Diritto scolastico e scelte religiose: quando la religione non risulta essere aggregante ed inclusiva.
L’11 marzo è iniziato il mese del Ramadan che finirà il 10 aprile.
Ci sono più di 400 mila persone residenti in Italia che sono musulmane. Secondo la pratica islamica il Ramadan è il mese in cui si pratica il digiuno, il mese sacro, in cui Maometto ricevette la rivelazione del Corano, il mese di preghiera, meditazione e autodisciplina. Durante il Ramadan è possibile consumare il pasto solo prima del sorgere del sole e dopo il tramonto.
La legge italiana prevede che le scuole siano tenute a prendere in considerazione le misure più idonee, al fine di garantire il rispetto della libertà religiosa e la tutela della salute di studenti e lavoratori.
Non poche polemiche ha suscitato la decisione di una scuola milanese che ha concesso due sole opzioni ai genitori e ai bambini coinvolti nel Ramadan: lasciare in mensa i bimbi nonostante il digiuno oppure farli tornare a casa, per poi rientrare alle ore 14.30 per le lezioni pomeridiane.
Il preside dell’istituto giustifica questa scelta per cause legate alla scarsità del personale.
Noi crediamo che tale giustificazione non sia valida in quanto la mancanza di personale non deve ricadere sui bambini e sulle loro famiglie. La diversità deve essere vista come arricchimento che deve essere tutelato per creare una società maggiormente integrata e non escludente.
Tale presa di posizione ha creato, infatti, diverse polemiche. Numerosi sarebbero i casi di alunni credenti che si ritroverebbero a guardare i compagni di scuola pranzare mentre loro digiunano, soluzione inaccettabile e discriminante come chiedere alle famiglie, ove i genitori lavorano, di avere dei permessi per accudire i figli nelle ore del pranzo.
Da sottolineare quanto sia delicato l’argomento alimentazione ed il rapporto che i bambini instaurano con il cibo in fase infantile e per questo dovremmo anche comprendere come questo argomento sia regolamentato dalla Costituzione italiana
Ci chiediamo se, giuridicamente, in Italia, sia possibile non fornire il pasto a bambini che sono in una fase di crescita e non sono ancora in grado di scegliere.
Dalle ricerche che abbiamo effettuato sembra che i bambini mussulmani fino alla pubertà possano non seguire il digiuno e, conseguentemente, ci domandiamo se non sia possibile far valere questa possibilità all’interno delle mense scolastiche al di là della volontà genitoriale.
Altra alternativa, invece, per i ragazzi adolescenti potrebbe consistere in menù differenziati, concedendo alternative di cibi all’interno della mensa scolastica a quegli studenti che, anziché osservare il totale digiuno, decidano di fare eccezione.
Tale scelta garantirebbe un equilibrio tra diritto scolastico e scelte religiose della famiglia.