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Milano più sociale. Periodico di informazione online

#maipiùstragi. Milano a sostegno di Nicola Gratteri.

A trent’anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, la società civile è insorta, rispondendo, in tal modo, alle minacce di morte dirette a Nicola Gratteri, procuratore della DDA di Catanzaro.
Il cinque luglio scorso, a urlare, a gran voce, non solo il proprio sostegno al coraggio di un uomo, ma a ricordare che la ‘Ndrangheta  non è un problema circoscritto ad alcune zone, bensì nazionale, con estensione dell’organizzazione stessa a livello internazionale, è stata la città di Milano che ha calcato fortemente la mano sull’emergenza derivante dalle infiltrazioni criminali all’interno dell’economia legale.
Come mai accaduto prima, #maipiùstragi, svoltosi presso Piazza Duca D’Aosta, innanzi alla Stazione Centrale e nei pressi di Palazzo Della Regione,  è risultato essere un evento unico nella storia del capoluogo lombardo:  ha avuto, difatti, il potere di assumere  differenti sfaccettature (sociali, giuridiche e culturali), dislocandosi, conseguentemente,  dallo sfascio politico nel quale il Paese è ormai scivolato. Quel giorno,  ogni singolo volto presente, si è riunito per il raggiungimento  di interessi comuni: evitare il ripetersi della storia e impedire un ulteriore evolversi di una comunità deviata che, in antitesi a quella ufficiale, mira ad annullare i principi Democratici fondanti uno Stato di Diritto.
Presenti, dunque, comuni cittadini, associazioni di categoria, rappresentanti istituzionali, giornalisti e note personalità del mondo dello spettacolo.

Nel corso della serata, Marco Granelli, assessore alla sicurezza del comune di Milano, dopo aver sottolineato la propria vicinanza a tutti coloro che, come Nicola Gratteri, quotidianamente e incessantemente, sono impegnati nel contrasto alle mafie, con onestà intellettuale ha affermato: “Sappiamo che Milano e la Lombardia costituiscono per la ‘Ndrangheta terreno fertile per infiltrarsi, luoghi in cui tentare di aggredire l’economia e investire le risorse, ma noi non cederemo ad essa alcuno spazio. Le associazioni, negli ultimi anni, hanno saputo spingere questa battaglia, anzi, sono state proprio loro ad infiammare le Istituzioni, creando la cultura della lotta alla mafia e della legalità.
Nel 2026 si terranno le Olimpiadi e, attualmente, stanno partendo tanti cantieri… una ragione in più per alzare le difese ed essere al fianco di coloro che combattono. Non possiamo più permettere stragi, nessuno deve essere lasciato solo
“.

Durante la manifestazione ho intercettato Luigi Gaetti, presidente onorario di “Associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia”, il quale dopo aver espresso la propria solidarietà al procuratore, ha spiegato: “Gratteri si occupa della ‘Ndrangheta del presente, indagini che partono da Catanzaro ed arrivano al Nord, interessando imprenditori e professionisti che riciclano i proventi derivanti da attività lecite e illecite, strozzando, conseguentemente, l’economia legale. Per questo è temuto e noi, anche come singoli, dobbiamo sostenerlo“.



In prima linea tra i partecipanti, inoltre, Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia ed ex affiliato alla ‘Ndrangheta crotonese, direttore della sopra citata associazione, ideatore e, ancora, direttore di Striscia L’Antimafia, innovativa realtà culturale online (con la quale, io stessa, da poco tempo ho iniziato a collaborare) che vede tra i conduttori Nemo Bonaventura e Simone Ferrente. All’ex boss chiedo: “Avendo vissuto il fenomeno ‘Ndrangheta da dentro, conosci molto bene le sue modalità d’azione e ogni suo meccanismo. Pensi che l’organizzazione abbandonerà questo suo intento? In questo momento, essa, agisce in completa solitudine o, a tuo avviso, si avvale di sostegno esterno in questo folle progetto di stampo stragista?”.

“In realtà, per quanto riguarda il progetto stragista ai danni del Procuratore Gratteri, se rinunceranno o meno, non possiamo saperlo… occorrerebbe ascoltare il contenuto delle intercettazioni. Dato che la minaccia è stata fortemente tenuta in considerazione, intercettata dai servizi segreti stranieri, probabilmente, americani, il piano ha preso una dimensione diversa. Sappiamo che tra Stati Uniti, America del Nord (in quanto va considerato anche il Canada) e Sud America ci sono interessi ai danni di questo procuratore. Questo ci lascia pensare che l’intenzione è molto seria. È chiaro che dietro ad un attentato del genere sono presenti coinvolgimenti esterni, ad esempio, i cartelli colombiani. Teniamo presente che Gratteri sta infliggendo duri colpi al narcotraffico e non solo. In questo momento, Gratteri non gode di una legittimazione totale, anzi, è molto inviso dalla politica. Ciò si tramuta in terreno fertile e, un giorno, potremmo svegliarci con la brutta notizia, come accaduto con Capaci. D’altro canto, non è così semplice eseguire un tale attentato: la scorta di Gratteri è stata potenziata, la società civile sta reagendo, quindi, non sarà così facile per loro raggiungere lo scopo prefissato. Barriere difensive circondano Gratteri e sarebbe importante che il mondo della politica scendesse in campo, facendo, di conseguenza, capire che il nostro procuratore non è inviso, che non  cammina da solo, che non è un visionario solitario ma che gran parte della società condivide quantegli spiega, ma soprattutto, nessuno discute il suo impegno trentennale contro le mafie.
Gratteri ha portato a tutti noi la conoscenza della ‘Ndrangheta come mai è stato fatto. Gratteri, ad ora, è l’emblema di centinaia di magistrati che, in questo momento, non hanno voce. In sintesi, dobbiamo sostenere tutti i Gratteri che vivono in magistratura. Avere stima e rispetto per gli organi istituzionali e politici è un conto, ma mai sudditanza. Chiarito questo, per alcuni magistrati che vanno oltre il loro dovere è chiaro vada a crearsi un legame affettivo, senza per questo parlare di magistrati di serie A e magistrati di serie B. Ciò che dobbiamo dare è un messaggio positivo e di considerazione per tutti, aggiungendo riconoscenza per coloro che vanno oltre. Gratteri è un comunicatore che ci sta insegnando come affrontare la ‘Ndrangheta”.

In conclusione voglio ricordare Lea Garofalo, testimone di giustizia barbaramente uccisa a Milano dal marito Carlo Cosco, ripercorrere fasi processuali o sottolineare, nuovamente, macabri dettagli, come del resto, spesso, la banale ritualità richiede, non è decisamente nel mio interesse. 
Preferisco pensare a una donna e madre, respirando attraverso parole che le appartengono: “So solo che la mia vita è stata sempre niente, non glien’è mai fregato niente a nessuno di me, non ho mai avuto né affetto né amore da nessuno, sono nata nella sfortuna e ci morirò. Oggi però ho una speranza, una ragione per cui vivere e per andare avanti, questa ragione si chiama DENISE, ed è mia FIGLIA. Lei avrà da me tutto quello che io non ho mai avuto da nessuno”.

La diretta #maipiùstragi eseguita da Striscia L’Antimafia è rivedibile al seguente link.

https://vm.tiktok.com/ZMNDAFeoK/?k=1

Mara Cozzoli

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