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Nella peggiore delle ipotesi. Come il clima cambierà il mondo se non faremo nulla per evitarlo. Intervista a Andrea Giuliacci.

Negli ultimi decenni il clima sull’intero pianeta è rapidamente cambiato: cosa accadrà se non metteremo in atto azioni di contrasto al cambiamento climatico?
Dialogo, oggi, con Andrea Giuliacci meterologo, cliamatologo, docente di Fisica dell’atmosfera presso l’Università Bicocca di Milano e autore di “Nella peggiore delle ipotesi. Come il clima cambierà il mondo se non faremo nulla per evitarlo edito Rizzoli.

Sappiamo che il cambiamento climatico, come lei ci spiega nel suo ultimo libro, può andare a toccare differenti ambiti della nostra esistenza: economia, salute, società e, infine, comportamenti umani.
Partiamo dall’economia. Quali conseguenze ne potrebbero derivare?


Intanto, quando parliamo di cambiamento climatico e di quanto ci riserverà il futuro si tende a focalizzarsi solo sugli aspetti strettamente climatici. 
Quindi, si pensa che se cambierà il clima in estate farà ancora più caldo, i temporali saranno ancora più violenti e le perturbazioni porteranno piogge sempre più abbondanti e, magari, ci concentriamo sugli aspetti che visibilmente sono più percepibili: sulle montagne ci sarà sempre meno ghiaccio, le mareggiate saranno più violente e le coste andranno erodendosi sempre più velocemente.
Ciò che sfugge, in realtà, è che le condizioni atmosferiche influenzano, davvero, ogni aspetto della nostra vita quotidiana.. anche a quelli che mai ci aspetteremmo quindi, appunto, l’economia, la salute, la società e i comportamenti.
Ad esempio, nell’ultimo periodo si parla tanto di inflazione, ecco, il cambiamento climatico può essere volano di quest’ultima.
Questo è dimostrato da quanto accaduto nel 2022 negli Stati Uniti, nello specifico il Texas ha attraversato un periodo di siccità eccezionale che i meterologi americani hanno attribuito al cambiamento climatico.
Una situazione, per altro, in quel luogo, mai vista in precedenza.
Questo ha comportato la drastica riduzione della produzione di cotone in Texas, Paese che produce la maggior parte di cotone prodotto dagli Stati Uniti e gli Stati Uniti sono il terzo produttore mondiale di cotone. Quindi, causa cambiamento climatico è venuta a mancare una grossa quantità di un importante materia prima.
Con le seguenti conseguenze: negli Stati Uniti nel 2022 il prezzo di bende in garza di cotone, assorbenti e pannolini è aumentato notevolmente, rispettivamente dell’ 8%, del 13% e del 21%.
Il tasso medio di inflazione 2022  negli Stati Uniti è stato del 6.5%.
Tutti quei prodotti che utilizzavano come materia prima fondamentale il cotone hanno visto una crescita dei prezzi decisamente maggiore, quasi quattro volte tanto il tasso medio di inflazione.

Quali impatti avrà sulla società?

Sulla società, sicuramente, l’impatto che avrà è già diffuso ed estremamente preoccupante.
Numerosi studi dimostrano come all’aumentare delle temperature cresca il numero dei crimini violenti.

È il punto a cui volevo arrivare: approfondiamolo.

Certamente.
Lo ha certificato anche l’FBI che ha l’archivio di tutti i crimini violenti  commessi in territorio americano nell’arco di decenni.
Sono stati incrociati questi dati con i dati meteo del luogo e momento in cui il crimine violento è stato compiuto.
Il risultato è stato che, in effetti, quando aumentano le temperature cresce il numero dei crimini violenti.
L’ Ohio State University ha condotto la stessa indagine e i risultati sono stati i medesimi.
Ha provato, inoltre, a estrapolare la tendenza futura attraverso le proiezioni climatiche più probabili.
Le conclusioni sono state che, con l’attuale trend climatico, entro la fine del secolo il numero di crimini violenti negli Stati Uniti aumenterà di circa 34 crimini violenti in più ogni 100.000 abitanti all’anno. Può sembrare poco ma, se lo riportassimo alla popolazione italiana, significherebbe ogni anno 18.000 crimini violenti in più.

