Skip to main content
Milano più sociale. Periodico di informazione online

Amandola raccontata da Adolfo Marinangeli, primo cittadino.

Città in provincia di Fermo e situato nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Amandola subisce un duro colpo nel 2016 a causa del sisma che la colpisce, da quel momento, seppur con ritardi, prende via un’opera di ricostruzione che persiste ancor oggi.
Luogo paradisiaco, ricco di storia e cultura caratterizzato da paesaggi onirici.
A condurmi, oggi, attraverso Amandola e le sue innumerevoli sfumature, Adolfo Marinangeli,  primo cittadino.

Iniziamo raccontando Amandola in quanto realtà.

Amandola è un paese di 3500 abitanti in provincia di Fermo, all’interno della provincia di Fermo a 500 metri d’altezza.
Nel complesso, il territorio va dai 400 metri d’altezza del Lago di San Ruffino ai 1900 del monte Amandola nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini,  Amandola è, inoltre, la porta est d’ingresso al Parco Nazionale ed è, da sempre, capofila storica dell’area della catena dei monti Sibillini.
Ad Amandola sono presenti la stragrande maggioranza dei servizi  erogati alla collettività, compresi i servizi sanitari.
Nonostante il grande sisma che abbiamo avuto nel 2016, siamo stati bravi a ricostruire l’ospedale  che serve i quindici comuni dell’area interna montana.
Amandola è uno dei comuni del cratere della Regione Marche con il terremoto che, nel 2016,  ci ha colpiti sia in agosto che in ottobre.

Ha appena citato il sisma che vi ha colpiti.  Spieghiamo quanto è stata dura la ricostruzione.

È stata dura, moltissimo.
Noi ci siamo trovati nel momento in cui Amandola stava rilanciandosi sotto l’aspetto turistico di centro montano nell’entro terra tra i più apprezzati per quanto riguarda il turismo eno-gastronomico, ma soprattutto ambientale date le bellezze naturali che abbiamo, tra i quali, per l’appunto, il Parco e le montagne..
Siamo stati colpiti violentemente e nel  nostro momento migliore, nel corso cioè di una fase in cui il turismo stava viaggiando a gonfie vele.
In conclusione, oltre il quarantotto per cento degli edifici privati e quasi tutti gli edifici pubblici sono andati distrutti con danni a strutture, abitazioni e infrastrutture del comune.
Quindi, abbiamo avuto un colpo micidiale nell’economia generale e nella gestione.
L’emergenza è durata diversi anni e la nostra preoccupazione era quella di dare case, residenze e vita alla popolazione.
Siamo riusciti a rialzare la testa e a muoverci.
Altra mazzata è stata, poi, nel gennaio 2017 quando abbiamo avuto la nevicata storica (quasi 3 metri di neve) e due scosse sismiche nello stesso giorno, due eventi naturali spaventosi si sono, dunque, scatenati insieme.
Come le dicevo, piano piano, ci siamo occupati prima dell’emergenza, poi di ridare casa a chi l’aveva persa e di rimettere chi, ancora, l’aveva nelle condizioni di poter continuare a vivere.
Non abbiamo avuto, per scelta, rispetto ad altri comuni, uno spopolamento.
Noi, infatti, siamo riusciti a mantenere quasi la totalità dei nostri residenti e questo è stato significativo già nel 2017/2018 quando si sono ristabilite condizioni di vivibilità, diciamo, normali.
Dal 2016 la nostra attenzione è focalizzata sulla ricostruzione, sia materiale degli edifici, sia dell’ambiente sociale, economico e dei servizi: è importante che tutto avvenga in parallelo.
È stato fatto un importante lavoro nella ricostruzione dell’ospedale la cui apertura sta per essere inaugurata,   un lavoro difficile e faticoso che ancora portiamo avanti.
La ricostruzione è partita molto lentamente perché le leggi fatte in quel momento erano impossibili da applicare.
Da tre anni a questa parte con il Commissario Legnini con alcune ordinanze,  ha dato una svolta,  un colpo di reni  importante.
Purtroppo, ci sono stati quattro anni di inerzia da parte dello Stato.

In queste circostanze, cosa significa essere sindaco?

Essere sindaco in questi istanti significa caricarsi sulle spalle i problemi della tua città e dei tuoi cittadini, dai più grandi come l’ospedale,  ai più “piccoli”  che piccoli non sono, quindi, ad esempio, studiare  e attare i piani per fare riprendere l’economia, risolvere le  problematiche giornaliere di una famiglia che non ha più casa perché gli è stata distrutta e la sta cercando, aiutare e sostenere famiglie che non hanno sufficienti economie per andare avanti.
Essere sindaco vuol dire essere un padre al servizio della città.

Poc’anzi ha parlato di paesaggio montano. Mi descriva gli aspetti ambientali e paesaggistici.

