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Milano più sociale. Periodico di informazione online

“Striscia L’Antimafia” e non solo. Intervista a Nemo Bonaventura e Simone Ferrante.

Innovativo canale d’informazione legato a svariate tematiche quali criminalità organizzata, sociale e attualità, “Striscia L’Antimafia” nasce il primo giugno di quest’anno. Parlando di digitale, orientarsi su una piattaforma come Tik Tok è stata dettata dalla necessità di arrivare a sempre più giovani.
Dialogo, oggi, con Nemo Bonaventura e Simone Ferrante, conduttori principali di questa nuova avventura online, una conversazione la nostra, che spazia attraverso differenti argomenti.

La prima domanda costituisce una sorta di rito: come nasce e si sviluppa Striscia L’Antimafia?

S.F. “Striscia L’Antimafia” parte da un progetto di Luigi Bonaventura che, con il tempo, ha visto radunarsi una vera e propria squadra: io, Nemo, altri soci dell’Associazione “Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia“, persone non direttamente collegate ad essa,  Luigi stesso e giornalisti
Sostanzialmente è un progetto che nasce su Facebook, poi è passato a You Tube, Twich e, ora, Tik Tck, ovviamente, i primi passi erano sperimentali.

N.B. Su Tik Tok, nasciamo, precisamente il I giugno scorso. Precedentemente, io e Simone avevamo anche un altro canale di intrattenimento di questo tipo che si chiamava ” Anti maschera Sociale”. Da qua, i progetti si sono ravveduti e fusi a vicenda, migliorandosi.


So che c’è un motivo particolare per cui avete scelto proprio Tik Tpk. Vogliamo spiegarlo?

N. B. Per quanto mi riguarda, la vita è stata la motivazione che mi ha portato ad essere maggiormente incline verso l’aspetto sociale, ma anche giurisprudenziale. Mio padre è un collaboratore di giustizia, un ex mafioso.
Ritrovarmi a fare qualcosa che può essere “Striscia L’antimafia”, un luogo cioè di ritrovo, di gruppo, è un collegamento diretto con quanto da me vissuto. Ho anche delle vicissitudini che non mi permettono di socializzare, lavorare e dare origine a  qualcosa di mio,  quindi, gli aspetti mediatico e digitale sono stati per me semplici e unici da realizzare.

S.F. In generale, io con i social non sono mai andato d’accordo: non amavo piazzare foto mie, però li usavo perché mi sono reso conto del potenziale: tramite essi mi informavo su quanto accadeva intorno a me e su quanto mi interessava. Quando Nemo e Luigi, mi hanno proposto le dirette ero titubante per quanto riguarda la mia persona, però reputavo importante cercare di arrivare giovani, quello che infondo è lo scopo di “Striscia L’Antimafia.

N.B. Su Twich, l’utenza, ad esempio ero molto giovanile, rispetto a quella più statica e tradizionale che si può trovare su Facebook.

Nemo Bonaventura

Effettivamente, nelle ultime dirette vi siete molto relazionati con i giovani affrontando i temi Baby gangs e bullismo. Qual è la vostra visione in merito?

N.B. Sì, le nostre dirette, ultimamente, sono state e, anche in futuro, saranno incentrate sulla criminalità giovanile perché la violenza sta diventando un’emergenza. In televisione si sente parlare di giovani che si ammazzano tra di loro quasi senza motivo: per una spinta, per una svista mentre si balla, per una dose e, sinceramente, l’ho sempre trovato molto paradossale, assurdo e irrazionale, soprattutto, in una società che si definisce “per bene”, civilizzata. Insomma, la nostra è un bisogno fortemente sentito.

S.F. Sono d’accordo. È come se le mafie avessero creato una sorta di liceo del crimine, influenzando i giovani ad andare per strada e non rispettare le regole, come se stessero formando le basi per dare vita a nuovi criminali.

N.B. Esatto, perché anche se non vengono avvicinati direttamente dalle mafie, si ritengono essi stessi mafiosi e iniziano a comportarsi in quel modo.
Quando la mafia vorrà avvicinarsi, troverà terreno fertile.

S.F. Chiara Ferragni e Fedez influenzano i nostri ragazzi, al medesimo modo operano le mafie.

A maggior ragione quando ci troviamo in contesti di emarginazione o, comunque, di disagio sociale.

