“Alcune forme di disabilità hanno un’altra faccia della medaglia nella quale vivono capacità incredibili”. Intervista a Luigi Colombo, direttore “ Festival del Cinema Nuovo”
Nato nel 1997 per volontà dello Psicologo Romeo Della Bella, “Festival del cinema nuovo” è un evento che pone al proprio centro l’altra faccia della disabilità nella quale, nonostante i limiti, risiedono immense capacità che divengono testimonianza non solo di uno spiccato senso creativo, ma di un eccellente lavoro sul quotidiano portato avanti da tecnici del settore ed educatori.
Dialogo, oggi, con Luigi Colombo, direttore della manifestazione.
Raccontiamo la realtà “Festival del cinema nuovo”.
“Festival del cinema nuovo” è un concorso di cortometraggi interpretati da persone con disabilità.
La condizione per partecipare e vincere è che ci sia una loro preponderante presenza nel film. Ci possono essere anche altre persone ma devono avere un ruolo complementare, marginale.
È un concorso che prevede targhe e trofei, ma elargisce anche importanti premi in denaro.
Sono previsti tre premi per i corti che durano fino ai quindici minuti, tre i per i cortissimi, che durano fino a cinque minuti, uno per quelli di animazione (cartoni animati) e due premi speciali tematici che, nella prossima edizione, verranno attribuiti al miglior film fatto in collaborazione con la scuola, quindi con la partecipazione attiva degli studenti ed a quello sul tema sport come strumento di inclusione e di crescita.
È un evento cresciuto nel tempo…
Sì, esiste dal 1997 con cadenza biennale ed è arrivato alla dodicesima edizione.
È partito come un evento locale intorno all’area di Gorgonzola.
Il fondatore di questo progetto, lo psicologo Romeo della Bella morto nel 2016, lavorando con alcune cooperative della zona, aveva intuito come fare cinema aiutasse le persone ad acquisire autostima e apertura verso gli altri.
Una funzione terapeutica, dunque, che genera gratificazione non solo nei protagonisti ma anche nelle loro famiglie.
Da evento locale si è esteso prima in Lombardia e nel Nord Italia, poi è diventato nazionale e, a partire dal 2008, anche internazionale con la presenza di film in concorso tanto europei quanto extra europei.
Nella dodicesima edizione sono arrivati più di 200 film, il triplo delle ultime due manifestazioni.
A supporto del Festival nel corso degli anni si è aggiunta MediaFriends che sostiene sia a livello finanziario, sia nell’area della comunicazione grazie alla creatività curata dalla Direzione creativa di Mediaset e, successivamente, Fondazione Alliance Umanamente che sostiene molte iniziative in ambito sociale incluso il nostro progetto.
Nel tempo abbiamo potuto avvalerci della partecipazione di Ale e Franz in qualità di testimonial e promotori del Festival. Molte campagne pubblicitarie a partire dalla prima decade del secolo sono state girate e interpretate proprio da loro.
Man mano anche la Giuria si arricchita di figure importanti nel mondo cinematografico : Presidente onorario è Pupi Avati, mentre Presidente operativo è Giampaolo Letta, A.D. di Medusa Film.
Al suo interno ci sono personaggi del mondo dello spettacolo come Paolo Ruffini, Matteo Viviani delle Iene, Anna Praderio critica cinematografica dei TG 5 ,lo scrittore Guido Marangoni e Marco Costa, Direttore dei canali tematici Mediaset.
Come si articola il progetto ?
Il progetto si articola in questo modo: Centri e Cooperative preparano e girano i loro cortometraggi e poi ce li inviano.
Nell’ultima edizione ad esempio, sono stati inviati duecentoquindici film che sono stati visionati da me e da alcune persone che fanno parte della nostra Associazione.
Si è così arrivati ad una selezione di ventitré film ritenuti i più interessanti, che sono stati mandati alla Giuria che attraverso una scheda molto dettagliata, ha decretato i vincitori e segnalato miglior regia, miglior attore, attrice, regia etc.
È in questo modo che si arriva alla definizione di quelli che sono i sette vincitori ,più i due premi speciali, più gli altri riconoscimenti.
