere in essa intrappolati o soffocati. Questo particolare settore espone i suoi operatori a situazioni terribilmente complesse che mettono costantemente in discussione le loro credenze, le loro conoscenze, i loro punti di riferimento etici e culturali.
Come ci hanno raccontato “Veleno” e “Bibbiano”, i casi mediatici nascono da situazioni di sospetto malfunzionamento nell’applicazione delle procedure o di errore da parte dei professionisti coinvolti, ma non ci parlano del lavoro che quotidianamente si svolge lontano dall’attenzione dei media – per indagare i contesti familiari potenzialmente nocivi per i minori che ne fanno parte.
L’Ordine degli Psicologi della Lombardia propone un incontro virtuale di riflessione e approfondimento sull’azione professionale nei contesti di tutela, aprendo un dialogo multidisciplinare sui temi complessi che intersecano l’area della tutela minori, come i Servizi Sociali, la Magistratura, gli esperti dell’ascolto e l’opinione pubblica. Il 4 febbraio, dalle 9 alle 13:30, Davide Baventore (vicepresidente OPL) e Silvia Valadé (consigliera OPL, commissione deontologica OPL), ne parleranno con:
- Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile, CTU
- Monica Bonessa, avvocato
- Ariela Casartelli, supervisore e formatrice del Servizio Sociale
- Valentina Crespi, psicologa, psicoterapeuta, CTU
- Marina Scotti, curatore speciale
- Pablo Trincia, giornalista
- Luca Villa, giudice
L’azione professionale di psicologi e psicoterapeuti nei contesti di tutela ha sempre alla propria base interrogativi quali: come ascoltare in modo tutelante, come ascoltare in modo protetto, come trasformare l’ascolto in un’occasione che danneggi il meno possibile un bambino, cercando comunque di comprendere quanto accaduto, come gestire il doppio ruolo di clinico ma anche di pubblico ufficiale chiamato a segnalare in caso di notizia di reato, doppio ruolo che espone a complessità e rischi non banali (Carta di Noto, 2011).
“Obiettivo della giustizia degli adulti è comprendere la realtà dei fatti. Obiettivo del terapeuta è garantire uno spazio di ascolto, comprensione e talvolta di risignificazione dell’evento traumatico. Questo ascolto non può essere ricondotto ad alcuna forma di “semplice” dialogo con un minore, perché dovrà sempre svolgersi nel rispetto di regole e scopi ben precisi. Gli psicologi sanno bene che ciò che emerge nel setting non sono verità assolute. Sono piuttosto luogo di affermazione di eventi, sono luogo di espressioni di emozioni. Talvolta possono essere luoghi di trappole, imbrogli e confusione, di verità parziali. Ed è proprio in questa luce che vale la pena chiedersi come proteggere minori, famiglie e tutelare il proprio operato, avvalendosi di strumenti oggettivi e attendibili. Perché in questo ambito il rischio non risparmia nessuno: non i bambini in situazioni di vita delicate, non le famiglie parimenti coinvolte, non gli operatori e nemmeno i Giudici e gli inquirenti” spiega Davide Baventore, vicepresidente di OPL.
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