Vasilij Kandinskij, Il cavaliere errante.
”Posso giudicarmi severamente su molti punti. Ma c’è una cosa cui sono sempre rimasto fedele: la voce interiore che ha determinato i miei fini nell’arte e che spero di seguire sino all’ultimo respiro”.
Vasilij Kandinskij
Pittore e teorico dell’arte russa, Vasilij Kandinskij fu soprannominato “Cavaliere Errante” al fine di porre l’accento sulla lunga ricerca pittorica che caratterizzò l’autore, un lungo studio che giunse all’associazione tra la potenza del colore e le forme astratte.
Nel 1919 pubblicò “Lo spirituale nell’arte”, saggio nel quale espose la teoria secondo cui colore e forma costituiscono le fondamenta di un’opera d’arte.
Questa nuova teoria svelò le due possibili reazioni che il colore può produrre su colui che osserva: se da un lato l’effetto fisico si fonda su impressioni fugaci ed è causato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro, l’effetto psichico è dovuto invece alla vibrazione spirituale attraverso cui raggiunge l’anima.
Prese, in tal modo, vita l’astrattismo.
Con “Astrattismo” si intende la corrente artistica che respinge il realismo per plasmare forme che non interpretano la realtà oggettivamente.
L’effetto psichico può aver luogo anche per associazione di altri sensi ed è, quindi, definito da differenti qualità sensibili, quali l’olfatto, il gusto e l’udito.
In questo caso il colore ha un odore, un sapore, un suono.
Si può affermare che la pittura di Kandinskij trae origine da un’esigenza comunicativa alla cui base è posto un carattere spirituale, il quale muove l’artista a schematizzare forme, linee e colori come esternazione di ciò che si sente interiormente.
Lo spirito creatore o come sottolineò Kandinskij “spirito astratto” tocca l’anima, smuove l’impulso interiore.
Comprenderne le opere è tutt’altro che semplice, anzi occorre un atto liberatorio: la relazione che si instaura tra forma e colore si presenta circondata da un’aloe di fatalità, innanzi a un suo quadro si viene travolti da colori simili a brani musicali, i quali appaiono nell’atto di danzare con le nostre emozioni.
Secondo quest’ultimo la necessità crea la forma, una necessità guidata da uno stato intrapsichico.
Proprio la forma racconta la personalità dell’artista la quale, a sua volta, non può dissociarsi dal tempo e dallo spazio: ogni opera è figlia della sua epoca.
“Anche qui” spiegò Kandinskij “deve regnare una totale libertà e si deve concedere validità e considerare giusta ogni forma che sia espressione esterna di un sentimento”.
Egli si occupò di colori primari e secondari e analizzò, in seguito, le proprietà di marrone, grigio, bianco e nero.
A modificare l’approccio di Kandinskij al mondo dell’arte in generale, un dipinto di Monet, maestro dell’impressionismo visto in mostra.
L’opera, vista da lontano, appare come una macchia priva di forma in grado però di trasmettere emozioni.
Da qui la tesi secondo cui non è il soggetto rappresentato ad essere protagonista del dipinto, bensì colori e forme percepite pronte a generare emozioni.
Kandinskij si spense il 13 dicembre 1944.
Pittore attraente e complicato, ad oggi è considerato il fondatore dell’arte astratta.