Come devono essere impostati i cortometraggi?
Non devono essere dei documentari, cioè non devono riprendere la quotidianità di ciò che si fa in questi posti di aggregazione, ma devono essere delle fiction, deve esserci una storia, altrimenti non si viene ammessi alla fase finale.
Questo percorso termina con le tre giornate di proiezione e premiazione : nelle prime due vengono proiettati i film dei finalisti, mentre la sera finale è dedicata alla visione ed alla premiazione dei vincitori.
Va tenuto presente che a tutti i finalisti non vincitori viene consegnata una targa di riconoscimento.
Per quanto riguarda i premi in denaro al vincitore della categoria corti sono stati donati 2000 euro ( al secondo 1.500 e 1.000 al terzo), una somma importante che permetterà alla struttura di coprire la spese di produzione del film, acquistare ad esempio una telecamera più funzionale o investirla in altro.
Avete scelto di portare l’ultima edizione a Bergamo…
Come dicevo poc’anzi, il Festival è sorto nell’area di Gorgonzola ed è sempre rimasto lì.
Dal 2022 abbiamo deciso di portarlo a Bergamo per dargli una rilevanza maggiore. È una città avvantaggiata dal punto di vista logistico in quanto legata sia con ferrovie che aerei alle varie località da cui provengono i partecipanti, alcuni dal Centro Sud Italia ed altri dall’estero.
Infine abbiamo considerato Bergamo potesse dare una cassa di risonanza maggiore e così è stato.
Alla serata finale che si è svolta al Teatro Donizetti erano presenti più di mille persone, serata che è stata arricchita anche dalla presenza di ospiti quali Claudio Bisio, Roby Facchinetti dei Pooh, il cantante Lorenzo Licitra e il violinista Leonardo Moretti .
Tutti hanno dialogato con i premiati e i premiati sono stati felici di dialogare con loro.
Il progetto mira all’inserimento psicosociale dei ragazzi. Approfondiamo questo punto.
Il progetto parte dal presupposto che la disabilità non è solo un problema ,ma può offrire momenti di gioia e condivisione tra partecipanti, le famiglie e le comunità nel senso più ampio.
Vogliamo dare alle persone con disabilità la possibilità di aprirsi e far vedere ciò che sanno fare: capacità interpretative e espressive davvero notevoli.
L’obiettivo è valorizzare le capacità di chi ha dei limiti, ma che attraverso il cinema, interpretando dei ruoli, può esprimere le proprie potenzialità
Vogliamo far capire a tutti che è necessaria un’integrazione, una partecipazione alla vita di queste persone che hanno molto da dare e scardinare molti pregiudizi.
Spesso, la disabilità può diventare un valore aggiunto magari, per un vissuto o per la componente emotiva che ruota intorno alla persona.
Certo, alcune forme di disabilità, in realtà, hanno anche un’altra faccia della medaglia nella quale ci sono capacità incredibili.
Per esempio molte persone autistiche hanno una facilità estrema nell’imparare le lingue, hanno una capacità matematica che in pochi hanno, doti mnemoniche invidiabili.
Quindi, l’altra faccia della disabilità è un’abilità pazzesca in alcuni campi che persone cosiddette normali non hanno.
Ognuno di noi è diverso dall’altro per molte caratteristiche, qualcuno ha una diversità più “accentuata”, altri meno.
Io ho notato che dove c’è disabilità psichica o intellettiva è molto spiccato il senso creativo.
Certo. Ci sono caratteristiche che la disabilità in qualche modo enfatizza, come l’empatia, il senso dell’amicizia , il piacere di stare insieme, la gioia di vivere. Il contrario di ciò che alcuni pensano.
Sappiamo che l’arte è terapeutica e che il cinema è una forma d’arte. Come, fare cinema diventa terapia?
Fare un’attività artistica che può essere cinema, teatro, pittura o scultura aiuta.
La scultura permette di acquisire una manualità che, magari, nella quotidianità non viene sviluppata.
Nel caso di cinema e teatro aiuta ad acquisire sicurezza ed autostima, ad aprirsi.