N.B. Sì, in contesti di emarginazione perché, chiaramente, il ragazzo e la ragazza sono lasciati soli quindi, divengono facile preda di eventi attivi o passivi quali possono essere la malavita o la tossicodipendenza, che vanno a strappare alla persona il potere decisionale sulla propria vita e lo compromettono, seriamente.
“Associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia”, dato il tipo di tematica che ha deciso di portare avanti cioè, il sostegno alla denuncia,  ha sempre trattato ambienti emarginati, persone volutamente emarginate, senza lavoro, senza poter studiare.. problematiche di cui, Mara, abbiamo già parlato e conosci.
Sono contesti che, per la presenza di minori in famiglia, risultano ancora più scandalosi, non tanto per colpa, ma perché questa condizione, questa ghettizzazione imposta dallo Stato veniva ed è ancora inflitta anche a minorenni, ragazzi che, magari, già da quando la madre era in gravidanza, veniva spostata lontano da qualsiasi bene di prima necessità. Quindi, questo tipo d tematiche ci hanno sempre interessato. Tutti coloro che sono interessati all’Associazione hanno sempre condiviso questa valenza per il sociale e per il recupero dei giovani.

S.F. Spesso, da noi, arrivava il testimone o il collaboratore di giustizia a raccontarci la sua storia, il giornalista minacciato, piuttosto che un individuo soggetto ad estorsione.
In seguito, abbiamo deciso di divulgare le storie che potevano esser divulgate. Questa è la base di Striscia L’Antimafia: avere un’associazione alla base che già si occupa di queste tematiche.

Simone Ferrante

Ricordiamo, quindi, che Striscia L’Antimafia non è altro che una costola dell’associazione.
 
N.B. Costola a me non piace molto come termine perché è relativo all’ambiente malavitoso.

Beh, dipende da come lo leggi… se lo interpretiamo in senso biblico, Eva nacque dalla costola di Adamo, almeno, così si narra.

N.B. Allora, in senso biblico, si può dire che dalla base che si era creata, alcune delle persone vuoi soci, vuoi volontari dell’associazione, sono andate poi formato Striscia L’Antimafia.

Avete voglia di raccontarmi qualche storia che, in quanto associazione, vi è pervenuta?

S.F. Indubbiamente, i convegni che abbiamo fatto con il professor Nicaso  con il professor Musacchio sono stati illuminanti, ma ciò che è stato più  interessante, sono state, sicuramente,  le esperienze di vita di gente che hanno denunciato la mafia, che hanno subito vessazioni.
Ricordo la storia di una mamma, una testimone di giustizia, che ci ha raccontato il degrado che stava avendo con i figli perché l’assistenza sociale li voleva allontanare da lei a causa dei rischi che correvano.

N. B. Dal mio punto di vista, rammento il fatto di una madre gravida che doveva fare il cambio di regione, da sola, in macchina, per ragioni di sicurezza, che doveva andare in ospedale.
Ho ancora in mente una ragazza sotto programma. Per vari motivi il padre e la madre di essa non erano riusciti a rientrarvi per mancanza dei requisiti necessari,  di conseguenza, lei, si trovava sola all’interno di quest’ultimo.
Ha avuto diversi problemi, non riusciva a rivolgersi ai tutori della legge, ad avere un contatto con le forze dell’ordine perché il contatto veniva filtrato.
In conclusione: era sola in un contesto di “sicurezza” con problemi che non riusciva a risolvere e  chi avrebbe dovuto farlo non lo faceva.
La maggior parte dei casi che ci arrivano sono legati ai programmi di protezione, ma non è sempre così.

S.F. Siamo stati contattati anche da molti ragazzi che stavano facendo la tesi di laurea. Nei casi legati ai programmi di protezione, noi assistiamo dal punto di vista psicologico, morale..
L’Associazione aiuta anche a scambiarsi le proprie esperienze di vita.  Spesso, capitava, che Luigi andasse alla Commissione Parlamentare Antimafia e parlasse non solo dei problemi della sua famiglia, ma anche di quelli di altri collaboratori.
Grazie al Professor Musacchio e ad altri esperti, sono stati stilati otto punti, otto proposte per migliorare il sistema della collaborazione.

N.B. A parte che noi abbiamo uno staff composto anche da persone che, a loro volta, si erano rivolte a noi per aiuto e in seguito, si sono aggregati cercando di aiutare altri.  Spesso, il semplice parlare, lo stare con noi è un valido aiuto.
Striscia L’Antimafia per quanto derivi dall’associazione, è autonoma rispetto ad essa, il contatto deriva da chi, una volta, giunto in associazione, condivide la propria storia, del resto, i valori portati avanti dall’una sono portati avanti anche dall’altra. Striscia, in ogni caso, si occupa anche di tematiche che un’associazione antimafia non può occuparsi.