Noi, grazie a Dio abbiamo avuto la fortuna di nascere, per quanto mi riguarda, e vivere in un luogo dove c’è una qualità di vita eccezionale.
La qualità della vita la traduco in aria, ambiente, acqua ma, soprattutto, i prodotti della natura, quello che noi mangiamo non è a chilometro zero ma a metro zero.
Un giorno, un amico di Roma mi disse che avevo il lusso di vivere in un ambiente incontaminato, talmente bello e  incontaminato che è stato scelto per essere Parco Nazionale, nel quale possiamo andare dai 400 metri del lago di San Ruffino una posizione, incastonata nel verde, fino ai 2000 metri del monte Amandola dove ci si può arrivare prendendo una bicicletta attraverso le tante strade e viottoli di montagna che, appunto, ti conducono ai 2000 metri.
Stiamo anche ristrutturando un vecchio casale di montagna, ne abbiamo uno già funzionante a 1200 metri l’altro, invece, lo stiamo sistemando adesso a 1800 metri.
Abbiamo, quindi, il turismo ambientale, delle passeggiate, dell’aria aperta, delle escursioni a piedi e in bicicletta.
Insomma, alzarsi al mattino e prendere la bicicletta.
Il clima è ottimo, si può fare tutto nel corso della mattinata e ridiscendere la sera dai 1200 – 1800 metri.
Ci sono fiumi e piccoli torrenti , acqua che si può letteralmente bere per quanto è pulita.

Sta descrivendo un scenario paradisiaco, dal quale trasudano equilibrio e serenità. Solleva l’anima.

Sì, noi, al di là del terremoto, siamo innamorati del nostro territorio.
Io me ne accorgo quando vado in giro per il mondo o per l’Italia.
Noi possiamo permetterci che, quando ci alziamo al mattino,  il massimo del “disturbo” sia l’uccellino che canta fuori casa, in giardino.
Questi elementi sono molto apprezzati dagli stranieri e, il fatto che stiano tornando, significa che la ricostruzione sta procedendo bene.. quelli più facoltosi acquistano casa qui.
Una cosa che esiste, si vede e si tocca è l’empatia dei cittadini, l’apertura, la confidenza che nelle città quasi non esiste più.
Questo calore umano di cui, forse, noi non ci rendiamo conto perché è un nostro modo di  vivere, costituisce un valore aggiunto alla bellezza del territorio.

Dal punto di vista culturale?

Allora, dal punto di vista culturale posso dire tante cose.
Amandola nasce nel 1248 dall’accordo di tre castelli medioevali che alzano le mura castellane intorno alla città e scrivono il primo statuto comunale.
Si costituisce così il primo comune libero.
Con il tempo abbiamo trovato anche lo statuto originale che è stato poi modificato intorno 1320 e che,  per altro, abbiamo fatto tradurre con una tesi di Laurea per l’università di Macerata.
Se lo legge, troverà uno statuto sorprendente in quegli anni sono state scritte cose che, forse, oggi, neanche noi avremmo saputo scrivere.
Si tratta un documento innovativo, dotato di lungimiranza e con una visone, incredibile, di quanto sarebbe accaduto in futuro.
Seppur i signori vivessero nel castello all’interno di queste cinte murarie,  compresero la necessità e  di fare crescere culturalmente la città e l’importanza di creare un collegamento con la plebe.
Quindi, decisero e sostennero tramite tassazione due ragazzi  figli di famiglie povere affinché andassero a studiare nelle università di Napoli e Firenze.
I signori, capirono l’importanza della sanità e posero un ospedale all’interno delle mura castellane e uno per poveri al di fuori delle mura così che, anche i contadini, potessero avere un’assistenza sanitaria importante.
Due concetti, quelli sull’istruzione e sulla sanità per tutti che, attualmente, aprono una serie di discussioni infinite.
Nel nostro archivio storico, abbiamo pergamene del 900’ e dell’anno 1000 e 1200 abbiamo, inoltre, esposto  nel nostro Museo pergamene del 1100 che raccontano quanto le sto dicendo.
Amandola era potente anche sotto il profilo militare e teneva sotto scacco un po’ tutta la zona montana, questo perché era una città molto ricca.
Eravamo chiamati  (e lo siamo ancora) “pannicciari” cioè coloro che producevano i panni in lana per il Papa.
Nelle nostre montagne erano presenti molte pecore, quindi ci apparteneva  tutta l’attività della pastorizia, produzione e commercio della lana.
Avevamo telai e anche le tintorie per la tintura dei panni di lana: abiti e tessuti fatti con i nostri panni  venivano venduti allo Stato Vaticano
L’economia era fiorente, quindi nelle nostre chiese erano e sono tutt’ora presenti, dipinti e affreschi che furono, per l’ appunto, sovvenzionati dai grossi signorotti.
Quindi, posso dirle che siamo fortunati perché abbiamo, veramente, una presenza storico-architettonica estremamente importante su tutto il territorio.

Perché, nel corso del tempo, è diventata città?

Perché nei periodi di Bonifacio XVI eravamo in stato belligerante con Fermo, alla fine però con una bolla Pontificia il Papa dichiara la fine della guerra tra queste due città e la possibilità del vescovo, che aveva la podestà su queste aree di poter dormire in entrambe le città.
Gli abitanti di Amandola e Fermo, da quel momento in poi, poterono chiamarsi cittadini.
A livello istituzionale, paese e comune vennero quindi condotti ad essere città.
Questa bolla papale l’abbiamo trovata nel nostro archivio storico, inviata al. Presidente Mattarella il quale ci ha riconosciuto questo titolo.
Nel 2019 ci ha trasferito la possibilità di passare, dunque,  da comune a città.