Qual è il meccanismo alla base di questo incremento?

Gli studiosi lo spiegano in diversi modi.
C’è sicuramente un fattore sociale, pensiamo a ciò che accade in estate: quando fa caldo usciamo di casa, affolliamo piazze e parchi.
Aumentano, quindi,  le occasioni di incontro ma anche di scontro, litigi e comportamenti violenti. Basti pensare a un rapinatore, se esce in strada e non trova nessuno non ha “lavoro” se, al contrario, esce e anche la sera trova tantissima gente ad affollare le strade, per lui aumentano le occasioni di “lavorare”.
L’altra spiegazione, invece, è fisiologica. Quando aumentano le temperature, il nostro organismo, per regolare e mantenere la temperatura corporea entro valori accettabili produce differenti sostanze, le principali sono il testosterone e l’adrenalina, ormoni che, notoriamente, ci rendono anche aggressivi.
Gli stessi studiosi, al contempo, ci avvisano: se le temperature diventano eccessivamente calde il numero dei crimini violenti drasticamente e la motivazione è banale: con quaranta gradi all’ombra anche il rapinatore più incallito si guarda bene dal rincorrere le sue vittime e se ne sta a casa al fresco.

C’è un problema però…

Sì, stanno aumentando le temperature medie, i picchi di caldo e le giornate in cui fa caldo… ed ecco che, dunque, dovremmo, prendere in considerazione che, i crimini violenti, aumenteranno.
Dobbiamo, inoltre, renderci conto che tutti i nostri comportamenti sono influenzati dagli eventi meteo, quindi se cambia il tempo anche i nostri comportamenti subiranno metamorfosi.

In che modo?

Una delle ricerche più curiose che ho scovato in giro è stata pubblicata su una rivista dedicata al turismo.
Presentava quelli che sono gli effetti degli eventi meteo sulle recensioni lasciate ai ristoranti.
Può sembrare strano, ma è così. 
Cosa dice questa ricerca: quando le condizioni meteo sono sgradevoli,  aumenta la percentuale di recensioni negative lasciate ai ristoranti.
La spiegazione è relativamente banale.
Procedo, ovviamente,  con un esempio: se usciamo una sera d’estate per andare al ristorante e, improvvisamente,  scoppia un temporale, arriva un acquazzone che ci bagna per poi entrare inzuppati al ristorante.
Ci sediamo e il cameriere non ci porta subito il menù… insomma, già siamo innervositi in più non arriva subito quello che vogliamo.
Non ci si ferma a pensare alle condizioni del cameriere che, magari, è arrivato anch’egli sotto la pioggia ed è nel retro bottega a cambiarsi e si sta asciugando. 
Appena  il cliente rientra a casa recensisce in modo negativo.
Al contrario, se esco a passeggiare e incontro un mio amico, le temperature sono gradevoli,  il cielo è stellato,  arrivo al ristorante ma non vengo servito subito, poco importa: è una bella serata, dialogo con un mio amico, mi rilasso il tempo vola.
Torno a casa e la recensione è positiva.
Questo per spiegare come il cambiamento climatico possa influenzare ogni nostro comportamento, anche quello più banale.

Qual è l’importanza di questa informazione?

Provi a immaginare: un ristorante ha cambiato lo chef da un mese.  Dopo un mese sono aumentate le recensioni negative.
Il ristorante incolpa lo chef che opta per il licenziamento, ma magari  è stato un mese caratterizzato da violenti acquazzoni e temperature particolarmente sgradevoli.
Spesso, si sottovaluta, l’importanza e il peso dell’evento meteo.
Dobbiamo imparare a considerare che se cambia il clima si modificano anche questi aspetti.
Gli esempi da rimportare sarebbero numerosissimi.

Parliamo di salute, anch’essa minacciata dal cambiamento climatico.

