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Imprevisti d’amore. Intervista al cast: parte seconda.

| Mara Cozzoli |

Prosegue il mio percorso al fianco di “Compagnia dei Colori” che, lo scorso 18 novembre, presso Teatro Ideal di Varedo, ha portato in scena “Imprevisti D’amore”, commedia teatrale in due atti, il cui fulcro è stato l’amore nelle sue molteplici sfumature: dalle complicazioni alle conflittualità per giungere, infine, a nuovi e personali equilibri interiori.
Un viaggio, quello odierno, incentrato non solo sullo spettacolo, ma anche  sulla gestione delle emozioni in scena e sull’importanza del teatro come supporto alle difficoltà e fragilità a cui  la vita, a volte, ci sottopone.


Quant’è difficile stare sul palco? A rispondermi la debuttante Elisabetta Castaldo.

É un po’ difficile, però, diciamo che insieme a tutti loro, ho trovato la giusta carica e, davanti alle persone, ho avuto la sensazione che non ci fosse nessuno a guardarmi. Ero supportata, quindi, tutto quello che macinavo dentro, rimaneva dentro e non lo facevo vedere all’esterno.
Io sono un po’ emotiva e l’idea di andare in teatro e trovarmi innanzi a tanta gente mi intimoriva però, vedendo tutto quello che hanno fatto loro sono riuscita a fare quanto dovevo fare.

Come sei riuscita a gestire l’emotività?

Pensavo al personaggio che stavo interpretando e a quello che dovevo fare capire alla persona che avevo davanti, in questo caso Samuel che era arrivato in ritardo all’ecografia di Rebecca. Per cui, lui era agitato per il ritardo e io dovevo fare un po’ l’arrabbiata… quindi, senza esagerare ho spostato sulla dolcezza nell’arrabbiatura. Insomma, me la sono gestita così.

Anche Federico Napolitano è alle prime armi, nonostante ciò, a modo suo, ha saputo gestire preoccupazioni e paure.

Avevo molta ansia, però ho pensato a tutto il lavoro che abbiamo fatto, a tutto il tempo che vi abbiamo dedicato che stupito provare ansia. Quindi, mi sono sciolto.
In realtà, poi, non dovevo essere Federico…  dovevo essere Sean, un personaggio da interpretare, questo mi ha fatto cambiare il sentimento che provavo e, allora, ho sentito tanta adrenalina.
Ê stata una sensazione fantastica che mi auguro tutti possano provare.

Lina Guerra, invece, è entrata a far parte di questo gruppo da poco. Ecco cosa mi racconta.

Un mese fa non li conoscevo neanche, poi ho incontrato Lorella Pontevolpe, la nostra regista che mi ha travolto con la sua energia, coinvolgendomi nello spettacolo. Ê stato bello perché ho vissuto il retroscena… abbiamo fatto davvero tanto.

Qualcuno come Jennifer De Lazzari è n compagnia da dieci anni.

In questo spettacolo oltre a recitare ci siamo trovati anche a costruire tutte le scene.
A differenza, per altro, di altre occasioni in cui interpretavo dieci personaggi, questa volta mi è andata meglio… 
É stato difficile perché non solo recitavo ma ero anche servo di scena, dovevo concentrarmi sulle mie battute e sulle attrezzatture che entravano e uscivano. Il bello di essere parte di questa compagnia, per me, è che passi da un ruolo in cui sei bellissima a quello in cui sei una vecchia.

Essere una famiglia. Questa è la forza di Compagnia dei Colori. La mano passa a Jessica Iannucci.

Sì, se vediamo che qualcuno è triste o poco presente siamo pronti a dargli una mano.

Christian Iannucci,  direttore artistico.

Se uno di noi sta male, non stiamo bene neanche noi e ce ne facciamo carico.
L’armonia è fondamentale.

Che relazione intercorre tra equilibrio e teatro?  A rispondermi, ancora una volta,  Lorella Pontevolpe.

Il teatro è essenzialmente qualcosa che cura anima e, a volte, anche il corpo.  Il teatro è terapeutico, molte persone che soffrono di ansia e attacchi di panico attraverso il teatro hanno perso questa problematica… hanno ritrovato la loro stabilità, hanno ricominciato.

Fabio Cavallaro mi racconta di come fosse molto timido. Quasi non parlava, poi qualcosa è cambiato.

Ero un altro, adesso sono autonomo e riesco a interpretare i miei ruoli perfettamente.
Sì, sono molto migliorato. Ora, all’università, studio scienze dell’educazione e posso dire che il teatro a livello educativo fa la sua parte, aiuta nell’esperienza del quotidiano seppur siamo nel campo del simulato, ,permette di conoscerti e di scoprire la persona che in quel momento, non sapevi di essere.

Il teatro è finzione ma.. ecco, quanto mi spiega Jessica.

Il teatro è finto ma allo stesso tempo è vero, dentro ci metti sentimenti veri, emozioni che sono tue, personali e, infine, ti mostri al pubblico. Puoi essere quello che vuoi e mostrare, anche, quelle fragilità e debolezze che nascondiamo alla gente. Il teatro, secondo me, è la massima espressione di noi stessi.

Il teatro racchiude in sé un mondo, per Antonella Saladino, quest’ultimo “Ê un impegno che non tutti sono pronti ad accogliere. Il teatro destabilizza e non tutti sono pronti a vivere emozioni così forti”.

Sugli effetti benefici del teatro, ancora, una volta,  Lorella Pontevolpe.

Sfilo la maschera e c’è la realtà, in teatro interpreto un personaggio ma in realtà esprimo me stessa. 
Il palcoscenico ti dona una carica espressiva e curativa magica. Escono fuori le emozioni…  reciti bene quello che nella vita reciti male.


Per concludere, lascio lo spazio alla coreografa dello spettacolo, Alessandra.


Per me è stata un’esperienza diversa e che volevo far fare anche alle mie piccole alunne della scuola di danza.
La danza in questo spettacolo non era abbellimento, ma uno strumento per raccontare storie e sentimenti.
Le mie bambine si sono sentite parte di qualcosa di importante.

Mara Cozzoli

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