“Per me l’acquerello è come il suono del violino, è sensibile”. Intervista a Florentina Panainte, acquarellista.
Florentina Panainte vive circondata di colori, ogni suo acquerello è il risultato di emozioni interiori.
Una regola è stata ed è tutt’ora fondamentale nella sua vita artistica: mai fermarsi, ma continuare a crescere e sperimentare.
Come nasce il suo amore per l’arte?
Il mio amore per l’arte nasce all’età di quattordici anni, ero piccola e mi piaceva mescolare i colori, sfumarli.
Amavo la sensazione che l’acquarello può dare.
Ai tempi lavoravo con un tipo di acrilico, con colori per ragazzi tipo i Giotto.
Feci domanda al liceo artistico ma non riuscii a entrarvi e la mia vita prese un’altra strada, un altro percorso scolastico, di conseguenza misi l’arte da parte per un po’ però andavo alle mostre e studiavo i grandi maestri.
Otto anni fa ho ripreso a dipingere e ho scoperto l’acquarello, quello vero.
Perché l’acquerello rispetto ad altre tecniche?
Ho provato a dipingere anche ad olio e acrilico, ma quando ho provato l’acquerello è stato amore a prima vista.
Mi piaceva come quest’ultimo si sfumava sulla carta, il risultato che ne derivava.
Per me l’acquerello è come il suono del violino.
Secondo me lo devi scegliere.
È esatto, duqnue, parlare di delicatezza dell’acquerello?
È sensibile. Devo dire che non piace a tutti.
Una volta era considerato una prova, un bozzetto che anticipava l’opera ad olio.
Peraltro, da una quindicina di anni organizzano Festival dedicati agli acquerelli come “Fabriano in acquerello” e “Urbino in acquerello”.
Dietro ogni forma c’è uno spaccato di vita, di emozioni. Come riesce a riprodurre tutto questo?
Io parto sempre da una foto e dopo un po’ mi stacco, la mia mente e la mia mano procedono da sole.
È un passaggio zen, perché io mi allontano da tutto fino a rimanere da sola con la tela.
La pittura dona questa emozione a prescindere dalla tecnica.
Quanto questo distaccarsi l’ha portata a lavorare su stessa?
Tantissimo.
Mi ha portato a lavorare su me stessa e con me stessa.
In fondo, l’arte è questo… esprimersi ed esprimere sentimenti sia positivi che negativi.
Racconto ciò che sento.
Lei narra anche l’altro, le emozioni altrui…
Ne percepisco la sofferenza e, a volte, la negatività.
L’arte mi aiuta a non farmi coinvolgere però dallo stato d’animo altrui.
In che modo l’arte e i suoi colori vanno ad incidere sulle emozioni?
Sempre in modo positivo.
Ad esempio, quando eravamo chiusi in casa a causa del Covid dipingevo tutto colorato perché volevo dare il messaggio che ne saremmo usciti, e questo era un aiuto anche per me.
Usavo anche colori scuri, ma cercavo di rendere tutto più leggero utilizzando colori caldi.
Impiegavo i chiari, mi davano carica e positività.
“Pensieri“ e “Radici“. Vorrei fosse lei a spiegare il senso di queste due opere.
Innanzi tutto gioia.
I pensieri li abbiamo tutti e quando sono negativi c’è sempre un barlume di luce e speranza.
Per questo un bosco con tante lucine.
“Radici” (di cui ho fatto una serie di quattro dipinti), riprende parte della mia vita, mi riporta alle mie origini.
Sono arrivata in Italia quindici anni fa e c’è stato un periodo di transizione perché la Romania è il lugo in cui sono nata e non dimentico da dove sono arrivata
Amo gli alberi perché sono la vita, le radici però non dobbiamo mai negarle, ovunque siamo.
Adesso vive in Italia. Cosa si porta dentro della Romania?
I ricordi di infanzia, i miei nonni, le ricette di cucina.
Le mie amicizie, il mio trasferimento a Bucarest per lavorare.
C’è un maestro che le ha fatto da ispiratore?
Un mio professore.
Mi faceva lezioni di disegno, Valentino Ciusani, è un pittore di Codogno.
Questo professionista mi ha dato tanto, delle dritte, mi ha ispirato e con lui mi confronto ancora adesso.
Mi ha insegnato una cosa fondamentale: continuare a migliorarsi, non siamo mai arrivati e dobbiamo continuare a imparare perché non si finisce mai di imparare.
Bisogna sempre sperimentarsi e trovare nuovi soggetti.
Lei vive l’arte in prima persona. Conta più la tecnica, la componente emotiva o questi due elementi viaggiano di pari passo?
Sono elementi che si incontrano.
La mia tecnica è l’acquerello perché la indosso come fosse un vestito.
È la sua tecnica, l’ha studiata e l’ha perfezionata. È un tratto che la contraddistingue.
Esatto e l’ho sperimentata anche da sola.
Ho partecipato a workshop e sono stata anche a “Fabriano in acquerello”, vado dove organizzano questi eventi.
Devo ammettere che ho imparato da grandi maestri, ma poi sono entrata nel mio studio e ho provato da sola.
Per concludere le chiedo: c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
Vorrei dire che la mia arte è un’emozione sulla carta.
Quello che faccio lo faccio perché amo dipingere ed esprimermi. Non sono una persona che parla tanto.
Spero di suscitare emozioni, anche se ho un pubblico ristretto sono contenta così perché è un pubblico buono.
Per lei, quindi, dipingere è un modo per prendere voce? Insomma, dove non arrivano le parole subentra la potenza dell’immagine.
Sì, è così. Dove non arriva la voce arriva la pennellata e miei pensieri assumono una loro forma.
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Pensieri
Acquerello su carta,34×55 cm , 2023