Se aumentano le condizioni meteo estreme aumentano i rischi per la salute.
Non solo per quanto riguarda le patologie conosciute. Noi rischiamo anche nuove patologie.
Alcuni studiosi sono stati sull’Himalaya a perforare i ghiacci, quelli antichi.
Perforando il ghiaccio che si è formato migliaia di anni fa, si possono ottenere informazioni sul clima del passato, questo perché il ghiaccio intrappola al suo interno minuscole bollicine d’aria che contengono l’aria di quando esso si è formato.
Andando a pescare il ghiaccio che si è formato 15.000 anni fa possiamo estrarre aria che è antica di 15.000 anni e analizzandola si possono ottenere informazioni sul clima di quel periodo.
Questi studiosi oltre a scoprire cose interessanti sul clima di 15.000 anni fa hanno anche scoperto che queste bollicine d’aria contenevano ben trentatré virus di cui ventotto sconosciuti.
Il punto è che di essi non si conosce la pericolosità e quanto possono essere nocivi.
Ciò significa che con la rapida modifica dell’ambiente causata dal cambiamento climatico possono tornare alla luce virus e batteri che, magari, erano scomparsi da migliaia anni con cui l’uomo moderno non ha mai avuto a che fare.

Il discorso salute è anche connesso all’economia, al lavoro.

Esatto. Durante i periodi più caldi, si stima che, attualmente, nel mondo occidentale, il lavoratore medio (chi compie lavori fisici ) perda circa il 10% della sua capacità produttiva, in quanto le condizioni sono lontane da quelle ideali  per produrre.
Con la tendenza climatica attuale entro la metà del secolo questa riduzione potrebbe raggiungere il 20%.
Questo significa, quindi, minor produttività e un danno dal punto di vista economico.
Vi sono, inoltre, effetti paradossali: aumentando la temperatura, aumenta la turbolenza in quota dell’atmosfera.
Ciò significa che aumenterà la turbolenza incontrata dagli aerei in volo e questo condurrà a un aumento nei ritardi dei voli aerei.
L’aereo non lo prendono solo coloro che vanno in vacanza ma, anche e soprattutto, persone che viaggiano per lavoro.
Da questo punto di vista, il ritardo comporta perdita di produttività, di ore lavoro.

Un altro problema sempre legatoal cambiamento climatico è il rendimento degli studenti.

Sì, una serie di studi condotti a New York city hanno analizzato i risultati gli studenti che hanno sostenuto l’esame per il diploma di scuola superiore tra il 1999 e il 2011.
Si è scoperto che gli studenti che hanno sostenuto l’esame con temperature di trentadue gradi o superiori, hanno il 10% di possibilità in meno di superare l’esame rispetto a coloro che affrontano l’esame con temperature che non oltrepassavano i ventiquattro gradi perché quando fa più caldo diventa più difficile concentrarsi, infatti, la capacità di concentrarsi diminuisce e il pensiero tende a farsi meno critico.

Va fortemente a incidere sulle facoltà cognitive, se ho ben capito.

Sì.
Ci sono anche altri studi che mostrano come eventi meteo estremi patiti durante la prima infanzia influenzino il percorso scolastico dell’individuo, indipendentemente dal background culturale della famiglia d’origine.
Non si è capito bene in che modo o quale sia la catena degli eventi

Come possiamo contrastare gli effetti del cambiamento climatico?

Occorre portare a conoscenza le masse.
Dobbiamo emettere meno gas serra, ad esempio. Come possiamo fare? Utilizzando energia pulita.  Qualcuno, a questo punto ribatte: se io cerco un fornitore di energia pulita me la propone a venti euro in più, quindi la scelta viene basata su parametri economici, questo è inevitabile anche perché la maggior parte della gente non è cresciuta con il problema del cambiamento climatico.
Quindi, per vincere questa sfida al contrasto al cambiamento climatico occorre adottare  giusti comportamenti e fare scelte giuste.
Abbiamo bisogno di formare una generazione di cittadini naturalmente portata a fare le giuste scelte, portata a dire: questo fornitore di energia pulita chiede venti euro in più però è energia che non inquina.
Dobbiamo parlare di questi temi, di questi argomenti ai più piccoli perché certi comportamenti devono diventare innati.
Ciò può avvenire se questi temi vengono spiegati e interiorizzati dall’individuo in tenera età.
Si risolve, dunque, con l’educazione.
Quando parliamo di cambiamento climatico, parliamo di transizione energetica, risparmio energetico, ma ci dimentichiamo un tassello: l’educazione. Il luogo per eccellenza deputato all’educazione è la scuola che deve diventare centrare nell’azione di contrasto al cambiamento climatico.
Nel momento in cui, già oggi, costruiamo l’individuo di domani che conosce il problema ed è consapevole di come affrontarlo, allora, la sfida l’abbiamo già vinta.
Attualmente, tra coloro che hanno più di trent’anni, in quanti sanno o capiscono cosa sia il cambiamento climatico?
La colpa non è della popolazione.
Uno può essere un medico bravissimo ma se nessuno gli ha mai spiegato il discorso clima e cambiamento climatico non può saperlo per scelta infusa. Sì, potrebbe informarsi, ma usciti dal percorso scolastico è difficile che abbia il tempo e la voglia di approfondire certi temi che, per tale motivo, vanno trattati a scuola.
Devo dirle che sono ottimista: mi capita di andare a fare piccole lezioncine sul cambiamento climatico nelle scuole primarie e i bambini sanno molto più  circa il cambiamento economico, la sostenibilità e la raccolta differenziata, di quanto ne sapevano le scuole in cui mi recavo dieci anni fa.
Ciò significa che, finalmente, si sta facendo un buon lavoro.