Quando i ragazzi vengono premiati la loro gioia è incredibile, quelle ritrosie o paure che possono avere nella vita quotidiana vengono annullate ed esplode la felicità e l’orgoglio per il riconoscimento ricevuto , per la visione di un pubblico che applaude con un calore incredibile.
C’è una ragazza down che ho conosciuto in questi anni che era molto chiusa , restia a parlare. Interpretando i film è riuscita ad aprirsi e adesso è una persona con cui si riesce a dialogare, che ha piacere ad interagire con le persone.
Fare un cortometraggio non è un lavoro che si fa in un giorno, ma richiede settimane a volte, anche mesi, quindi quei momenti diventano opportunità di confronto con l’educatore , il regista e gli altri interpreti.
I soggetti e i contenuti dei film creati dai ragazzi sono cambiati rispetto a quando il progetto è partito. Perché?
All’inizio si riproducevano racconti o film già esistenti: Arsenio Lupin, I tre moschettieri e altre parodie.
Negli ultimi anni si sono create anche storie che vanno ad affrontare tematiche importanti.
Il film che ad esempio, ha vinto l’edizione 2018 era dedicato all’amore fra persona con disabilità.
Un altro tema presente anch’esso nell’edizione 2018 è stato quello della morte, del” dopo di noi”.
Quest’ultimo tema ricorre purtroppo spesso all’interno di una Cooperativa o di un Centro, perché alcuni perdono i genitori ed altri vengono a mancare.
Parliamo dell’amore tra persone disabili.
Fino al 2018 il tema era quasi un tabù, era difficile pensare che un ragazzo e una ragazza down si potessero innamorarsi, fidanzarsi, addirittura sposarsi.
Oggi leggiamo sui giornali che alcuni si sposano e vivono una vita coniugale normale, come tante altre coppie.. Anche in questo senso il Festival del Cinema ha dato un contributo.
Poi qualcuno ha ampliato il tema alla sessualità, a volte anche in maniera molto aggressiva.
Alcuni tabù, comunque, vanno man mano scomparendo.
Questo passaggio circa i temi affrontati mette in evidenza anche che i ragazzi hanno lavorato tanto su se stessi e sulla loro quotidianità.
Certamente.
Come nel caso di cui le parlavo prima della relazione con la morte. Era un tema sentito all’interno della Cooperativa e si è tradotto in un film che racconta la storia di un ragazzo down che, dopo tantissimi anni, incontra il nonno che si era allontanato a causa del rapporto difficile che aveva con la propria figlia, perdendo la possibilità di vivere suo nipote.
Ritorna e fra nonno e nipote nasce un rapporto molto forte che si spezza pochi mesi dopo con la scomparsa dell’uomo.Questo ragazzo rivive nel ricordo il rapporto con il nonno interrotto così brutalmente dalla malattia.
Molti ragazzi perdono genitori e nonni ed è giusto e logico che questo argomento venga trattato, non si deve far finta che non esista.
Per concludere le chiedo: c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
Sì, vorrei solo aggiungere che il Festival ha cadenza biennale e la prossima edizione sarà ad ottobre 2024.
Abbiamo già aperto le iscrizioni perché spesso il lavoro inizia a Natale dell’anno prima per concludersi a luglio dell’anno dopo, quando bisogna inviare il film.
Dall’ideazione, al girato, al montaggio etc.. passano anche nove-dieci mesi.
Adesso però vista la presenza di più di duecento film nell’ultima edizione stiamo valutando di renderlo annuale. Decideremo in funzione del numero dei nuovi partecipanti.
Per aiutare chi ha meno dimestichezza con il cinema è partito un corso via web in collaborazione con l’Istituto cinematografico Michelangelo Antonioni. Chi vuole può ancora iscriversi, è gratuito, come pure la partecipazione al Festival
Un docente spiega come si crea un film, partendo dall’idea e dalla sceneggiatura per passare a come si fanno le riprese, come devono essere i dialoghi e come deve avvenire il montaggio.
Nel 2011 il corso ha visto la partecipazione di più di 60 centri e cooperative.