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Incontro Mario Vespasiani nel suo micromacro cosmo. A cura di Alessia Spina.

| Mara Cozzoli |

È a Ripatransone, borgo dal fascino incorreggibile, cullato dall’entroterra Piceno.
Mi trovo affacciata, estasiata sulla vallata incantata, impigliata tra le curve appuntite dei Calanchi. È un giorno di primavera non proprio convinta, che si spinge al sole ma si aggrappa al freddo.
Eccolo, finalmente: Corso Vittorio Emanuele si snoda sinuoso tra vecchie mura, punta deciso al campanile. Mario fa capolino con un cappello arancione. Ha un timbro di voce amabile, una posa gentile e due occhi verde smeraldo.
Un iperuranio in uno studio mi dà il benvenuto. Le sue opere catturano il mio sguardo con colori sgargianti in groppa a pianeti e costellazioni, saltano tra credenze in legno di antica memoria.
I colori della stanza di destra cedono il passo al bianconero che domina la parete di sinistra, a testimonianza di un animo che non teme gli opposti, ma che li invita a nozze con immagine ad alto contrasto Buena Vi(s)ta! Avanguardia studiata per neonati e reinterpretata dagli adulti.

Ripatransone

Ingoio benessere ad ogni respiro passaggio di piacere lento, che si lascia andare e non vuole farsi divorare.
Mario si racconta con passione, mi lascio trasportare dall’emozione.
L’amore si riversa in ogni angolo: spinge la rara collezione in libreria, sorregge la Madonna cosmica sul tavolino, sistema i giochi della piccola Venise Maria sul divanetto, sospende la luna di ramificazioni sulla parete, accoglie il visitatore curioso nell’atelier del creativo.
Ci sediamo, la bellezza ci accompagna.

Buena Vi(s)ta!

Perché ci lasciamo sedurre dalla metà oscura tanto ostentata dell’artista di tendenza e dimentichiamo la sua luminosa magnificenza?

La provocazione di Mario si legge chiara: riconsiderare il light side of the moon. Ecco: è l’integrazione tra le parti ciò che aggiunge veramente all’esperienza. L’energia positiva invade le connessioni neurali, crea legami e li potenzia mentre ci confrontiamo.

Mario Vespasiani immortalato da Alessia Spina

Serpente d’aria fredda che striscia dalla porta sbadatamente lasciata aperta passa in secondo piano. Fuoco relazionale della storia con MaraMusa domina il primo piano.
L’audacia di tornare bambini e cambiare prospettiva, rimettersi in discussione e rivisitare il vissuto con nuove lenti: da diade a triade, super partes.
Grazie Venise Maria dagli occhi grandi e grigi.
Sinuoso come un felino, Mario si muove elegante come un gatto nella notte. Eppure brilla testardo come una supernova.
Laddove è sdraiato un fascio di luce si estende il laboratorio dell’artista, mentre la camera dei segreti si affaccia voluttuosa sui tetti del paesino.
È nelle cornici e tra le cornici che intravedo il pittore, ma anche il fotografo. È nello specchio che racconta lettere di un amore inglese, incastrato nel suo riflesso.
Ora fuori.
Ripatransone fa da Cicerone e introduce nel forno che odora di cacione, squisitezza locale che l’artista mi propone. Una cartolina fuori dal comune che non si dimentica facilmente.  Un paesano entra e si fa spazio tra i prodotti del pane, miagolando.
Sì, è il suo saluto distintivo. Il fornaio ricambia spontaneamente, Mario anche.
Uno spritz e un caffè su terrazza panoramica prima, nel tepore della sala centrale poi.
Siamo soli, assaporiamo l’intimità. Siamo attori. Ora invece eccoli qua, la sala si riempie di visitatori. Siamo spettatori.
Rappresentazione teatrale in movimento: maschera, persona, sé.
Abbiamo bisogno di contenuti e contenitori.
Abbiamo bisogno di essere contenuti e contenere, riempire e svuotare.
Telefonata inaspettata.
Sorpresa a casa di Celso, si rivela un successo. Flatiron Building: Ripatransone riscrive New York in miniatura.

Celso

Celso mi lascia entrare, si muove tra le mura come un’ abile guida durante un rituale. Raccoglie il mio stupore a ogni gradino.
Nel frattempo, gli angeli sorreggono il soffitto e lo sguardo.
Forno quattrocentesco, scala pericolante, altare del vecchio sacerdote, calcinacci da bomba del ’43.
Senza fiato.
Una porta sul tetto apre a un panorama da fiaba:tegole sotto i piedi, torri tra le mani, campanile nelle orecchie, mare sulla fronte e magia negli occhi.
Celso si raccomanda: devo reggermi forte. Allora mi aggrappo stretta al cuore e mi lancio in un volo dell’anima oltre le sponde dell’immaginario.

Articolo e immagini a cura di Alessia Spina, fotografa

Mara Cozzoli

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