Di quale staff tecnico si avvale l’associazione?

S.F. Tra di noi, che siano iscritti o no, il professor Musacchio, avvocato penalista, ex poliziotti, Maurizio Ortolan, Luigi Gaetti ex parlamentare, Piernicola SIlvis ex questore di Foggia e due criminologhe Mary Petrillo e Valentina Pierro, l’avvocato Mario Valerio Verni. Abbiamo, inoltre, diverse sedi in Italia con i relativi referenti: puglia, Veneto e Lombardia con personale che si occupa del coordinamento sul luogo. Quando ci sono riunioni tecniche, è presente un’altissima professionalità, io assisto e sto zitto.

Circa Striscia L’Antimafia, qual è stata la risposta dei giovani?

S. F. A dire la verità, non mi aspettavo di vedere la pagina arrivare a quasi undicimila follower in un mese circa e accorgermi milioni di visualizzazioni.
Questo mi porta a dire che i giovani, forse, non ignorano la tematica, dall’altro mi rendo conto che, chi guarda i video, spesso, li guardano da una prospettiva, tipo emulare i criminali o le mafie.

N.B. Una volta, sotto una live, dei ragazzi hanno scritto: io mi trovo in quest’ambiente, io sono stato preso di mira da baby gangs.
Questo mi ha fatto piacere, dei giovani, in diretta, hanno trovato il coraggio di denunciare.
In linea di massima, questi settemila iscritti sembrano pochi, ma guardiamo il tempo intercorso da quando siamo partiti e le tematiche che affrontiamo.. il risultato è ottimo, è un buon inizio.

Parliamo dell’approccio con i giovani.

S.F. Sento che, a volte, quando rispondo alzando i toni, sbaglio. Poi raddrizzo il tiro e, spesso, invito, nuovamente, a parlarne.
Oggettivamente, difronte al commento di certi giovani, la prima sensazione è quasi rabbia.
Mi rendo conto che forse, è meglio cercare di capire la persona che attaccarla. Ed è quanto poi faccio.

N. B. Secondo me nel corso delle dirette subentrano diverse varianti: il caldo dall’inizio alla fine, ad esempio, ti accompagna: fastidio e spossatezza ci sono. Succede, inoltre, che vi sono commenti positivi e negativi, tipo state attenti, vi distruggo la macchina, vi ammazzo, insomma, minacce.
Ci sono anche tredicenni che, inconsciamente, quasi in maniera stolta, spesso, urlano il loro “Viva a mafia, mi piace spacciare, sono soldi facili”.
Un po’ di rabbia sussiste, sotto certi aspetti non solo verso il ragazzo, ma anche verso i genitori… non voglio generalizzare, però, di solito, il bambino dovrebbe essere guidato dai genitori e, quel che ne deriva in questi casi, è come il ragazzo è stato trattato da questi ultimi. Sentire ragazzini dire certe cose, ti porta a rispondere: “Perché mai dovresti andare a spacciare? Capisco, per quanto non possa essere una scusante, il povero che vede in quel pezzo di pane un qualcosa che può salvarti la vita, ma tu ragazzino che non hai bisogno e lo fai perché ti piace essere inserito in quel contesto, non solo stai commettendo un reato, ma stai anche mancando di rispetto ai tuoi genitori che per farti studiare e trovarti un lavoro hanno fatto sacrifici.  sei un irresponsabile.
Credo che oggi, l’approccio ai giovani, è difficile: dire loro che qualcosa è illegale, che stanno commettendo un reato non basta più.. in parte perché possono risponderti che hanno necessità di soldi per mangiare.  Nel momento in cui arrivano da contesti duri, capiscono che la loro sopravvivenza e quella dei loro familiari viene prima di tutto. Quindi, se si ritrovano a dover spacciare per guadagnare lo fanno e pensano di fare una cosa giusta, perché sono consapevoli che così facendo possono mangiare, occorre per cui aggiungere dell’altro: stai danneggiando le persone, anche se non sembrano essere poco sensibili a questo.  Vedo strano il fatto che abbiamo una visione avanti centinaia di anni per quanto riguarda l’inquinamento, ma sulle azioni che portano danni a breve termine, perdono questa potenzialità. Forse perché non vogliono pensarci, o forse perché non vogliono avere addosso quella responsabilità.

