Skip to main content
Milano più sociale. Periodico di informazione online

La mia Via Crucis del 43′. A cura di Manlio Manvati.

| Ganzetti Raffaella |


Guerre, conflitti, assurde follie dettate, sempre, da ragioni politiche ed economiche. In questi distorti meccanismi, dove nessuno è disposto a fare un passo indietro, vittime innocenti sono i civili con le ferite che si porteranno dentro e i tanti futuri negati.
La redazione, propone, oggi, un ulteriore stralcio di vita vissuta, inviatoci da Manlio Manvati, pittore ed ex insegnate di storia dell’arte. Siamo nel 1943.

“Durante la guerra gli uomini venivano militarizzati e le donne li sostituivano anche con le vanghe e gli aratri, o nel arginare case e cimiteri. Io mi avventurai a piedi lungo le strade che conduceva a Salerno. Ricordo che chiesi un passaggio ad un contadino che transitava con il suo furgoncino. Mi fece salire sulla rete che era alle sue spalle e mi lasciò dormire (si fa per dire!?) fino a Salerno. Raggiunta la città cercò la scuola/colonia e mi affidò ad una bidella che si chiamava Gerardina, la quale mi accompagnò al primo piano. Lì, mi sollevò tra le braccia di Elisa, una mia cugina diciottenne, figlia della sorella di mia madre -Cecilia-. L’inaspettato calore della mia famiglia mi sopì serenamente. Zia Cecilia e la mia mammina, erano maestre e, come tali, ebbero la responsabilità di organizzare le scuole come colonie/rifugi per tenere i bambini lontani dalla guerra. 
L’indomani, Elisa mi disse che la mia mammina l’avrei trovata a CETARA, un paese sulla Costiera Amalfitana. Dopo aver bevuto un pò di latte di pecora o di capre, Iniziai il nuovo percorso” .

Manlio Manvati.

Ganzetti Raffaella

Leggi tutti gli articoli