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“Abbraccio”, Kazuto Takegami

| Mara Cozzoli |

Un’atmosfera gelida, malinconica, circonda “Abbraccio” di Kazuto Takegami.
Al centro del dipinto due figure le quali, distanti tra loro nel tempo e nello spazio, si traducono in allegoria di passato e presente che, come in un fermo immagine, inrociandosi, giungono a cristallizarsi.
La donna, perfettamente visibile anche nei lineamenti del viso si getta, cingendolo con le braccia, su un uomo del quale si intravede solo la sagoma che, simile a uno spettro, diviene sinonimo di qualcosa che non c’è più: stretta a lui, sembra non voglia lasciarlo andar via.
Un’opera che, riletta in chiave positiva, riconduce a un dolce ricordo, candido come la neve in cui, contrariamente al contesto che attornia i soggetti, spinge a non arretrare rispetto all’esistenza, a tenerla stretta a sé, anche nella mancanza, nel dolore e nella sofferenza perché, in costante movimento, tutto si evolve.
La reminiscenza, con la sua potenza evocativa, penetra nell’intimo e induce, infine, a procedere verso l’avvenire.
A livello figurativo, un distinguo, che non può sfuggire all’attento osservatore, emerge dal lavoro di Kazuto Takegami: da un lato il vuoto, inteso come vacuità, una zona d’ombra dove non c’è alcunché e che, necessariamente, va accettato, mentre dall’altro il concetto di assenza, indicativo di presenza nella mente il quale, inevitabilmente, viaggia in perfetta congiunzione con l’attesa, considerata come limbo tra l’essere e il non essere, potenzialità non finita ove è riscontrabile la limitatezza dell’essere umano.


Dettagli tecnici
40×30  cm
Inchiostro di china su carta di cotone.
2024

Embrace” by Kazuto Takegami

An icy, melancholy atmosphere surrounds Kazuto Takegami’s ‘Embrace’.
At the centre of the painting are two figures who, separated in time and space, become an allegory of past and present, intersecting and crystallising as if in a still image.
The woman, clearly visible even in the features of her face throws herself on a man, whose silhouette is only glimpsed, and who, like a ghost, becomes a synonym for something that is no longer there: clinging to him, she seems unwilling to let him go.
A work that, when read in a positive key, leads to a sweet memory, white as snow, where, contrary to the context that surrounds its subjects, it urges us not to retreat from existence, to hold on to it, even in its absence, pain and suffering, because everything evolves in constant movement.
Reminiscence, with its evocative power, penetrates the intimate and finally leads to the future.
On a figurative level, a distinction emerges from Kazuto Takegami’s work that cannot escape the attentive observer: on the one hand, emptiness, understood as a void, a zone of shadows where there is nothing and which must necessarily be accepted; on the other hand, the concept of absence, indicating presence in the mind, which inevitably travels in perfect conjunction with waiting, considered as a limbo between being and non-being, an unfinished potentiality where the limitation of the human being is found.

Technical details
40 x 30 cm
Indian ink on cotton paper.
2024



Mara Cozzoli

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