Sull’adulto di oggi, come possiamo agire?

Sa, fino a poco tempo fa, l’informazione sul cambiamento climatico era lacunosa o sbagliata per due motivi:
gli scienziati  parlavano da tecnici perché se non si usa un linguaggio scientifico non sono un bravo scienziato.
Invece non è così: in modo scientifico si parla con i propri pari, se si parla al pubblico occorre ricordare che si passa dall’essere scienziato a comunicatori e le leggi della comunicazione sono differenti da quelle della scienza.
Occorre trovare una via di mezzo.
L’altro problema è che si è prestato poca attenzione all’aspetto psicologico. 
Si parlava così: non devi inquinare perché altrimenti si scioglieranno tutti i ghiacci della terra e le prossime estati saranno così calde che moriremo tutti di caldo.
Questo tipo di comunicazione genera ansietà circa il cambiamento climatico che porta anziché all’azione all’inazione.
In un’altra fetta di popolazione ha portato l’amnesia ambientale generazionale, nel senso che l’asticella sul tema è stata talmente alzata che ha portato a perderne l’interesse.
Ora si comincia a capire e fare, quindi, il problema del cambiamento climatico, dal punto di vista comunicativo lo devo trattare in ottica positiva.
Il fenomeno, chiaramente, è negativo, ma devo affrontarlo in modo da far passare questo messaggio: se tieni il giusto comportamento tutto andrà bene, se inquini meno vedrai che in montagna tornerà a nevicare spesso e torneremo, che bello, tutti a sciare.
Se tieni i giusti comportamenti in estate smetterà di fare così, incredibilmente caldo e soffriremo meno.
Ponendosi in questi termini, l’individuo verrà indotto a tenere comportamenti volti al miglioramento.

A questo punto, per concludere, le pongo un ulteriore domanda: quali comportamenti dovremmo assumere?

Innanzi tutto dobbiamo sprecare meno energia perché tutte le volte che produciamo energia, almeno, al momento, la produciamo bruciando combustibili fossili, inquinando così l’atmosfera e alterando il clima.
Allora, se consumiamo meno energia inquiniamo meno, ma questo non significa che dobbiamo rinunciare alle comodità e al progresso: dobbiamo evitare gli sprechi.
Se sono in cucina è inutile che tengo le luci accese in tutta la casa.. per chi sono accese quelle lampadine? Per nessuno, per cui sto sprecando, inutilmente energia e sto inquinando.
Se devo andare in edicola che è a cento metri da casa, perché prendo la macchina? Posso andarci benissimo a piedi.
È un inutile spreco di benzina.
Stessa cosa: se fuori ci sono zero gradi è inutile che riscaldo la casa a ventiquattro gradi: in inverno è giusto che faccia freddo.
Quando ero piccolo, si stava in casa con il maglioncino, non in manica di camicia. Se è inverno è giusto che faccia freddo e non muore nessuno indossando un maglioncino.
In ultimo, ancora, una volta fare le scelte giuste.
Se tutti noi cittadini chiedessimo energia pulita, le grandi aziende ci darebbero energia pulita e si produrrebbe più energia da fotovoltaico o eolica.
Il mercato siamo noi a muoverlo.



Mara Cozzoli

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