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Palermo. Termini scaduti, torna libero il boss Giuseppe Corona.

Altra scarcerazione di un boss mafioso che torna libero per decorrenza dei termini massimi custodia di cautelare
Si aprono le porte del carcere di Opera, nel quale era detenuto e sottoposto al regime del 41-bis, per Giuseppe Corona.
Corona è considerato il “re delle scommesse” all’Ippodromo e condannato a 15 anni e 2 mesi in secondo grado con l’accusa di essere uno dei volti nuovi della mafia palermitana capace, infine, di fare da cerniera fra diversi mandamenti.
Queste scarcerazioni costituiscono decisioni che metteno anche a repentaglio anni di duro lavoro da parte di organi inquirenti impiegati nella lotta alla mafia, uomini e donne che, spesso, mettono a rischio la propria vita, oltre a seminare sgomento e paura tra i cittadini che, giustamente, si domandano: perché un boss viene scarcerato?
Va ricordata, inoltre, la scarcerazione per le stesse ragioni di fedelissimi di Matteo Messina Denaro, sottolineando che, ad oggi, il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia sta, nonostante l’arresto e la succesiva morte dell’uomo, portando avanti serrate indagini al fine di disarticolare la rete che nel corso degli anni ha protetto il boss.
Siamo uno Stato di diritto e, dunque, non è ammesso tenere in carcere un soggetto senza processo.
Vi sono tre gradi di processo: processo di primo grado, appello e sentenza definitiva.
Solo a seguito di sentenza definitiva l’imputato deve scontare la pena.
Succede che se queste tre fasi non vengono eseguite nei limiti di tempo stabiliti dalla legge volti a impedire che l’imputato passi la vita in carcere senza processo, scatta la scarcerazione.
Il punto è: dove sta la difficoltà nel portare a conclusione i processi secondo le tempestiche stabilite per legge?

Sull’argomento rifletto insieme a Michele Cucuzza.


Mara Cozzoli

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