Ricordi di guerra, tragico episodio vissuto nel 1943. A cura di Manlio Manvati.
In occasione del 25 aprile, data in cui il Paese trovò, finalmente, una sua identità, liberandosi dal nazi.fascismo, ci è giunto in redazione il breve ma intenso ricordo di Manlio Manvati, pittore ed ex insegnante, di quella folle guerra che tutti coinvolse e troppo distrusse.
Affinché la storia, cessi di ripetersi, proponiamo tale riacconto ai nostri lettori.
Sono Manlio Manvati, avevo undici anni; oggi 25 aprile 2022, l’8 maggio ne compirò 90.-
Era settembre, ero sceso da Materdomini, dove come “ospite profugo” facevo da chierichetto e aiutavo nella tipografia del convento di San Gerardo Maiella.
Lungo la strada spesso una contadina che forniva i monaci, mi sollevava e mi metteva sul mulo.
Ebbene, rientrato nel cortile della scuola, quale rifugio bellico dei ragazzi, avvertii il rombo di un bimotore che volteggiò a bassa quota, con il motore silenzioso, a folle, lungo il corso del fiume Garigliano. Ricordo ancora il suono delle risate “smargiasse” dei due piloti e la ripresa del rombo del motore in ripresa verso il cielo.
Noi ragazzi avevamo i pantaloncini e la camicetta di colore avana e, probabilmente, venimmo scambiati per soldati tedeschi. Io rimasi con le spalle al muro sotto un balconcino. Gli altri ragazzi si precipitarono all’ingresso inciampando l’uno sull’altro. Intanto una donna nel campo vicino, mentre arava con i due buoi, venne dissolta, da una bomba, in una colonna di terra. Io atterrito osservai la scena mentre un giovane disertore italiano, dall’interno dell’antro della casa, allungava le braccia per sollevare i ragazzi che erano uno sull’altro. L’ultimo morì soffocato mentre altri due ebbero dislocati gambe e braccia. Io venni sfiorato da un sasso (o scheggia) ed ebbi lo zigomo destro sanguinolente: è piccola, ma la cicatrice è ancora percettibile. ——————-
A cura di Manlio Manvati.