“HALF OUT – FUORI A METÀ”. STEFANO POLASTRI
“Il foglio bianco è una bella materia piena di luce lunare, una materia nobile come l’argento, degna di essere lavorata.“
Ramón Gómez De La Serna
Stefano Polastri affronta una sassosa realtà, infondendovi la levità di un candido velo cartaceo: alluna, in esso, una spazio riflessivo e riservato prezioso.
L’artista Emiliano frantuma la severità della pietra, allignandone “le radici” nella terra del pensiero speculativo: ivi, l’individuo è penetrale sacro e inviolabile.
L’autore ruba nivea, impalpabile polvere e ne corrompe la mutevolezza, lacrimandovi, goccia a goccia, un acqueo pianto emozionale; lascia, poi, che il fiato universale vivifichi, in essa, la compattezza.
La genesi degli atti plastici di Stefano Polastri accoglie, quindi, la “querelle” tra disgregazione e tutto, pacificandone, allora, la distanza, allorché entrambi i fondamenti mutano in coesistenza necessaria all’atto creativo.
È Stefano Polastri, infatti, a mutare in coronide: la sua mano sottrae millesimati dettagli materici, per elevare la verità scultorea.
„È la consapevolezza riflessa, che è l’essenza della luce; la luce, altrimenti, ‘pur colorata’ dai riflessi dell’oggetto, sarebbe simile a un insenziente cristallo.“
Utpaladeva filosofo indiano
Un concetto, quello espresso dal filosofo indiano, che accoglie una complessità di pensiero non indifferente…
L’artista infonde, nella materia, e la luce, che, in sostanza, è ciò che appare all’occhio, e il suo riflesso, ossia ogni centellinato movimento, che è forza intuitiva e studiata, e che costituisce l’incipit “sine qua non” , perché la pienezza della scultura sia viva sensatezza e non inerme involucro.
“Materialisti e pazzi non hanno mai dubbi.”
Gilbert Keith Chesterton
Con “HALF OUT” , Stefano Polastri poeta l’essenzialità di una misteriosa completezza, che persevera, invero, a elargire un celato canto.
Da un unico “foglio” , ricava una diade di distinte entità: graffia, separatamente, quei duri e candidi veli, celebrando, via via, la conoscenza di quest’ultimi.
Compie un rituale, che lo vede amare, in tempi diacronici, ogni singolo disvelamento.
Le sue palme, dapprima, utilizzano la lama, per convincere l’ostinato suolo ad abbandonare una parte del proprio riserbo. Poi le dita carezzano i lineamenti, raddolcendone il profilo.
Lascia all’ignoto una parte di essi e celebra la frugalità, per indovarne le radici alla terra incontaminata della riflessione.
L’opera racconta, in due tempi diversi, molteplici sfumature sincroniche di presenza e assenza, voce e silenzio, coraggio e paura…
È una dualistica plasticità concettuale, la cui lettura si presta ad un’alta comprensione polisemantica, anche a livello compositivo.
L’eleganza e “la nudità” di” HALF OUT” riescono ad accendere, nell’osservatore, piani di interpretazione che si intersecano, tra loro, rimanendo, alfine, nella sfera dell’incertezza.
Scent Of Art. Spazio di divulgazione artistica di Maria Marchese