Skip to main content
Milano più sociale. Periodico di informazione online

La ciclicità vita-morte nell’opera di Gustav Klimt

| Mara Cozzoli |

“Chi vuole saperne di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti, per rintracciarvi chi sono e cosa voglio.”
Gustav Klimt

Datata 1915 “Morte e vita” di Gustave Klimt, elemento di spicco della Secessione viennese, costituisce un’allegoria del ciclo della vita.
L’opera è divisa in due parti poste in costante dialogo-relazione.
Alla destra del dipinto, l’autore ha collocato un intreccio di individui rappresentativi della vita, mentre sulla sinistra è raffigurata la morte che, come da regola scheletrica, indossa un lungo manto decorato di croci e cerchi.
Rintanata, in completa solitudine essa appare grandiosa, il blu (colore della notte e delle tenebre) indica la capacità di quest’ultima nel fondersi con l’oscurità.
Cromatismi cupi e toni freddi caratterizzato questa parte del dipinto.
La postura della morte, inoltre, suggerisce l’idea che stia per colpire uno dei soggetti posti a destra, area ove coesistono gruppi di corpi aggrovigliati, esseri umani di ogni generazione e genere tra cui una madre con bambino, una donna anziana e una coppia catturata in un abbraccio i quali, presi nel complesso, assurgono a simbolo del cerchio infinito dell’esistenza.
Le figure nude avvolte, a tratti, da tasselli colorati, sono calme e rilassate fornendo, in tal modo, due possibili interpretazioni: non si rendono conto dell’arrivo della morte o, forse, se ne allontanano per negarla.
In questo quadro, dunque, due situazioni opposte convivono, ma facendo occupare loro zone ben definite dello spazio pittorico, Klimt vuole sottolineare che, nonostante compongano le due facce di una stessa medaglia, non appartengono l’una all’altra.

Olio su tela,198×178 cm. Vienna, Leopold Museum

Mara Cozzoli

Leggi tutti gli articoli