Forse, perché quelle che sono le conseguenze non sono mai state spiegate a dovere, nei giusti termini.

N.B.
Certo, anche perché noi dobbiamo fare capire a questi ragazzi che se a loro, non interessa quanto combinano con il loro corpo, le loro azioni hanno ripercussioni su chi gli sta accanto.
Tu ragazzo di tredici anni che asserisci il tuo viva la mafia e spacci, quando ti innamorerai, come pensi di poter creare qualcosa con questa persona che già ora stai dentro la malavita?
Se a diciotto anni sei ai domiciliari, come potrai crescere un figlio? Avere una relazione stabile con qualcuno?  Se ti piace il discorso il corpo è mio e decido io, allora, decidi, bene.  Lo sai che potrai passare la vita ricercato dai carabinieri?

Sai, io penso che c’è un’immagine che si potrebbe utilizzare: spesso, ragazzine, per una dose si prostituiscono, allora, bisognerebbe spiegare a questi ragazzi che quella ragazzina potrebbe essere loro sorella o una cara amica.

S.F. Certo, verissimo.
C’è anche il discorso fedina penale macchiata, per un ragazzino che a quell’età che pensa di essere il criminale più importante del paese è niente, vent’anni dopo, poi si pente, perché lavorativamente non ha sbocchi e non può mantenere la famiglia.  Questo, come dicevi tu, Mara, dovremmo fare capire, nelle scuole e nei luoghi di aggregazione.

N.B.
Secondo me, Mara, uno dei concetti che dovrebbe essere capito è che, oggi, la malavita, è vista come soldi facili. Ti dicono di andare a lavorare che è un modo onesto per guadagnare, poi però ti pagano in modo disonesto.Gli stessi ragazzini vedono l’adulto commettere il reato di sottopagarlo, oltre ad essere schiavo fisicamente, lo è psicologicamente perché non gli viene retribuito quanto gli spetta. Quindi, i minorenni imparano fin da subito che non vogliono lavorare in questo modo, se non gli interessa la legge o essere ben visto dalla società, si getta nello spaccio, che in un passaggio di pochi minuti gli permette di guadagnare duecento euro, se non lo irrita il sangue, potrebbe farsi pagare per pestare qualcuno.
Vi sono persone che non hanno gli stessi freni che hanno tutti e non vedono violenza o criminalità e, in queste ultime, vedono la soddisfazione che la società non dona loro.

Rispetto a quanto stai dicendo, possiamo ampliare il discorso: fragilità nell’applicare le politiche legate al lavoro.

N.B. Se lo Stato non funziona, il cittadino si stanca, se sei anche una persona discutibile, decidi anche di andare oltre.

Inevitabilmente, si viene a creare è un circolo vizioso difficile da interrompere.

S.F. Hai perfettamente ragione. Io stesso, mi sono trovato, in passato, a lavorare in nero. Una sola volta siamo stati messi sotto contratto, forzandoli.
Conosco, inoltre, persone, assicurate per due ore quando in realtà ne fanno dieci, senza giorni di riposo.
Come diceva Nemo, sorge questo contrasto: viene detto al ragazzo di lavorare onestamente, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, perché le condizioni non sussistono.

Il problema, in tal caso, non è neanche il ragazzo, bensì la controparte.

N.B. Noi vediamo questo problema fin da subito: gli adulti che insegnano ad agire in un modo, ma comportarsi, poi, diversamente, perché tanto nessuno punisce. Da qui si sviluppa una sorta di comportamento criminale: se la legge non diventa legge, divento legge io e faccio ciò che voglio.
Questo meccanismo lo vediamo in rioni in cui ci si ammazza per una piazzetta e a livello internazionale dove gli Stati si fanno la guerra.
C’è una linea che divide la legalità dall’illegalità molto flebile.  Il problema è che quando cerchi un posto nel mondo e trovi la porta chiusa, quella che si apre è quella della mafia: la si oltrepassa per non restare bloccati nella melma. Con questo, non cerco giustificazione a quanto fanno le mafie.


Per seguire Striscia L’Antimafia
https://www.tiktok.com/@striscialantimafia?_t=8UIgVL1bFRu…
https://www.facebook.com/striscialantimafia
https://www.youtube.com/results?search_query=striscia+l%27antimafia



Mara Cozzoli

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