A chi volesse recarsi ad Amandola, cosa consiglierebbe di visitare?

Avrei l’imbarazzo della scelta.
Bisognerebbe capire quali sono gli stimoli e i piaceri della persona.
Uno storico dell’arte può visitare il Cesare Puglia, il Pastaro, Pinacoteche e Musei che ci sono in zona.
Intanto, parliamo di una zona, di un contenitore composto da più comuni, di un territorio molto ampio per ragionare non più come singolo campanile ma come comuni che si sono messi insieme per promuovere un territorio che è unico.
Se è amante della storia dell’arte può andare a vedere chiese storiche dell’anno 1000,  il percorso dei Carolingi abbiamo, infatti, la cappella Carolingia che è una delle cinque cappelle Carolingie ancora intatte in Italiae questo è anche stato, recentemente, certificato dall’Università di Napoli.
Se un soggetto è appassionato di sport e montagna consiglio le nostre rocce  e i nostri percorsi escursionistici, per chi è appassionato di bike suggerisco gli infiniti percorsi mappati.
Se poi qualcuno volesse fermarsi per più giorni, stiamo lavorando molto su un nuovo tipo di turismo che permette a chi viene da noi di restare non solo una settimana o un weekend ma possa prolungare il soggiorno potendo fare anche smart working.
Il grande lavoro di ricostruzione ha avuto l’obiettivo di fare parlare la città, quindi abbiamo una fibra ottica che raggiunge tutte le abitazioni di Amandola, c’è quindi un segnale fortissimo che permette di lavorare e vivere in un ambiente totalmente sano.
Infine, gli appassionati di uccelli possono andare a vedere gli aironi sul Lago di San Ruffino .
Per chi ama i fiori, da noi sono state anche censite cinquantadue specie autoctone di orchidee inesistenti altrove.
A maggio facciamo la caccia fotografica alle orchidee e portiamo i turisti a vedere queste cinquantadue specieautoctone di orchidee.
Per gli amanti dello scalare le pareti di roccia stiamo, inoltre, installando pareti per i loro allenamenti di climbing .
In più sono presenti iscritti al CAI che fanno soccorso alpino per drammi che possono, purtroppo capitare.
E se Mara dovesse venire ad Amandola, cosa vorrebbe visitare?

Io, sicuramente, chiese, pinacoteche, musei e dipinti.. tutta la parte culturale.

Allora le dico questo, quando c’è stato il terremoto non avevamo un museo, ma tante chiese con tanti quadri,  poi le chiese sono crollate, erano inagibili.
L’idea è stata quella di prendere tutti i quadri e le tele e metterli in salvo dentro uno stesso contenitore, quindi è stato creato questo museo.
Prima avevamo solo il museo del passaggio, dove si raccontava la nostra storia, del Parco Nazionale, dei contadini e dei pastori. A quest’ultimo è stato affiancato il museo contenente tutte le opere d’arte recuperate durante il sisma. Alcune di queste ci siamo preoccupati di farle restaurare.
Abbiamo aperto anche la scuola di restauro gestita dall’Università di Urbino che ci manda studenti e che, di volta in volta, per mezzo delle economie che troviamo tipo i fondi dei bandi pubblici, restaurano le opere.
Il turista se vuole può vedere come si restaura un’opera d’arte e partecipare alla lavorazione del restauro.

Prima di lasciarci le chiedo: c’è altro che vorrebbe aggiungere?

La nostra zona è poco conosciuta, in generale, le Marche sono poco conosciute.
Siamo una regione di passaggio per recarsi al Sud, è una regione che è stata poco visitata e sfruttata dal punto di vista turistico, ammetto che la colpa è anche nostra.
Ma un grande esperto nazionale di marketing, un giorno, durante una visita in Amandola mi disse…. Sindaco voi siete avanti perché siete rimasti indietro

Però, mi sembra, che vi state mettendo in moto molto bene, in questo momento.

Sì, quanto le ho raccontato fa parte del progetto del Bando Borghi.
Lo scorso anno il Ministero di Turismo e Cultura ha fatto uscire questo bando, sono stati approvati circa duecento progetti e uno di questi è quello di Amandola.
Stiamo lavorando per potenziare e mettere in atto tutto ciò che le dicevo.
In ultimo, occorre anche parlare di cibo. La nostra è una zona particolare, è la zona del tartufo bianco e facciamo parte dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo.
Organizziamo manifestazioni di tartufo bianco e nero durante l’anno.
Da noi ci sono, inoltre, aziende agricole, una delle quali ha vinto il concorso per la produzione del miglior Yogurt di fattoria d’Italia.
Sì, la qualità è la parte preminente delle nostre attività: tartufi, miele, yogurt, formaggi e insaccati.
Insieme a quanto le ho spiegato in precedenza aggiungo che la gastronomia la fa da padrona.

Mara Cozzoli

Leggi tutti gli articoli