La ricerca dell’identità nell’opera di Pirandello.
Tra i più influenti drammaturghi e scrittori italiani del xx secolo, Luigi Pirandello pone al centro della sua opera riflessioni inerenti alla natura dell’identità e della realtà soggettiva ove, in quest’ultimo caso, il soggetto avverte il mondo in relazione a emozioni, abitudini e convinzioni personali.
Secondo Pirandello l’uomo non possiede un’unica personalità, fissa e inalterabile ma, contrariamente, ne racchiude in sé una pluralità affermandone, dunque, fluidità e mutabilità.
Egli focalizza la propria attenzione su quello che definisce “Frantumazione dell’io”, nello specifico ogni individuo manifesta differenti aspetti della personalità in modo funzionale al contesto sociale, al rapporto con l’Altro e alle aspettative altrui.
I personaggi pirandelliani, difatti, sono tormentati, in perenne conflitto interiore, spaccati in due, divisi tra ciò che sentono e quanto la società o l’Altro impongono loro, in piena crisi esistenziale rivelano estraneità e smarrimento rispetto all’ambiente che quotidianamente li attornia; in essi emerge il naturale dualismo tra ciò che si è e ciò si manifesta all’esterno, tra essenza e facciata che ci viene imposta o che ci autoimponiamo veicolati dalle circostanze in cui veniamo a trovarci.
Ogni soggetto, per costrizione o spirito d’adattamento indossa, conseguentemente, una maschera sociale, un’apparenza dietro al quale non solo nasconde la propria identità ma, inizialmente inconsapevole, la demolisce.
Eccolo, il vivere dentro alla collettività, un quadro che conduce alla finzione, allo studio ad hoc e alla successiva costruzione di atteggiamenti i quali, inevitabilmente, impediscono l’espressione del proprio essere.
“Uno, nessuno e centomila” è il romanzo dell’uomo moderno che, alla ricerca della propria identità, vive il dramma di non poter conoscere con certezza l’apparentemente tangibile perché esso è ambiguo, indefinibile e variegato (multisfaccettatura della realtà), soggetto a differenti interpretazioni, è il percorso di colui che subisce l’impossibilità di approdare a una verità assoluta e oggettiva: crede di essere uno, salvo poi assumere la coscienza di essere centomila in quanto vincolato a ciò che gli altri vogliono che sia.
L’incertezza del proprio Io e la mancanza di punti di riferimento conducono al progressivo smantellamento del personaggio il quale, al termine della travagliata analisi di se stesso, seppur al limite dello strazio, raggiunge lo scopo prefissato: “Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri, del nome d’oggi, domani“.
Moscarda, il protagonista, sceglie di vivere libero, distruggendo tutte le maschere che fino a quel momento lo avevano stretto dentro una morsa fatale.
Ripudia il passato, ricusa il presente e ignora il suo futuro.
“Muoio ogni attimo, io, rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori”.
Sopprimendo il suo Io recupera la centralità della sua esistenza e nell’invisibilità di “essere nessuno” conquista la serenità.
Immagine in evidenza
Uno, nessuno e centomila di Sofia Giacomelli
Acquerello su carta
60×80 cm
2024