Intervista a Erika Berra, pittrice astrattista.
“Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’ANima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare”.
Vasilij Kandinskij.
Anima palpitante, scomposizione tra linee, forme e colori sono i tratti caratteristici di Erika Berra, pittrice astrattista, la quale instaura una profonda relazione tra i duplici elementi empatia ed introspezione, trasmettendoli, infine, a coloro che osservano.
Uno stile il suo, delicatamente mellifluo, in grado di cogliere emozioni, scavando, in tal modo, nella loro intensità e spessore..
Chi è Erika? Come si è sviluppato in te il processo di avvicinamento al colore?
Erika è un’artista molto creativa che comunica molto bene pur essendo molto emotiva. Erika è una persona pratica che sa apprezzare l’arte e la bellezza della vita. Vivo nei miei sogni. Voglio pace e tranquillità perchè ho un cuore fragile. Le mie opere, inizialmente, erano molto cupe, tendevo a rappresentare su tela i miei stati d’animo in un periodo di pandemia, dove non si aveva contatto col mondo esterno. Pian piano però ho raggiunto uno stato di tranquillità e serenità ed ecco, che pian piano, anche le mie opere si sono “colorate”.
I colori trasmettono emozioni, per ogni colore, in ognuno di noi sorgono diversi sentimenti. Io mi sono avvicinata molto al giallo, al rosso e al rosa. Questi sono colori che trasmettono positività ed energia. Il mio processo evolutivo interiore stava cambiando, ero alla ricerca di gioia e felicità di contrasti decisi, come a far capire a chi osservava le mie opere che ero “in rinascita”, in evoluzione.
Il colore è assolutamente un mezzo per influenzare l’anima. Se si toccano i tasti giusti si può far vibrare l’anima di chi osserva.
Tradurre in parole ciò che si cela nel proprio, come nell’altrui intimo, spesso, è difficoltoso, subentra, allora, l’immagine che, piano piano accresce in potenza. In che modo, ti chiedo, sorge e si evolve detto percorso?
Un progetto, all’inizio è una semplice fantasia, un sogno o un’emozione. Per realizzarlo bisogna costruire nella mente tutte le sue sfaccettature, tutte le possibili alternative. Quello che cerco di rappresentare sulla tela non è altro che un “pensiero”, un concetto che attraversa testa e cuore. Cerco di raccontare i miei punti di vista, le mie priorità con uno stile astratto, riproducendo qualcosa che esiste già nella nostra testa ma visto da un altro punto di vista. Faccio si che le persone vadano oltre il conosciuto, oltre l’apparenza affinché entrino nel profondo lasciando che siano le linee, le materie ed i colori a parlare.Le mie opere astratte offrono un’esperienza percettiva particolare, cerco di far si che venga stimolato il cervello. Come diceva Mark Rothko :”Un quadro non è l’immagine di un’esperienza. È un’esperienza”. Ecco io voglio che le miei opere siano un’esperienza profonda per chi le guarda!
Da cosa nasce l’atto creativo?
L’atto creativo non è un evento singolo, ma più un processo tra intuizione, ragione, riflessione ed emozione. Si pensa ad una persona, un avvenimento e a quello che ci ricorda, da li poi nasce una scomposizione tra linee, forme e colori. Occorre essere bravi a trovare i giusti abbinamenti di forme e colori, ma ci si ritrova spesso a passare da un’idea all’altra, finchè non subentra la parte originale che fa trovare le risposte giuste, particolari e uniche. Occorre elaborare tutto continuamente cogliendo la sensibilità del momento.
Descrivimi il momento in cui senti che l’obiettivo è centrato.
Ogni momento può essere buono. Devo essere spinta da un impulso, da una forte emozione quando dipingo. Elaboro e proseguo con la progettazione. Quando ho tutto chiaro lavoro senza sosta per non perdere il disegno nella mia testa. L’opera è finita quando, osservandola, riesco a sentire l’emozione, quando il pensiero ha preso forma, quando le linee e i colori portano lo sguardo a sentire una vibrazione: ecco lì l’obiettivo è centrato!
Quale legame poni in essere con la tua opera nel corso del suo plasmarsi?
Credo di essere una perfetta risonanza tra ciò che provo, ciò che sono e ciò che dipingo. La mia pittura è matura ed elegante. Sensibile e decisa. Mi deve rappresentare. Devo sentire ogni singola pennellata, devo scegliere un colore ed i suoi accostamenti. È come se fosse sempre la prima opera e resto legato ad essa per sempre.
Spieghiamo la particolare affinità che sussiste tra un colore e uno stato psichico.
Ogni colore ha un significato ed un obiettivo, il colore è un mezzo per influenzare l’anima.
Kandinskij stabilì un nesso strettissimo tra colore e psiche. Ogni colore produce un effetto particolare sull’anima.
Il rosso è considerato un colore vivo, acceso e inquieto; la percezione del colore rosso è quella che ha l’effetto più eccitante ed intenso. Osservando a lungo il rosso il respiro aumenta e la pressione sanguigna aumenta. Rosso è desiderio, eccitazione, amore sessuale e potere.
ll verde rappresenta i valori stabili : autorevolezza, stima, dignità e integrità.Il blu sviluppa l’elemento della quiete, corrisponde al sentimento di serenità e di moderazione- Osservando a lungo il colore blu, infatti, la respirazione si fa più lenta.
A partire da settembre dello scorso anno, hai esposto in ben due occasioni, sono state le tue prime mostre, due collettive. A livello non solo formativo, ma anche personale, entrambe le esperienze, cosa ti hanno donato?
Il filo conduttore della mia arte è l’emozione e devo dire che esporre le proprie opere regala sempre tante emozioni. Ricevere critiche e apprezzamenti consolidano la mia forza ed energia.
Sono occasioni per farsi conoscere nel mondo dell’arte ma è un’occasione per conoscere altri artisti e confrontarsi. Imparo sempre qualcosa di nuovo e cerco sempre di regalare un pezzo di quella che sono. L’arte ha bisogno di essere espressa in tutte le sue forme e sfaccettature. Gli artisti devono potersi incontrare e condividere le loro esperienze. Sono prossima, in autunno, a realizzare finalmente una personale dove spero di regalare tante emozioni, tutte quelle che hanno regalato a me fino ad oggi critici, espositori e artisti.
Per concludere, come si è evoluta Erika a partire dal momento in cui ha deciso di dedicarsi all’arte?
Mi reputo un’artista fragile, ecco perché ho sempre avuto il timore di espormi, ma ad oggi ho capito che la passione va oltre. Da poco sto tenendo corsi di pittura per adulti e bambini e capisco, in quelle giornate, quanto bisogno ci sia di approcciarsi all’arte.
Non sono alla ricerca della fama o del successo, cerco solo uno spazio nel mondo per condividere emozioni e stati d’animo. Ho imparato a uscire dal mio guscio e non curarmi del giudizio altrui ma seguire la scia della mia emotività. Regalare un’opera che mi rappresenti in tutte le sue sfaccettature, che non deve essere perfetta ma deve saper regalare emozioni!
L’arte mi aiuta ad essere me stessa, ad esternare il mio “io” più profondo e, giorno dopo giorno, mi rendo conto di come questo venga compreso e capito da molte persone intorno a me: questa è la gioia più grande!